venerdì 5 febbraio 2016

L'Alberto Picco,La Spezia e i "Sogni e i Bisogni" nel primo libro di Werner Swan // Recensione di Maurizio


Difficile non restare colpiti dalla lettura di "Sogni e Bisogni",esordio letterario di Werner Swan e seconda iniziativa editoriale di Toten Schwan Records.Il libro è un costante portatore sano di imput e riflessioni sulla vita moderna con l'autore che avvicinandosi a metà degli "ANTA" "riavvolge" il nastro delle proprie esperienze partendo dall'adolescenza e dalla sua "prima volta" a una partita dello Spezia Calcio sul finire degli anni 70.Scenario naturale e protagonista indiscusso delle vicende narrate è l'Alberto Picco di La Spezia("il più brutto stadio dove abbia mai giocato",ebbe a dire David Trezeguet),dove si mescolano passioni, "sogni e bisogni" di una generazione cresciuta negli anni di piombo.Perchè lo stadio,prima che negli anni zero diventasse il ritrovo dove mangiare pop corn e patatine con un seggiolino assegnato e numerato accanto a uno sconosciuto (come al cinema ma senza gli occhialini 3D) per guardare uno spettacolo ad uso e abuso della tv,era uno dei luoghi in cui l'aggregazione si sommava alla passione e dove lo spazio temporale di una partita non era nient'altro che la scusa per ritrovarsi e perdersi sapendo che quei novanta minuti sarebbero durati ciclicamente almeno il tempo di due gironi (andata e ritorno) prima di passare l'estate al mare delle Cinque Terre per prepararsi alla stagione successiva.


Certo, c'erano gli eccessi,la droga,gli scontri con pisani e carrarini,le contestazioni, i rigori non dati e quelli sbagliati e le tante sconfitte(non solo sportive..),ma c'era vitalità,passione e voglia di fare che dalla curva si spostava nel quotidiano.Una vita in cui si poteva perdere ma non senza aver provato a vincere.Vitalità e passione che poi faranno nascere con Davide,l'amico di sempre,il progetto Toten Schwan.Una vita fatta di quartieri dove ci si conosceva ,si parlava,si discuteva e si litigava a voce e dove le amicizie più grandi si costruivano sugli spalti,al mare e ,perchè no,al mitico concerto dei Ramones .Il mondo virtuale con tutti i suoi eccessi era al massimo nei romanzi dell'Urania.


Anni in cui il telecomando non era ancora a doppia cifra,i satelliti erano quelli spia dei russi e degli americani, la radio passava più Musica e meno parole e lo Zoo era quello di Berlino e non quello di Radio 105.Anni in cui per comprare un paio di scarpe o un chiodo serio si doveva andare in treno in una grande città(tipo Genova) e non su Ebay o Amazon stando comodamente seduti sul divano.E' il viaggio e la ricerca che vanno svanendo pagina dopo pagina e la consapevolezza che i cambiamenti introdotti nel calcio (la tessera del tifoso in primis) fanno parte di un progetto più grande di mutamento della società.La vita porterà l'autore a lasciare Spezia(ma non il Picco,perchè il primo amore non si scorda mai..) per trasferirsi in Toscana mentre il  vento del cambiamento cala sui quartieri ,un tempo vivi, che diventano gabbie anonime di individualità arredate Ikea dove non si conosce neppure il proprio vicino di casa,rende la musica liquida,un libro senza carta, e chiude ciascuno di noi in una gabbia dorata con contatti minimi con l'esterno e infiniti canali radio e tv proposti da satelliti americani e russi che non si fanno più guerra se non su Netflix a "House of Cards". 


E' il vento del cambiamento che ci fa avere tanti amici sul telefono ma pochi per cui valga la pena prendere un treno e fare 100 km per un abbraccio sincero..Forse la curva non era il migliore dei posti possibili dove crescere ma,specie in provincia,non era neppure uno dei peggiori.Era comunque il luogo dove ogni Domenica ,anche solo per 90 minuti,si aveva l'impressione di non essere "uno" ma parte di un qualcosa di più grande che non si sapeva descrivere ma che dava un senso al resto della settimana.Forse qualcosa di simile erano le piccole sezioni di partito,prima che "divi e divette"in nome della classe operaia le chiudessero per godersi "un posto al sole"..


Oggi le partite le possiamo vedere 24 ore su 24 su infiniti canali ma non ci resta un minuto memorabile che possa uscire dall'ambito sportivo e cambiare la nostra,spesso anonima,quotidianità..Pensiamo che il pareggio sia meglio che una sconfitta e abbiamo rinunciato a cercare la vittoria .Siamo tutti inconsapevolmente il prodotto della tv che vediamo(perchè anche la musica ci hanno insegnato a "guardarla" su youtube..) e senza nemmeno 90 minuti alla settimana in cui essere nient'altro che noi stessi..Quei novanta minuti che Werner Swan descrive benissimo in "Sogni e Bisogni".


Per tutte le info su "Sogni e Bisogni" cliccate qui

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