venerdì 14 marzo 2025

#GLORYBOX - "LINEA GIALLA" DEGLI UNADASOLA - RECENSIONE A CURA DI IRIS CONTROLUCE


Cos’è la linea gialla? Per ognuno di noi può rappresentare qualcosa di diverso: per qualcuno si tratta di una delle linee della metropolitana meneghina, per altri è la delimitazione di una zona di sicurezza con accesso riservato, per chi ha un’anima integra e granitica addirittura può quasi non esistere del tutto… ma naturalmente non ci riferiamo a nessuna di queste persone. Cominciamo innanzitutto col dire che per il duo “Unadasola”, “Lineagialla” è il titolo dell’album d’esordio, disponibile su tutte le piattaforme digitali a partire dal 17 gennaio 2025, distribuzione “La Crème Records”. Bisognerà soffermarsi sul motivo che li ha portati a propendere proprio per questo titolo e interrogarsi sul significato simbolico del termine che è stato scelto, ovvero una sorta di linea di demarcazione tra quello che si conosce e l’ignoto, una barriera immaginaria in grado di avere un effetto rilevante sull’esistenza di tutti noi, separando ciò che eravamo prima di attraversarla e ciò che diventeremo successivamente. Quello che traspare sin dal primo ascolto del lavoro degli Unadasola, ovvero Arianna Lorenzi e Francesco Marchetti, è sicuramente la naturalezza con la quale vengono affrontati temi molto dolorosi e toccanti (come la perdita di una persona cara) o delicati e disarmanti (come le motivazioni che spingono a compiere l’ultima scelta possibile), intimi e complessi (come il disturbo del linguaggio, con conseguente isolamento e difficoltà di comunicazione). Se da una parte è ovviamente molto complicato capire fino in fondo cosa si prova nelle situazioni appena descritte, dall’altra quello che riesce a coinvolgere chi ascolta è proprio la spontaneità con la quale il duo toscano si abbandona al racconto di sé: le canzoni finiscono per diventare delle vere e proprie istantanee che invitano ad uno sguardo che parte necessariamente dall’interno. La scrittura viene vissuta come una sorta di catarsi attraverso la quale liberarsi dall’angoscia e dall’inquietudine, trasformando via via la disperazione in comprensione, per riuscire ad accettare situazioni che sono al di fuori del nostro controllo. Insieme alle melodie, orecchiabili e ricercate, i testi sono parte integrante della bellezza e della profondità dell’album: “Lei continua a stare ferma dietro quella linea, la linea di un confine che vorrebbe oltrepassare. Guarda il confine è stato varcato. E’ riuscita a volare lontano e la rincontreremo solo oltre il prossimo confine.” (Confine) “È la mancanza che diventa una stanza vuota nella mia testa, dove vado a cercarti, mi adatterò alle città sommerse, anche quando sono spente e abbandonate. Tutto ciò che mi rimane è dentro conchiglie nascoste”. (Città sommerse).



I brani più struggenti dell’intero disco si intitolano “A” in cui si affronta il tema della difficoltà del linguaggio (“Scrivevo sui quaderni quello che non riuscivo a dire, lungo corridoi coi pavimenti lucidi ad aspettare di guarire da problemi troppo stupidi come parlare, le frasi nella testa erano un po’rotte ancora prima di essere dette. E con sicurezza pronuncia il mio nome, senza paura di sentirsi dire: scusa potresti ripetere”) e “Mamma” dove la perdita viene affrontata con il coraggio di chi ha scelto di non sfuggire al dolore, bensì di viverlo, comprenderlo e attraversarlo, nel tentativo di riuscire ad accoglierlo. Nel testo, scorgiamo rimandi alla malinconia di “Lontano lontano “ di Luigi Tenco : “Vivo questa bugia per non trovare i tuoi occhi nelle persone che amerò. Ti cercherò fra tutte quelle vite che non hai vissuto e quando ti ritroverò, mi potrai salvare”. A ricamare sulla poesia delle liriche, lo splendido lavoro della produzione artistica curata da Andrea Pachetti ed Emma Nolde. Le scelte di arrangiamento fanno da perfetta cornice alle atmosfere eteree e rarefatte, anche per mezzo di virate di pop elettronico contemporaneo che si alternano a straordinari inserti di violoncello e chitarre acustiche. Le radici musicali del duo, impreziosite dai piacevoli intrecci delle linee di voce dei due cantanti, trovano una dimora ideale nel buon cantautorato moderno (come per esempio Amor Fou, Tiromancino, Scisma, Gazzè). Consigliamo di soffermarsi ad ascoltare il disco degli Unadasola con la dedizione e l’attenzione che merita una promettente proposta musicale come la loro, lasciandosi trasportare dalla profondità di racconti fortemente personali, sentiti e poetici.


Recensione a cura di Iris Controluce




 

Nessun commento:

Posta un commento