lunedì 18 marzo 2024

#FESTIVETEN #180324 - AGGIORNATA SU SPOTIFY LA PLAYLIST DI RISERVA INDIE CON I CONSIGLI D'ASCOLTO DELLA REDAZIONE



Aggiornata su #spotify, nel player di spotify in questo post,  la nuova #festiveten di #riservaindie con le novità della settimana, e non solo, selezionate dalla nostra redazione. Un flusso di musica costantemente rinnovato, senza barriere di alcun genere, sotto forma di playlist con gli artisti che sono passati fisicamente nella nostra trasmissione e quelli che vorremmo ospitare, ovviamente tutti rigorosamente del panorama indie italiano. In questa #festiveten ci sono le nuove entrate di #goldmass #boban #imthevillain #vittorionacci #leslongsadieux #tonypagliuca #instantcurtain #temporali #queenlizard #ginevranervi. Seguiteci sui nostri social facebook, twitter, instagram, e piacete (e magari condividete) la nostra #festiveten su spotify. Nessuna tessera e nessun denaro è richiesto per partecipare ed ascoltare #festiveten. Buon ascolto su https://open.spotify.com/playlist/0Z0z9rBbiyUCwmIa9YWFZw


Ecco la playlist 


Oodal - Polvere


Gold Mass - Earth


Boban - Manchester


I'm the Villain - Something is coming


Vittorio Nacci - Il bisonte


Voina - Che vita di merda


Fantasmi - La fine di ogni età


Les Longs Adieux - Antenna


Tony Pagliuca - To Mr. Kubrik


Instant Curtain - Civil Surface


Shajara Ensamble - Hakini


Temporali - Si destreggia


Nobraino - Glenn Miller


Queen Lizard - No Sun


Marlene Kuntz - Fine della danza


Herself - Tv Delica


Antonio Clemente - La mia casa


I ventured across the stream - 1994


Tanks and Tears - Darkside


Tre allegri ragazzi morti - Ho'oponopono


The Cocumber Fool - Harlequin


Ginevra Nervi - Atè que a musica pare

venerdì 15 marzo 2024

INTERNET HA UCCISO IL ROCK? - GIANCARLO CARACCIOLO CI PARLA DEL LIBRO SCRITTO PER LES FLANEURS EDIZIONI // INTERVISTA DI MAURIZIO CASTAGNA


Ciao Giancarlo e grazie della disponibilità. Partiamo da "Internet ha ucciso il rock", il libro pubblicato da Les Flaneurs Edizioni uscito un po' di tempo fa e che vedrà a Luglio un sequel. Come è strutturato il libro?
Parto col dire che Internet Ha Ucciso il Rock è un ibrido tra narrativa e saggistica, e anche il sequel sarà strutturato in maniera identica. Ringrazio Les Flâneurs Edizioni perché senza editori professionali non ce l’avrei mai fatta, e anche perché mai avrei immaginato un simile seguito e riscontro. L’idea di lavorare su un testo in grado di correlare i cambiamenti pre/post digitali e la perdita di identità, carisma e stile di un genere musicale come il rock, è nata da una riflessione e da una successiva analisi: cosa ha fatto sì che ciò accadesse, partendo dal modo in cui le persone interagiscono tra loro e vivono la musica? Sono certo che li fuori ci sono ancora musicisti validi, con un messaggio "rock" da diffondere che però fanno sempre più fatica ad emergere, a coinvolgere, a fare “rete” su internet come ci riuscirono gli Arctic Monkeys degli esordi, a dar vita ad un movimento credibile in chiave rock. Ponendomi tali domande sono arrivato a diverse risposte tutte convergenti verso una potenziale sintesi: Internet Ha "Ucciso" Il Rock. Il sequel risponderà ad un quesito essenziale: e quindi cosa dobbiamo fare?

Le storie di Lizzy, Jack e Tyler sono "sogni di rock'n'roll" che interessano generazioni diverse in mondi diversi. Questa capacità del rock di offrire una "via di fuga" alla quotidianità e un riscatto sociale sembra essere persa e restano sempre più lustrini e abiti firmati. Quando il rock si è istituzionalizzato?
È vero, i tre esempi da te citati sono degli spaccati di vita. Negli 11 racconti di Internet Ha Ucciso il Rock locati in ogni parte del mondo, c'è una fotografia sociale differente, e in relazione a ciò si denota facilmente che il rock, in contesti sociali predigitali, è stato sicuramente più viscerale, più presente, più sul pezzo. È giusto però sottolineare come anche il rock sia stato estetico, anche prima di Internet: penso ad Elvis prima e ai Motley Crue degli anni Ottanta... Quanta estetica in TV? La differenza però è che fino agli apparecchi audiovisivi analogici, c'era più compromesso. Adesso la logica comunicativa del "purché se ne parli" ha infettato il 99.9% della rete in ogni contesto: dalla musica al cinema, dalla politica al lavoro. Non mi soffermo su altro e parlo di rock, per il resto spero che qualcuno faccia le dovute analisi in maniera oggettiva, visto che cambiamo parere sulla musica alla pari di come lo cambiamo sui politici.

Riguardo alla rete come pensi abbia influito sulla musica e in particolare su quella rock? Da una prima fase in cui in rete potevo scaricare tutto, napster e derivati, ora siamo al passo successivo, cioè non devo neppure fare lo sforzo di cercare un disco perchè è tutto e subito a portata di clic. Questa rivoluzione che sulla carta dovrebbe servire a diffondere maggiormente la musica come ha impattato e sta impattando in particolare sull'universo alternativo?
Non lo potrei dire a chiare lettere perché poco etico, ma se mi parli di rete devo risponderti con quello che penso: il passaggio dal mondo illegale di Napster ed Emule, al quello legalizzato dello streaming, ha ulteriormente peggiorato la situazione. Innanzitutto, non è vero che l'illegale è scomparso, si è solo affievolito. Ti invito a fare un giro sullo schermo degli smartphone degli adolescenti: potresti trovare percentuali interessanti di "positivi” a Spotify crackato. È internet, funziona in questa maniera. È nato per decentralizzare e per aggirare le regole, e sarà sempre così.Sicuramente fuori e prima della rete la scoperta della musica non è mai stata un processo perfetto ma l'aspetto più impattante del passaggio dal mondo pre digitale alla prima rete, e infine a quella di oggi, è stata la graduale perdita del piacere dell'attesa, della scoperta e anche dell'imprevisto. Inoltre, fa parte della natura dell'essere umano dare meno valore in generale a ciò che è regalato o semi regalato. Si consuma tutto quasi in maniera onanistica. Questi cambiamenti, parte dei tanti analizzati antropologicamente in Internet Ha Ucciso Il Rock (e nel suo sequel che vedrà luce a luglio), colpiscono maggiormente un genere musicale come il rock, perché questo ha bisogno di ascolto attento, di lentezza. Una band deve sentirsi importante per chi l’ascolta; le popstar e le trapstar invece hanno bisogno di saltare da uno smartphone all'altro con facilità, e la loro musica si sposa perfettamente coi tempi di consumo di Internet e dei social media. Ce lo vedresti un brano dei "nuovi” Pink Floyd girare virale su Tik Tok? Immaginando un brano di questa portata, penso ad un pezzo di otto minuti... non di trenta secondi.

C'è da dire che sulla musica, in particolare quella alternativa, sta avendo un forte impatto anche il mancato ricambio generazionale degli appassionati. Se fino agli anni zero un disco, un artista, una rockstar, erano spesso il centro dell'interesse di un ragazzo, oggi tutto questo si è spostato sulle serie tv, sui giochi on line e sui social. La musica diventa sempre più sottofondo mentre si fa altro? 
Si la musica è sottofondo, un tappeto sonoro citando Paola Maugeri di cui avete parlato qualche giorno fa. Rispetto a quanto hai specificato, tra i social e i giochi online credo ci siano differenze. Sai in particolare quale? Le colonne sonore dei videogames e delle serie TV sono scelte da degli 'opinion leaders' che hanno un senso del gusto, e quindi fungono da filtro. Penso alle colonne sonore della WWE, l'intrattenimento sportivo di wrestling americano. Da lì ho ascoltato band oggettivamente valide. I social invece non hanno filtro e va avanti chi riesce a far parlare di sé nel male e nel bene (messi in quest' ordine) perché è così che l'effetto virale ha sostituito il successo, plagiandone il concetto stesso.


I ragazzi hanno affidato le loro passioni e i loro interessi a quello che propone il telefono sempre più tecnologico, sempre più versatile. La velocità con cui si "brucia tutto" ha dato vita a fenomeni quasi sempre a tempo determinatissimo come la trap. La musica è solo un sottofondo per un fiume di parole che parla alla pancia e al cuore di molti adolescenti e brucia tutto come non ci fosse futuro. Ti lancio una provocazione: era un po' qullo che succedeva col punk e i suoi eroi?
Il paragone tra punk e trap è effettivamente interessante. Anche qui però sarò specifico. La trap italiana è un surrogato di una certa cultura urban nostrana. In USA ti posso assicurare che ci sono artisti trap dignitosi, che riescono a proporre dei contenuti interessanti, alla pari dei "cugini" rapper. La IT- Trap è oggettivamente un fenomeno surrogato, vuoto, e sta un pó come i Maneskin stanno al pop rock americano. Una emulazione annacquata e partorita male, ma che qui funziona bene. Torno alla domanda: come il punk anche la trap è repulsione, ma innanzitutto il punk aveva e ha dei contenuti di natura sociologica e politica. Oggi penso agli IDLES o ai Pretty Vicious, hanno rabbia ma è reattiva. Anche la trap è rabbia, ma dopo aver preso lo Xanax (in tal senso il buon esordio di Billie Eilish è un esempio). Una rabbia vuota, un senso di smarrimento che a mio avviso calza perfettamente con una generazione che chatta mentre guarda Netflix. Il punk non può rispondere a ciò, il punk è prendere quel televisore dove sta girando Netflix e sfasciarlo per quanto fa schifo solo il pensiero di guardare quello che stanno guardando le masse!

Internet sembra comunque avere ucciso il rock più in Italia che in altri luoghi. C'è una pigrizia di fondo anche degli appassionati oggi più attenti a fare commenti sui social che a fare circuito nei, pochi, locali rimasti che propongono musica dal vivo di qualità?
Bellissima questa domanda. Anche qui dobbiamo uscire fuori dalla logica italiana: quello che accade in Italia non equivale esattamente a ciò che accade nel mondo occidentale. Dovremmo tenerlo sempre a mente. In Italia abbiamo molta attenzione per l'enogastronomia, se avessimo lo stesso senso del gusto anche per la musica, le cose andrebbero già meglio; un paradosso bizzarro per la nostra terra, storia dell'arte. Detto ciò i locali hanno paura di svuotarsi e fanno il pieno con le cover band, perché qui il karaoke piace tanto, più di quanto non piaccia in Germania o nel Regno Unito, tanto per restare in Europa. Però anche questa è conseguenza di Internet. Nel duemila sentivo emergenti che potevo ascoltare o in quel momento o comprando il loro disco in quella serata, se mi convincevano. Oggi questa fiamma si è spenta, perché se c'è un brano di un emergente che mi piace, al massimo lo aggiungo alla mia vergognosa playlist. Noi Italiani siamo furbi, e non abbiamo mai dato il giusto peso a questa forma d'arte. Credo sia una specifica dei paesi mediterranei e latini.

Questo libro è uscito nel 2018, e presto avremo la sua seconda parte. Hai trovato cambiamenti nella scena in questi anni pandemici ?
Gli unici cambiamenti che ho notato in questi anni sono il revival di band come i Greta Van Fleet e i Fountaines D. C. che reputo derivative ma molto valide. Ho fiducia in loro e in altri, dobbiamo dargliela e dare tempo per identificarsi, smettendo di paragonare e criticare a manetta. Loro però devono caratterizzarsi e diventare grandi, specie i GVF. Poi penso a degli exploit sperimentali che stanno funzionando. In UK i Bring Me The Horizon stanno continuando a fondere metal, deathcore e pop con dei risultati soddisfacenti, mentre i Biffy Clyro hanno reso il prog rock quanto più radiofonico possibile. Partirei da questi timidi segnali, ma non sono abbastanza. Il resto è fuffa a tavolino che si sposa bene col mondo liquido di oggi è ancora molto distante dall’identità rock.

La musica "liquida" alternativa ha trovato nel tempo un suo riferimento in bandcamp che ormai ha una sua identità ben precisa. Pensi che la sua crescita costante possa rappresentare un punto di partenza per la rinasciata del rock?
Effettivamente Bandcamp sta rappresentando una frontiera interessante almeno per quanto concerne la giusta suddivisione dei guadagni (le royalties). L'anno scorso però è stata assorbita da una società di videogames, la Epic. Nella mia testa quindi ho immaginato un metaverso dove il mondo dei videogames e quello musicale si incroceranno, rischiando di inficiare la filosofia della piattaforma. Anche un mondo così è decisamente poco rock e molto modaiolo, la terra virtuale la vedo più fertile per il K-pop o per la già citata trap. Purtroppo per la musica rock sono scettico, e credo che l'alternativa alla rete sia… uscire dalla rete, o al massimo ricondurla a mero strumento di consultazione.

Torniamo a te, so che hai scritto un altro libro oltre a "Internet ha ucciso il rock". Vuoi parlarci un po' di te, di quello che fai e di cosa ascolti?
Durante il lockdown ho scritto un saggio sui Muse accompagnato da foto manipolazioni a colori a cura di un team di illustratori locati in Puglia e in Catalunya. Credo ne sia uscita una figata. Ultimamente i Muse sono diventati molto ruffiani ma hanno sempre avuto qualcosa da dire e il loro universo non è facilmente decodificabile. 


Di recente sto ascoltando band che qui non hanno funzionato e forse non andranno mai. Dall'altra parte dell'Atlantico ci sono i The War On Drugs che hanno tecnica da vendere, c’è il pop rock Chris Daughtry che rappresenta l'unico caso in cui talent sono davvero serviti a farci ascoltare qualcosa di oggettivamente valido, gli Our Lady Peace, canadesi mai arrivati in Europa, i Turnstile sotto suggerimento del mio amico americano Justin Mauriello (ex frontman dei californiani Zebrahead, ragazzacci del punk rock duemila) e potrei continuare all’infinito. Dall'Europa invece i già citati Biffy Clyro che letteralmente adoro, i White Lies che stanno ancora con una etichetta indipendente, i Bush di Gavin Rossdale che registrano e producono musica per audiofili, Grant Nicholas dei Feeder e tanto tanto altro. Ho l'acufene per la musica, purtroppo o menomale. 

Grazie ancora Giancarlo e prima di chiudere diamo tutti i riferimenti per interagire con te e acquistare i tuoi libri.
Posso dire che è stato un vero piacere rispondere a queste domande, nonostante abbia fatto fuori il rock, Internet dopo tutto non è poi cosi male!

https://www.lesflaneursedizioni.it/brand/giancarlo-caracciolo/ 

https://www.amazon.it/Libri-Giancarlo-Caracciolo/s?rh=n%3A411663031%2Cp_27%3AGiancarlo+Caracciolo 

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domenica 10 marzo 2024

L'OCCASIONE D'ORO DI MATT DISASTER! // RISULTATI E GALLERY DI MWF "OCCASIONE D'ORO" A CURA DI SAMUEL FAVA



Continua il momento positivo per il Wrestling Italiano! Milano 9 marzo 2024, evento MWF OCCASIONE D'ORO, al palazzetto di Pero si registra l'ennesimo sold out (anche se per motivi di sicurezza della gradinata la capienza massima era stata leggermente ridotta). 

In apertura di serata il leggendario Drago, nelle vesti di presentatore e ring announcer, scalda il pubblico entusiasta dell'ennesimo sold-out, un palazzetto pieno è sempre un bel vedere, e in preda all'euforia lancia qualche frecciatina (o forse un giavellotto!) alle altre federazioni italiane! 



Vi ricordo che potete vedere tutti i match della serata sul mio profilo INSTA dedicato al Wrestling Italiano!


Nel match di apertura l'eroe di casa AB KNIGHT, accompagnato dall'amico MAX PEACH affronta il britannico Scotty Rawk. Nel finale di match Rawk tenta di attaccare AB con la Cintura ma va a vuoto, il Cavaliere perde le staffe e tenta di restituire il favore ma Max Peach interviene per fermarlo, l'inglese approfitta della confusione e porta a casa la vittoria! Un AB mai così cattivo non gradisce l'intervento dell'amico Peach e a sorpresa lo colpisce sotto la cintura!



Avversario a sorpresa per il Bello e Impossibile! Chi affronterà SAM DELLA VALLE? Nel sondaggio Social della MWF trionfa PASQUALE O MALAMENTE ma SDV decide che il match diventi un 2 vs 2. Per Sam arriva in soccorso il fidato VITO BRABILLA e per Pasquale arriva il mitico DIDO'! Ovviamente ci sono tutti gli ingredienti per un disastro e infatti la vittoria arriva per il bizzarro tag team con tanto di NANO BOMB finale sul malcapitato Brambilla.




Match femminile! Ritorna in azione sul ring MISS MONICA (molto più attiva all'estero che in Italia), la sua rivale è la Proffe CHIARA MONTESSORI! Le due dolci mammine non vanno per il sottile e se le danno di santa ragione, tanto da far sanguinare dal naso la povera Monica che tuttavia fa valere la sua esperienza internazionale per arrivare alla vittoria, ma la Prof è intelligente e approfittando di una svista arbitrale "mette in riga" Monica e porta a casa una vittoria prestigiosa!



Match estremo valido per i titoli di coppia tra i detentori BRUTAL STRIKE e i PARTY TIME! Il tag formato da STEVEN STRIKE e BRUTUS molto più a loro agio nella rissa da strada (in realtà è stato coinvolto un po' tutto il palazzetto nella rissa, con tanto di transenna sul ring, non credo di aver mai visto una cosa del genere!) hanno la meglio sui giovani SIGMA e BRAIN, sicuramente atletici e festaioli ma forse troppo poco esperti per battere due vecchie canaglie come i Brutal Strike!



Sfida a tre all'insegna dello spettacolo! Sul ring arrivano il CONTE McSTEVENSON, il beniamino del pubblico RICKY EAGLE (con nuovo ring attire e nuova maschera, dopo che nell'ultimo show era stato smascherato!) e l'israeliano YUVAL GOLDSMITH. Match davvero divertente, combattuto a cento all'ora e con continui cambi di fronte, i performer non si sono risparmiati e dopo svariate acrobazie e colpi di scena il Conte fa valere la sua stazza portando a casa la vittoria!



Torna a Milano anche il veterano FABIO FERRARI, uno dei primi wrestler italiani e uno dei pochi ad essere riuscito a trasformare la sua passione in un lavoro a tempo pieno! A sfidare il burbero genovese ci pensa la Tenaglia Umana GABRIEL GRIP, che da pazzo incosciente non ha nessun timore reverenziale di fronte a Ferrari. Va detto che se è vero che Fabio sia, sulla carta, superiore a Grip in tutti gli aspetti, bisogna poi vedere il verdetto del ring! E qui scatta la sorpresa perché l'arroganza gioca un brutto scherzo a Ferrari che dopo aver dominato per tutto il match nel finale si fa beffare dal giovane Gabriel Grip!



Match a 4 per conquistare L'Occasione d'Oro! Si sfidano ENTERTRAINER, STEVE McKEE, ANDRES DIAMON e MARIOSOFT! Anche in questo match tra quattro teste calde succede di tutto, ma la cosa più sorprendente e che gli arbitri ReffMatt e Speck Specchiulli chiamano in simultanea la vittoria per Entertrainer e Steve McKee (che rispettivamente avevano schienato simultaneamente gli avversari!). Nel caos post match la dirigenza decide di offrire l'Occasione d'Oro per un match titolato ad entrambi i contendenti!



Main Event! Il giovane sceriffo MATT DISASTER, vincitore della "Rissa reale" sfida il Campione in carica, il Bufalo del Wrestling italiano, il bandito JAY KRONOS, che con i suoi 160 kg è l'atleta più pesante d'Italia! Come prevedibile lo scontro tra questi due atleti mette in evidenza le loro peculiarità fisiche, quindi Kronos picchia duro come un fabbro mantre Disaster cerca di sfruttare la sua velocità e il suo dinamismo! Alla fine il gigante è stremato dai ritmi imposti da Disaster che con un tuffo dal paletto riesce a schienare il suo avversario e aggiudicarsi la nuova bellissima Cintura di Campione MWF! Ma non cè neppure il tempo di festeggiare che arrivano sul Ring Entertrainer e Steve McKee per reclamare la loro Occasione d'Oro! Matt ha una idea...il prossimo 11 maggio gli ex amici REBEL SOULS chiariranno una volta per tutte i loro problemi, rancori e vecchie ruggini sfidandosi tutti contro tutti in un Fatal Four Way match, ovviamente con il titolo in palio! C'è altro da aggiungere? Direi di no, solo di aspettare il link per comprare i biglietti perché molto probabilmente andranno ruba!





RICORDANDO SCOTT WEILAND 1967-2015 // "METÀ DELL'UOMO CHE ERO" - TESTO (E FOTO) DI LJUBO UNGHERELLI


Metà dell’uomo che ero
Ricordando Scott Weiland (1967–2015)

1993. L’inizio di questa storia. Un cd preso a noleggio. Un minaccioso manifesto programmatico gridato attraverso un megafono.



2015. La sera del 3 dicembre (fuso orario USA), il grande circo del rock’n’roll perde uno dei suoi funamboli più spericolati.

Scott Weiland, oltre che un autentico campione dello stile di vita autodistruttivo del rock, era un cantante eccezionale, un frontman enormemente carismatico, capace di unire l’aggressività lasciva di Iggy all’innata classe di Bowie, e un paroliere brillante e mai banale, i cui testi affrontano tanto le classiche tematiche introspettive e di relazioni interpersonali, quanto lo scomodo ruolo di marionetta manovrata dallo show business (“Sell your soul and sign an autograph… I wanna die but I gotta laugh”), fino a giocare con le rime in assurdi calembour (“I really love to fish but don’t like superficial people”) che talvolta assurgono a dichiarati nonsense (“All’s I gots is time, got no meaning, just a rhyme”); senza dimenticare la corrosiva parodia del machismo nella celeberrima “Sex type thing” (“Anche a me piace scopare!”, affermava candidamente all’epoca, quasi a discolparsi del messaggio pseudofemminista del pezzo in questione).

Ho amato gli Stone Temple Pilots sin da principio, e non ho mai smesso di ascoltarli. Li ho visti scalare le classifiche di tutto il mondo, pur osteggiati dagli ottusi puristi del grunge, che li accusavano di scopiazzare i big della scena (in realtà, con viscido afflato leghista, non gli perdonavano di essere originari di San Diego, oltre mille chilometri a sud di Seattle). Li ho visti poi risucchiati in una spirale indotta principalmente dall’ingestibilità dello stesso Weiland. Il quale per un ventennio ha tenuto banco nelle cronache musicali e non solo tra droga, concerti annullati, droga, capricci, droga, carcere, droga, rapporti turbolenti con i compagni di band, droga, rehab, droga, violenza domestica, droga, interviste deliranti, droga… Insomma, ci siamo capiti.


Tutto quanto da debita distanza, però. In poche parole, al momento dello split nel 2002, il mio rapporto con gli STP si limitava all’ascolto dei dischi, ai videoclip e agli articoli sulle riviste. Mai stato a un loro concerto. 2004. Il contentino: nel cartellone dell’Independent Days Festival di Bologna, domenica 5 settembre figurano i Velvet Revolver, supergruppo con tre ex Guns N’ Roses, il chitarrista–carneade Dave Kushner e un redivivo Weiland. Nella bolgia delle prime file, mi viene il sospetto che io e l’editor dei miei romanzi, con cui condivido la trasferta, siamo i soli fan degli STP nel raggio di cento chilometri. Per fortuna siamo anche grandi fan dei Guns sicché non ci sentiamo troppo discriminati. Per i primi due pezzi non capisco nulla. La calca è insostenibile. Pian piano riprendo il controllo della situazione.


Weiland è magrissimo, conciato a metà tra Freddie Mercury e Rob Halford, con una mise gay–fetish–nazi oriented. Canta più che degnamente, benché a causa degli abusi di droga abbia da anni perduto quel ruggito che agli esordi lo poneva sullo stesso piano di Vedder e Staley. Ma soprattutto la sua presenza sul palco oscura persino musicisti leggendari come Slash e Duff. Il momento clou arriva al penultimo brano in scaletta: incastrata tra un’acclamata “It’s so easy”, con la partecipazione del fondatore dei GNR Izzy Stradlin, e il singolone “Slither”, ecco una roboante cover di “Sex type thing”. La distanza si è un po’ accorciata, ma non del tutto.


2010. Le speranze si sono riaccese alla fine del decennio. Gli STP si sono riformati nel 2008. Nel 2010 pubblicano un nuovo album. Lunedì 28 giugno è prevista l’unica data italiana, al Carroponte di Sesto San Giovanni, in seguito spostata all’Alcatraz di Milano. La sera precedente rimpatrio da una breve vacanza in Spagna, azzoppato da una lancinante tendinite all’alluce sinistro. L’indomani sono miracolosamente in piedi e pronto all’evento di una vita. A trentuno anni, così come a quindici e a venticinque, e ancora adesso che inizio ad avvicinarmi ai quaranta, sono pressato sotto il palco. La distanza è quasi azzerata. Li ho a pochi metri da me. Dean DeLeo, chitarrista dal gusto raffinato, è l’anima melodica del gruppo. Il fratello Robert pare appena uscito dall’ibernazione: identico, con le stesse movenze dei Novanta. Eric Kretz mi è sempre piaciuto un sacco: batterista di notevole efficacia senza mai strafare. E poi c’è un indescrivibile Weiland: canta, balla, suda copiosamente, si arrampica sugli amplificatori, arringa la folla. Una delle Voci più rappresentative per la mia generazione, il cantante, l’animale da palco, l’icona, l’eroe maledetto, le canzoni immortali del suo gruppo. L’entusiasmo e l’eccitazione, trattenuti per diciassette lunghi anni, mi bruciano il cuore. Il concerto privilegia la qualità a discapito della quantità. Suonano meno di novanta minuti, ma consegnano ai posteri una memorabile serata di rock’n’roll. Il crescendo sulla seconda strofa di “Creep” vale da solo l’intero prezzo del biglietto. Escono di scena sulle note di “Sex type thing”. Rientrano per il bis. Una ragazza del pubblico viene chiamata sul palco per gridare dal megafono il minaccioso manifesto programmatico di cui si diceva all’inizio. Cincischia tragicamente, forse per l’emozione, forse per la scarsa dimestichezza con l’inglese. Nel corso degli anni, ho spesso ripetuto alla persona che era con me quella sera quanto eravamo stati fortunati a vivere un’esperienza simile, che non ero affatto sicuro potesse ricapitarci.



Se questa storia avesse un lieto fine, potrebbe concludersi all’uscita del concerto milanese degli STP, col rientro notturno a Firenze, l’adrenalina a palla e i ricordi vividi impressi sulla pelle. Invece vi chiedo di concedermi giusto il tempo di piangere qualche ultima lacrima, dopo di che il circo potrà ripartire per nuovi mirabolanti spettacoli.

sabato 2 marzo 2024

GIADA ROBIN, LA PRIMA VOLTA...LIVE! // TESTO E GALLERY A CURA DI SAMUEL FAVA



Sabato 10 febbraio allo SWAMP CLUB di Marina di Carrara abbiamo assistito al debutto sul palco di GIADA ROBIN! Non certo un debutto assoluto, per la precisione Giada ha una lunga esperienza di palcoscenico dati i suoi trascorsi da Cosplayer professionista e le sue esperienze di conduzione e presentazione di show e cosplay contest, ma nelle vesti di cantante/performer è stata la prima volta! La notte buia e tempestosa abbinata alla serata finale di Sanremo è un forte deterrente ad uscire di casa ma per i presenti allo Swamp lo show si rivelerà una vera sorpresa, Giada infatti non si limita ad un concerto convenzionale ma propone una vera e propria performance con numerosi cambi d'abito e momenti di interazione col pubblico. 

piccolo estratto live di "Jesus DNA"

Sicuramente una scelta coraggiosa e impegnativa che richiede un lavoro notevole, con margini di miglioramento (in termini di tempistiche e fluidità) che di show in show potrebbero perfezionarsi, quindi ci auguriamo che arrivino presto altre opportunità per Giada di esibirsi e presentare GNOCKSTAR, il suo nuovo disco, dal titolo ironicoe sarcastico che è tutto un programma! Ma passiamo alle immagini della serata!






"All eyes on me" ...ma non c'era bisogno di chiederlo!

Lunedì 12 febbraio Giada è stata anche ospite nei nostri studi di RISERVA INDIE, dove abbiamo potuto intervistare con calma Giada e ascoltare una bellissima versione acustica di JESUS DNA, probabilmente il mio pezzo preferito del nuovo album! A questo link potrete riascoltare l'intervista completa dal sito di Contatto Radio Popolare Network ASCOLTA QUI! (potete skippare e iniziare direttamente dal minuto 51!!!)

 


immancabile foto ricordo di fine serata!