domenica 14 settembre 2025

NEVECIECA - SOTTO LA CENERE COVA LA FIAMMA DEL GRUNGE - RECENSIONE E INTERVISTA A CURA DI LUCA STRA PER #DIAMANTINASCOSTI


Con all’attivo tre buoni singoli i Nevecieca, band di Varese di matrice grunge e hard rock sta costruendo con attenzione e passione un progetto musicale in grado di assimilare i classici rielaborandoli in una prospettiva diversa e originale. “Cenere”, l’ultimo singolo uscito nel mese di luglio 2025, parte subito con un bel suono di chitarre denso, opera di Edward Virzì, cantante e chitarrista del gruppo. Il riff iniziale, che ricorda da vicino quello che da molti è considerato il primo brano hard rock della storia, ovvero “Helter Skelter” dei Beatles, lascia presto spazio ad un mood decisamente più sonico, con chitarre sature sostenute efficacemente dalla sezione ritmica, formata da Marco Saporiti (bassista e tastierista) e William Zangla alla batteria. Dal punto di vista del testo il brano è un inno alla resistenza molto riflessivo che parte “dal coraggio che non hai” per arrivare a “vinci se resisterai”. Già solo il fatto che oggi più o meno tutti noi siamo chiamati a resistere ad una vita inquinata da social media e da un individualismo sfrenato crea un effetto di identificazione nell’ascoltatore. Andando a ritroso, i Nevecieca a maggio avevano pubblicato “Coscienza e lacrime”, traccia caratterizzata da un’introspezione coraggiosa per riallacciare i canali di comunicazione empatica con le altre persone: “Non esiterei, a prender parte a questo rito di coscienza e lacrime, e ti troverei”. Dal punto di vista musicale le parti di chitarra sono sempre in primissimo piano e sono il motore del brano. Rispetto a “Cenere”, però, la voce “esce” meglio nel mix. Andando ancora a ritroso, a febbraio è uscito il primo singolo della band “Dio solitario”. Anche in questo caso lo strumento principe è la chitarra. Il brano ha come tematica centrale la disillusione per tutte le aspettative di vita che non hanno trovato un riscontro concreto. Il livello di empatia che si crea con l’ascoltatore è anche in questo caso elevato.
Edward, William – membri fondatori – e Marco si sono prestati ad un’intervista full band sul loro modo di fare musica e sull’interpretazione dei brani. 



- Partiamo dall’ultimo singolo uscito a luglio che si intitola “Cenere”. C’è un verso emblematico che dice “Quanto conta un insuccesso se sei stanco già di attenderlo”. Sembrano le parole di una persona arresa che non conta neanche più gli insuccessi. Poi però nel testo c’è un altro verso che dice “Vinci se resisterai”. Volete trasmettere un messaggio di resistenza, di non farsi abbattere?
EDWARD – Quella canzone descrive una frustrazione per il fatto che sono arrivato ad un momento della vita dove sembra non succedere nulla e quindi quasi prego che arrivi anche un insuccesso. Cioè anche un insuccesso mi basterebbe pur di sentirmi vivo. Conterebbe qualcosa anche un insuccesso piuttosto che non vivere.
- Quindi il pezzo nasce da un’esperienza personale di vita tua profonda.
EDWARD – Sì chiaro ci sono molte aspettative e anche pur di fallire che succeda qualcosa. 
- Dal punto di vista musicale l’attacco di “Cenere” mi ha fatto venire in mente “Helter Skelter” dei Beatles. Poi il suono cambia e sfocia in un grunge abbastanza tosto venato di hard rock. Mi sono piaciuti molto anche i cambi di tempo e di atmosfera. Quanto ci è voluto per arrivare alla forma definitiva del brano? 
MARCO – Ci abbiamo messo un po’ in realtà nel senso che è stato il primo brano un po’ particolare ed è il primo che abbiamo scritto veramente insieme. E’ stato frutto di un lavoro comune e di conseguenza ci abbiamo messo abbastanza tanto, un annetto mi verrebbe da dire prima che diventasse quello che hai poi potuto ascoltare. 
EDWARD – Io ricordo le due sezioni, abbiamo fatto per prima la canzone che iniziava con il riff principale e poi dopo ci abbiamo aggiunto l’intro simile a “Helter Skelter”. Nel giro di un anno l’abbiamo completata perché comunque era un canzone che ci ritornava spesso.
MARCO – Per i testi ci abbiamo messo un pochino forse. Tra l’altro grazie per “Helter Skelter” non ci avevo mai pensato però effettivamente c’è una somiglianza. 
- Quindi a proposito del vostro stile di fare musica i pezzi nascono da improvvisazioni o portate già delle idee finite in sala prove e poi li rifinite tutti insieme? 
MARCO – Direi più la seconda. “Cenere” è un po’ l’eccezione in questo senso credo. Comunque la maggior parte nascono da idee di Edward e Willie che hanno lavorato per tanti anni insieme, io sono arrivato un po’ dopo. Le abbiamo un po’ completate assieme. 
- Buttate via molto materiale tra le cose che componete oppure tendete a cercare di rifinire tutto?
EDWARD – A dir la verità quello che non abbiamo messo nel disco che deve uscire l’abbiamo tenuto da parte si presume per il prossimo. Cioè scartare obiettivamente poco anche perché io prima di proporre qualcosa agli altri già scarto parecchio, di mio nella mia cameretta. 
WILLIAM – Al massimo ci sono dei pezzi che sono lì un po’ come dire sospesi che rifineremo, speriamo di sì però proprio scartati no. 
- Ok, invece il singolo “Coscienza e lacrime”, uscito a maggio è molto introspettivo, a tratti dà addirittura la sensazione di accennare a una relazione tormentata. Per esempio nel verso “il mio sogno è vivere notti e giorni insieme a te”. I vostri testi in generale sono comunque aperti a più interpretazioni. Da cosa nasce il vostro stile di scrittura?
EDWARD – Sì è chiaramente un metodo aperto, non cercato perché comunque è istintivo e mi piace comunque che sia di libera interpretazione. 
- Parlando invece del primo singolo “Dio solitario” ha questo attacco roccioso molto forte a livello di volumi. Questa è una domanda diciamo un po’ critica: nei vostri pezzi il suono delle chitarre e la potenza in generale tendono un po’ a soffocare la voce di Edward. E’ una scelta stilistica o piuttosto determinata dai mezzi limitati che si hanno quando si fa un’autoproduzione?
EDWARD – E’ stata più la seconda, deriva più da quello che avevamo anche perché tutti i singoli che sono usciti e di conseguenza anche l’album che uscirà si spera a breve sono stati registrati direttamente nella nostra saletta che è fondamentalmente un garage. E sì insomma abbiamo fatto il massimo con quello che avevamo. 
WILLIAM – Non era uno studio professionale è la sala prove dai. 
- “Dio solitario” ha un bell’assolo vorticoso e c’è quel verso che dice “E’ insulso specchiarsi nel vuoto che c’è”. Immagino che qui facciate cenno alle nostre vite ormai asservite ai social?
EDWARD – Sì fa riferimento ai social network, all’attualità. Almeno io personalmente non mi rivedo in quasi nulla, neanche nella mia generazione, ho poco senso di appartenenza in generale. E penso di poter parlare anche a nome di tutti e tre. 
- A livello di fonti ispirative c’è sicuramente il grunge anni 90, ecco perché secondo voi a distanza di trent’anni quel genere continua ad essere fonte di ispirazione non solo per voi ma anche per tanti altri gruppi?
WILLIAM -  E’ una bella domanda. Penso magari per un discorso un po’ di rabbia misto a quello che è anche un po’ la noia esistenziale che hanno i giovani da trent’anni a questa parte, diciamo anche un po’ di disillusione. Penso che quello spirito lì magari è cambiato ma non è mai sparito. Penso sia un po’ quello. Io personalmente il grunge lo apprezzo di più adesso rispetto a quando avevo 15-16 anni quando i Nirvana non me li sono mai “cagati”. In sta roba mi ci vedo. 
- A proposito mi dite la vostra età media per capire. Quanti anni avete in media?
WILLIAM – Siamo sulla trentina più o meno. 
- Avete ancora tutto il tempo di crescere e di sviluppare la vostra musica. A parte il grunge di cui abbiamo parlato, avete altre fonti di ispirazione in gruppi, in band che sono in giro adesso, che sono nate negli ultimi 10-15 anni?
EDWARD – Non saprei, come ispirazione siamo veramente istintivi quando andiamo in saletta, non riusciamo a riconoscere bene da dove arriva tutto quanto. 
WILLIAM – Diciamo che abbiamo tutti e tre gusti abbastanza diversi, quindi ognuno porta la sua cosa. Mi ricordo che c’era un pezzo che abbiamo fatto un po’ di tempo fa e io avevo detto “vi faccio sentire questa cosa, c’è un’ispirazione molto chiara però non ve la dico sennò vi influenzo. 


Come è emerso dalla nostra chiacchierata i Nevecieca sono una band ancora alla ricerca di una propria piena identità, ma Edward, William e Marco stanno facendo di tutto per trovarla grazie alla coesione e al rispetto reciproco che si è creato in un gruppo in cui le idee di tutti i membri vengono non solo accettate ma diventano la base per costruire il repertorio. 


Recensione e intervista a cura di Luca Stra




 

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