domenica 20 settembre 2015

Tre racconti a 33 giri : "Crank" degli Almighty (Lato B) // Testo di Ljubo Ungherelli

TRE RACCONTI A 33 GIRI

Come un Flaubert trascinato di peso nell’iconografia rock’n’roll. Tre racconti ispirati ai testi di altrettanti LP, ciascuno filologicamente suddiviso in lato A e lato B.


2. THE ALMIGHTY – CRANK (1994)
LATO B: “UNITED STATE OF APATHY” “WELCOME TO DEFIANCE” “WAY BEYOND BELIEF” “CRACKDOWN” “SORRY FOR NOTHING” “CHEAT” “SCHITZOPHRENIC”
Inesorabilmente. Sempre la stessa storia da millenni. Nasciamo, cresciamo, i giorni che passano, taglienti come rasoi.
E poi? Tutti assuefatti nel nostro vittimismo, armati di quella pazienza che in fondo non vale neppure la pena d’essere attesa così a lungo.
Noi due vivevamo da troppo tempo in questa specie di Stati uniti dell’apatia, senza alcuna motivazione per tirare avanti, immobili in coda ad attendere di farci somministrare una dieta di frustrazioni assortite.
Spesso mi sentivo pressoché guasto, bramoso di un qualsiasi tipo di scossa. Teso come una corda di violino ma senza un posto dove andare. In sintesi: l’ennesima giornata andata miseramente a morire.
Queste scorie negative erano ciò che condividevamo. Lei il più delle volte preferiva soffrire in silenzio pur sapendo bene che si trattava di una sprezzante sfida che andava accettata ad ogni costo.
Era tutto chiaro come il sole. Un milione di fallimenti su un milione di tentativi. Un milione di motivi per giustificarsi.
“Apri gli occhi e fatti un esame di coscienza. A volte fa bene consumare ciò che si ha dentro.”
Questo suo genere di discorsi consolatori da psicologia spicciola non mi andava più giù. Non mi sentivo neppure minimamente colpevole di una relazione ormai al capolinea.
Non avevo bisogno di una ragione. Non m’importava ciò che sarebbe occorso per uscirne. Un cambiamento fatto solo per il gusto di farlo non avrebbe cambiato un bel nulla.
Era solo l’ennesima fase in cui ogni problema veniva ingigantito e amplificato fino a diventare insostenibile.
Forse sarebbe stato più semplice al secondo tentativo. Ma ogni volta che mi ritiravo su, lei cercava di abbattermi.
“Tròvati qualcun altro da crocifiggere”, le dissi una volta, al colmo dell’esasperazione. Non era per nulla divertente. Inutile illudersi che un piccolo dolore non aveva mai fatto male a nessuno.
“Perché non lasci perdere? Mi stai troppo addosso”, rincarai alla maniera dei Dinosaur Jr. “Prova a vederla da un’altra ottica. Farà bene a me e ancora meglio a te.”
Dovevo dare un giro di vite al più presto. Non c’era altra soluzione che potesse funzionare. Amore e guai. Un binomio inscindibile.
Lei aveva amato, poi odiato e infine distrutto le mie giornate. Era giunto il momento che mi dessi una svegliata.
Non dovevo sentirmi dispiaciuto di niente. Era così che doveva andare a finire.
“Puntami la pistola addosso, prendi la mira come se stessi facendo il mio bene. Tanto lo sai quanto me che ho ragione io.”
In fondo, c’ero ancora talmente invischiato che un po’ ci speravo che stesse soffrendo. Intanto, cercavo di convincermi che quel distacco mi rendesse felice da morire, e che le volte che mi aveva detto che potevo contare su di lei era perché non ero in grado di contare tanto a lungo.
Qualunque fiducia tra noi si era incrinata. A dire il vero, non mi fidavo più di nessuno. Consideravo ipocriti i miei amici, non ve n’era uno che fosse a posto. Tutto era condizionato da quella rottura, il mio umore, le attività di ogni giorno, il lavoro, eccetera.
“Non voglio essere la tua dannata ansia!” Quante volte gliel’avevo ripetuto, negli ultimi tempi. Quel legame quasi simbiotico, che in passato ci aveva uniti, si era trasformato in una morsa soffocante. Non potevo vivere esclusivamente per lei.
Dovevamo capirlo molto prima, che bisognava smettere di cercare la via d’uscita più scontata da quel tormento. Ormai era tardi. Vetri rotti e oggetti sfasciati lastricavano i nostri percorsi che avevano preso direzioni totalmente opposte.

Un ronzio sconnesso, schizofrenico, reiterato, era la colonna sonora che mi sferzava in continuazione il cervello dopo che ebbi deciso di lasciarmi alle spalle una volta per tutte quella pagina della mia vita.

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