Ecco la gallery, acura di Samuel Fava, e lo streaming, in coda al post sul player di Mixcloud, della puntata di Riserva Indie dell'11-11-2019 con Davide Giromini negli studi di Contatto Radio Popolare Network per presentare il nuovo disco "Vento Nero" con N.Biancalana e Walter Massa. Qui sotto un estratto dall'album.
Davide “Darmo” Giromini, neo-chitarrista carrarino (lui dice sul palco di suonarla “da cani”, ma dev'essere senz'altro un cane di razza, mi viene a mente un cirneco dell'Etna) è, a modo suo, anche e soprattutto un fotografo. Sebbene non lo abbia mai visto con in mano una Leica o una Hasselblad, e non somigli pi' nenti a Fulvio Roiter, per le sue fotografie si serve di voce, note, chitarre, una fisarmonica (almeno fino a poco fa), tastiere, altri musicisti (da quando lo conosciamo, penso che i musicisti, musiciste, controcantanti e altri variegatissimi personaggi che lo hanno accompagnato nelle sue scorribande e progetti potrebbero agevolmente riempire uno stadio in occasione di una partita della Carrarese), compagni e compagne di strada e quant'altro. Davide Giromini fotografa i tempi che corrono, nelle cose che scrive, sòna e canta. Li fotografa, ma sempre con dei punti di partenza storici e sociali; a partire dai suoi eterni anni '80, gli anni dei riflussi e dei rifiuti, gli anni degli sgretolamenti, gli anni degli edonismi e, per un puro capriccio anagrafico, anche gli anni dell'adolescenza del fotografo musicale in questione. Gli anni del salto tra la generazione “che aveva dovuto rispondere a tutto” (Erri De Luca) e quella che si ritrovò a domandare tutto ricevendo risposte evanescenti, cartoni animati giapponesi, paninari e stanchezze dentro. I tempi che corrono sono senz'altro figli diretti di quegli anni, anche se oramai gli anni sono passati e siamo già nei tempi nipoti. Davide Giromini, nel fotografarli via via (un percorso che questo sito ha seguito fin dai suoi inizi), si è spinto ancora più all'indietro; nulla è slegato. E' il fotografo di una putrida ciclicità che non cessa di ammorbare questo paese, da qualsiasi punto di osservazione la si scruti (in questo, una periferia come Carrara vale esattamente quanto Milano o Roma. Così fa in questa canzone appena scritta in tempi salviniani di pieni poteri e di miti popolari della razza dal tabacchino (un'immagine precisa e agghiacciante: le chiacchiere della “gente” nei negozi, sugli autobus, ai giardinetti, e -naturalmente- sui “social” che hanno universalizzato capillarmente le idiozie da bar. “Un pacchetto di Marlboro, 'sti negri che ci invadono, ci rubano il lavoro, Salvini ha ragione, prima gli italiani ecc.). 1919-2019. Tutto si ripete con innovazioni tecnologiche. Svaniscono, fanno fading, i filmoni impegnati che parvero segnare un'epoca nuova, sfuma Sidney Poitier mentre l' “integrazione” e la “solidarietà” fanno figura di parolacce o di bestemmie, e l' “intercultura” è sostituita dal caro, vecchio, immarcescibile razzismo. Il vento nero che soffia. Una fotografia in pochi versi, una breve canzone, una constatazione in forma di "folk rock politico esistenziale"
Foto di gruppo con "Riserva"
Clicca play sul lettore di Mixcloud qui sotto per riascoltare Davide Giromini a Riserva Indie (oppure clicca qui)
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