sabato 9 febbraio 2013

Indie-Gente di Flavia // L'Officina della Camomilla


È uscito – finalmente – il primo disco de L’officina della camomilla, per Garrincha Dischi, band tanto brillante quanto giovane.
Giovane perché sono cinque ventenni e brillante perché nel panorama italiano si è rimasti fossilizzati sul fatto che "a vent'anni è tutto ancora intero, perché a vent'anni è tutto chi lo sa, a vent'anni si è stupidi davvero,quante balle si ha in testa a quell'età", che come concetto è ancora valido e probabilmente lo sarà sempre, però veniva cantato nel lontano ’78, da uno che (già allora) i venti li aveva superati da un po’. 
Il fatto, semplicemente, è che dagli anni settanta agli anni - zero e, a seguire - dieci di cambiamenti ce ne sono stati. E non pochi. E sono testimoniati dai molti autori (penso, in primis a Le luci della centrale elettrica) che, come L’officina, cantano testi che ad un primo impatto lasciano un non ben decifrato segno del loro passaggio, che va ricercato, riletto, rianalizzato (giacché «il segno si decifra, l’apparenza no»). Quando si ascoltano certi testi è necessario guardare dentro di sé e capire quali specifiche parole hanno attaccato cosa, dato che «ognuno è a se stesso il più lontano» - come diceva Nietzsche.
La ricchezza di citazioni dei testi dei ragazzi de L’officina indica, innanzitutto, che non siano degli sprovveduti che mettono insieme versi così, tanto per. Ogni parola è misurata, pensata e calibrata. Ogni scelta stilistica apparentemente distratta rivela essere un particolare importante per l’insieme.
Senontipiacefalostessouno è composto da 13 tracce dentro cui la band parla della realtà quotidiana di cui vivono e si nutrono questi ragazzi. Già solo il fatto che siano ben tredici tracce, per il disco d’esordio, la dice lunga su quanto questi ragazzi abbiano da dire e con quanta forza provino a farlo. 
I testi de L’officina della camomilla sono immagini che riescono ad essere al contempo struggenti melanconiche sfumature a mo’ di sfondo ai personaggi in primo piano, e descrizioni dettagliate e profonde di quello che una grande città (Milano) è e sa essere per un giovane d’oggi ( "Città mostro di vestiti" ha una capacità visiva inestimabile, basti pensare all’immagine di un "tram che sfonda l’autunno e forma un buco di mille vicoli").
Inoltre, va notato, il leitmotiv di questa band sono le donne. Le ragazze sono al centro di quasi ogni pezzo: Cecilia, la ragazza zanzara che viene coccolata anche se sboccata, la tua ragazza (che non ascolta i Beat Happening), Agata, quella che di profilo sembra Monica Vitti, Lulù che deve studiare Marc Augé (da cui prendono in prestito il concetto di non-luogo che descrivono bene ne "La provincia non è bella da fotografare"), Lucilla e molte altre sono il centro nevralgico dei testi. Hanno un ruolo ambivalente (che poi, quale donna non ce l’ha?) in un misto di seduzione, dolcezza, forza e determinazione da richiamare immagini di Elena Muti o La Nemica di dannunziana memoria.
Gli arrangiamenti sono tutti nuovi (parlo ai fans affezionati che li hanno seguiti su youtube et simili finora) ma permane quello stridere forte tra la dolcezza candida della voce di Francesco e i testi con tematiche brutali. Gli arrangiamenti sono la grande innovazione di quest’opera che, grazie alla speciale attenzione di papà Garrincha - Matteo Costa - e zio Stato Sociale - Lodo Guenzi - riescono ad essere da un lato in perfetto stile swing e dall’altro ricordano quelle sonorità rock post punk libertine(s) a cui sono tanto affezionati oltremanica. 
Il vero punto di forza di questo ragazzi è, secondo me, l’originalità. 
Credo che trovare una reale somiglianza tra L’officina della camomilla e un’altra band italiana sia un’impresa estremamente ardua. Perché o con il testo, o con la loro particolare strumentazione, sono sempre perfettamente riconoscibili.
Montinari disse che “esiste qualche scimmia mascherata da leone” io sono convinta che i ragazzi de L’officina della camomilla siano dei leoni mascherati da scimmie: sta all’ascoltatore essere tanto scaltro da togliere la maschera e capirne la vera essenza. 

Nessun commento:

Posta un commento