Fare di una passione il proprio lavoro e uno stile di vita. Sono queste le prime parole che mi vengono in mente dopo aver girato l'ultima pagina dello splendido "Sto ascoltando dei dischi", libro di Maurizio Blatto pubblicato per Ass Editore nella collana Incendi - narrazioni combustibili e con la splendida copertina di Alessandro Baronciani. Per chi non lo conoscesse, l'autore, oltre a essere una delle firme storiche di Rumore, è proprietario del Backdoor di Torino, gloriosamente rimasto tra gli ultimi negozi di dischi sulla terra, che era poi uno dei motivi per cui spesso capitavo nel capoluogo piemontese (oltre ovviamente a qualche bel live all' Hiroshima, al Museo del Cinema, al Traffic e alla Fnac). Il libro testimonia quanto la musica possa essere non solo semplice sottofondo per i fatti della vita ma colonna sonora di quello che ci accade quotidianamente. Capire la differenza tra le due cose è la chiave del libro. L'amore per i dischi, possibilmente nella loro versione fisica più che digitale, è per Maurizio soprattutto un rifugio, un luogo dell'anima a forma di copertina aperta di vinile dove un disco riesce a far fluttuare emozioni altrimenti destinate a "marcire" dentro il fiume in piena della quotidianità. Anche nei momenti bui il fruscio della puntina sul piatto ci ricorda quanto è imperfetta la vita, ma è il concentrasi sulla musica che esce dagli altoparlanti o dalle cuffie che rende "da brivido" certe emozioni, o le interpretazioni personali delle cose che ci accadono e che spesso sono realtà "aggiustate" e di parte. Quante volte la musica è stata compagna di serate per cuori spezzati e quante volte abbiamo preso la macchina e fatto il "giro lungo" per non perderci l'assolo di chitarra a metà del brano della nostra band preferita. In questo libro c'è la passione per gli Smiths con il "tributo sul campo" a tutti i brani di "The Queen is dead" e le sere cupe a cercare conforto con il piano di Laura Nyro. C'è il jazz prima non capito e poi amato di Miles Davis e poi, in rigoroso ordine sparso, Stereolab, Graham Parker, Durutti Column e tanti altri. Ma c'è più di ogni altra cosa la vita e quei personaggi pittoreschi che la coloravano con la loro follia al "centro d'ascolto vinilisti anonimi" e che oggi non ricerchiamo più nel mondo reale perchè ci accontentiamo di trovarli preconfezionati su Netflix. Forse più di tutto c'è un universo, quello musicale, che è cambiato troppo in fretta e in cui la facilità di accesso agli artisti e alle loro opere è troppo più veloce del tempo di cui avremmo bisogno per poterci affezionare a un arpeggio, a un accordo, a un testo. Sono contento che Maurizio ancora oggi sia quello che ascolta. E se passate da Torino fate un salto a cercare un'emozione e a continuare a finanziare il suo sogno, che poi è quello di molti di noi "coccodrilli ammalati di musica", in Via Pinelli 45.
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