martedì 17 giugno 2025

L'INVIDIA - NON CI GIRIAMO DALL'ALTRA PARTE MA AFFRONTIAMO LA VITA E LE TRAGEDIE DEL MONDO SENZA IPOCRISIE CON LA NOSTRA MUSICA - RECENSIONE E INTERVISTA A CURA DI LUCA STRA PER #DIAMANTINASCOSTI



In un’epoca in cui a fronte del totale disimpegno sociale di molti e del rimpiegarsi su se stessi dimenticandosi della realtà reale per prediligere le presunte meraviglie della realità virtuale, si sta finalmente affacciando una nuova generazione, la cosiddetta Gen Z, che invece rivendica la necessità e l’urgenza di un impegno sociale autentico. E si sa che ogni generazione ha bisogno di propri eroi musicali che ne siano portavoce, in cui potersi riconoscere. Una banda come L’Invidia ha raccolto questa istanza arrivata dal basso ed ha il coraggio di prendere posizione candidandosi potenzialmente a farsi portavoce dei giovani ma anche di quella minoranza di adulti meno accecati da smartphone e visori. Il quartetto salernitano, formato da Vittorio Mascolo, cantante e chitarrista, Giovanni Caiazza, batterista, Gino de Filippo al basso e Lorenzo Fiume alle chitarre ha recentemente pubblicato i primi due singoli del nuovo album atteso per il mese di luglio, ovvero “Crollano i palazzi” e “Mostri nell’armadio”. “Crollano i palazzi” si apre con un arpeggio di chitarra decisamente grunge e la voce di Vittorio Mascolo si staglia netta su un amalgama sonoro possente cantando versi come “vorrei dominare le guerre, tutte senza ragione, vorrei rimboccare le maniche e fermare i bombardamenti ai palestinesi e non restare a guardare quelle povere anime”. Il no alla guerra è netto, senza possibilità di equivoci e portato avanti con profonda convinzione. Il singolo più recente “Mostri nell’armadio” nasce, invece, da una delle tante esperienze dolorose vissute sul lavoro dallo stesso Vittorio per via del proprio lavoro, ossia la morte di un paziente in ospedale durante una notte in cui il cantante de L’Invidia era di turno come infermiere. Un attacco che richiama in parte l’inizio di “Confortably numb” dei Pink Floyd in versione più pesante introduce i versi “ho visto l’arcobaleno dopo una notte in ospedale”. Anche se la vita ci pone a contatto con tragedie simili bisogna in qualche modo trovare la forza di andare avanti. E L’Invidia è una band che fa della tenacia e della forza morale la propria bandiera. 
Abbiamo parlato con Vittorio Mascolo per farci raccontare di più sul progetto L’Invidia.



- Ciao Vittorio la vostra è musica impegnata, tratta delle guerre ma anche della vita quotidiana delle persone, ad esempio in “Mostri nell’armadio” tu descrivi una realtà tragica che hai vissuto sul lavoro. Quanto contano i testi nelle vostre canzoni?
- I testi sono molto importanti anche perché l’italiano è una lingua molto poetica che riesce ad arrivare tanto alle persone quindi, secondo me, va di pari passo alla musica. 
- A proposito del tipo di musica pensate che il rock possa tornare ad essere ascoltato da più persone?
- Tutte le mode ritornano, sia nei vestiti, sia nella musica o nella cucina le mode ritornano sempre quindi, secondo me, tornerà importante anche il rock.
- Il tipo di testi che proponete ben si sposa con un suono pesante come il vostro. Pensi che certe cose non si possano dire con una ballatina pop?
- Ovviamente tematiche importanti devono avere un suono importante ed è quello che noi cerchiamo di fare. Il suono è sempre molto aggressivo, molto distorto anche quando la canzone magari è meno ritmata ma resta sempre un suono corposo e profondo. Abbiamo molta cura del sound perché passiamo giornate intere a cercare di capire l’effetto giusto, la miscela giusta, quindi sicuramente ci teniamo tanto.
- In “Crollano i palazzi” esprimete un netto “NO alla guerra”. Ma secondo voi c’è un pubblico meno anestetizzato da social e realtà virtuale che può recepire?
- Sicuramente ci giriamo spesso dall’altra parte quando vediamo alcune scene in televisione perché non le viviamo in prima persona anche se sono realtà distanti pochi chilometri da noi. Sicuramente sì la gente pensa a sé e le cose scivolano addosso, anche nelle tragedie alla fine si continua a vivere normalmente. E’ questo che secondo me deve cambiare nelle nostre menti, anche nel nostro piccolo dobbiamo dare una mano a queste persone.
- “Mostri nell’armadio” mi ha incuriosito già per il titolo. Questi mostri rappresentano le nostre paure che noi chiudiamo nell’armadio per non vederle? 
- “Mostri nell’armadio” si può identificare in tante cose, può fare riferimento alle malattie, alle paure che abbiamo dentro. Ci sono tanti mostri nell’armadio. In questo caso come primo riferimento ci sono le malattie che a volte sono silenti ed esplodono all’improvviso o danno subito un colpo bello forte e chiaro alle persone. Essendo un infermiere faccio riferimento prima di tutto alle malattie che vedo ogni giorno e che purtroppo mi danno ispirazione. 
- Dal punto di vista musicale si sentono molto gli ascolti del rock anni 90, del grunge del punk. Quali sono i vostri artisti di riferimento, i gruppi o i solisti che vi hanno ispirato di più?
- Un gruppo che ci ispira tanto sono i Foo Fighters, ma anche i Queens of stone age, i Pearl Jam, diciamo tutta quella scia la anni 90 inizio 2000. E’ una cosa che accomuna noi quattro anche se poi ciascuno ha anche ascolti diversi. Ad esempio il batterista Giovanni viene dalla musica classica, ha fatto il conservatorio per cui ha una base un po’ diversa. Lorenzo ed io siamo più sul rock anni 70, quindi Jimi Hendrix, Led Zeppelin. Gino al basso parte più dagli anni 90. 
- Nel verso di “Crollano i palazzi” che dice “vorrei guardare al di là delle azioni sbagliate dove c’è sempre una motivazione che ci spinge a non morire dentro anche se crollano i palazzi”. Come ci spieghi questo verso?
- Questo ritornello di “Crollano i palazzi” è un ritornello di speranza, cercare di guardare sempre al di là delle azioni sbagliate nel nostro piccolo può servire a combattere la guerra, perché la guerra non è solo la guerra delle bombe, delle armi, la guerra accade anche nel nostro piccolo, tra le persone, anche una discussione accesa può essere guerra. Quindi è un’esortazione a guardare al di là delle azioni sbagliate, a cercare di confrontarsi senza andare oltre. 
- Invece tornando ai vostri brani pubblicati anni fa ho notato un’evoluzione nel vostro modo di suonare. Allora eravate molto più blueseggianti, avevate un altro tipo di suono di chitarra. Ci racconti questa evoluzione?
- Quei pezzi nascono da me chitarra acustica e voce sul divano poi in seguito sono stati riarrangiati con la band. Sono nati in modo diverso, perciò sono così. Poi a parte che in ogni band c’è un’evoluzione. L’abbiamo fatto anche perché io sono passato dalla chitarra acustica a quella elettrica quindi già c’è un sound più corposo. Come genere ci siamo un po’ induriti diciamo. Poi quei pezzi sono stati scritti più di 10 anni fa quindi ero un’altra persona, avevo un altro modo di scrivere. E’ bene che ci sia stata questa evoluzione.
- I due ultimi singoli usciti porteranno ad un vostro prossimo album?
- Sì è imminente. Uscirà il 4 luglio. Un album di nove brani che si intitola “Le Nazioni, Situazioni e Sanità”. 
- Sembra quasi un programma di governo
- (Ride) sì e dà anche il titolo a una nostra canzone. Puoi immaginare dal titolo le tematiche.
- Prima dell’album uscirà ancora qualche pezzo?
- No no uscirà l’album direttamente su tutte le piattaforme. 
- Lo porterete in giro in concerto?
- Sì saremo il 2 agosto a Calitri a un Festival che si chiama “Il Primo Maggio in ritardo”, poi faremo una festa nel nostro piccolo paesino e poi bisognerà programmare i locali da settembre in poi. 
- Per curiosità qual è il vostro paesino?
- Io e il batterista siano di Siano, mentre il chitarrista e il bassista e il chitarrista Gino e Lorenzo sono di Sarno. Siamo separati da una montagna praticamente. Da una parte c’è Siano e dall’altra Sarno. Quindici minuti dalla costiera amalfitana.



Ringraziamo Vittorio per l’amichevole chiacchierata e restiamo in attesa di ascoltare per intero l’album “Le Nazioni, Situazioni e Sanità” augurando alla band di riuscire a portare le proprie canzoni a più gente possibile per alimentare un movimento di consapevolezza dei problemi del mondo e della vita. 


Recensione e intervista a cura di Luca Stra




 


 

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