mercoledì 6 gennaio 2016

OMID JAZI A RISERVA INDIE // LEGGI L'INTERVISTA E ASCOLTA IN ESCLUSIVA LO STREAMING DEL REMIX DI "EGGREGORA"


Ecco l'intervista di Maurizio a Omid Jazi (noto anche per aver suonato con i Verdena nel tour di "WoW") per presentare "Tooting Bec", il suo secondo album che esce a due anni da "Onde Alfa", l'esordio datato 2013. In coda a questo post, e in esclusiva per Riserva Indie, lo streaming del remix di Lapo Frost, produttore e bassista italiano, oggi N-A-I-V-E-S, che con i Frost si fece conoscere a livello internazionale,di "Eggregora" quinta traccia di "Tooting Bec".


Ciao Omid, prima di parlare di musica mi piacerebbe sapere di te e delle tue origini. Ho letto che i tuoi genitori sono iraniani…

In Italia penso che ci sia una carenza di eterogenia, che la porta ad essere un po' chiusa rispetto all'esterno, ma questo forse è un bene per alcuni, male per altri, ad esempio per chi ha simpatia per il piano Kalergi, che non si capisce ancora per quale motivo non abbia già attecchito in Italia come in quasi tutti i maggiori Paesi in Europa. Ma forse la soluzione che hanno trovato sono i barconi.


Il tuo approccio con la musica avviene da giovanissimo. Com'è nata questa passione?

Alcune persone non si esprimono, non sanno neanche cosa voglia dire,si adeguano, per andare bene, è molto triste. Altri sviluppano una forma di espressione, che permette di esprimere emozioni, come la rabbia. La rabbia se inespressa si trasforma in depressione. Diciamo che quella che chiami “passione” è scaturita da una rabbia intrinseca, l'incapacità di poter comunicare e interagire con il mondo in maniera accettabile. Mi aiuta a non andare in depressione e dall'altra parte mi permette di migliorarmi. La parte che mi permette di migliorare è constatare quanto di bello riesco a vedere nel mondo nonostante tutto, questo è il motivo della mia passione. La musica mi serve a questo.


Parliamo di "Tooting Bec", il tuo secondo disco, c'è un concetto che lega tutti i brani dell'album?

Potrebbe essere l'individuazione, quella di Jung, ma si passa per tantissime altre cose, tipo è importante la “Nascita della tragedia” di Nietzsche e anche lo “Zarathustra”. Il libro dello Zarathustra inizia con: “O astro possente che sei nei cieli, cosa sarebbe il tuo splendore se non avessi coloro a cui risplendere?” è un modo per dare un senso a tutte le esperienze che faccio, ho utilizzato questi autori, per creare un contenitore alle mie esperienze, mi serve per non impazzire. Questi e altri autori hanno contribuito a dare un senso alla mia vita, soprattutto per quanto riguarda un'esperienza importantissima che ho fatto in quel periodo, di cui tutto l'album parla.


Ascoltando il disco si apprezza la splendida produzione e la cura dei suoni. Com'è stato il lavoro dal punto di vista musicale e soprattutto conciliare il tutto con il cantato in italiano?

È una esperienza già vissuta, talmente bella e coinvolgente da buttarti fuori dalle categorie spazio tempo. Parlarne e descrivere queste cose può risultare frustrante, in quanto ne richiama la non presenza, l'esperienza in sé è un fattore incontrovertibile, mi sento cambiato. C'è un momento in cui l'attimo della consapevolezza ti pervade, e tu non puoi fare altro che voler prolungare quel momento all'infinito, anche se di infinito proprio si tratta, nel momento che ci stai pensando ne sei già fuori. Nella fase di recording invece ero agli Hackney Road studios, ho fatto qualche sessione ad agosto e settembre, il resto tutto d'un fiato a dicembre 2014, in soli sei giorni, dove ho suonato quasi tutti gli strumenti come se fossi in una jam session con me stesso. Il mio caro amico Shuta Shinoda (che ha collaborato con Primal Scream, Hot Chips, Spiritualized) è stato il sound engineer, poi io ho mixato il disco in sei mesi deliranti. In realtà il I mix era finito a gennaio, quindi solo un mese dopo le registrazioni, ma poi il mio amico e produttore Lapo mi ha spronato a riaprirlo perché secondo lui potevo fare di più. Infatti ho riaperto una seconda volta il mix, e l'ho rifatto da capo. Ho usato un MacBook Air di 6 anni fa, con 2 casse hi fi molto buffe. All'inizio non ce la facevo, mi ero bloccato perché non avevo l'attrezzatura professionale per mixarlo, ma piano piano mi sono deciso di nuovo a provarci con quello che avevo, anche se era pochissimo, e ce l'ho fatta, ma senza l'aiuto di Lapo non sarebbe di certo venuto così. Per quanto riguarda il cantato in italiano non me ne sono curato molto, è stato parte del processo di ricerca dell'incontro tra le parole e le musiche, legate a quella determinata esperienza che ho chiamato “Tooting Bec”.


Com'è per un musicista italiano lavorare a Londra? Si paga il fatto di venire da una "periferia"musicale?

Questa dualità ti fotte, genera contrasto, polemica. Come se ci fosse rassegnazione, che l'italiano è sempre sfigato.  Per un musicista italiano è  persino difficile lavorare in Italia, se poi dobbiamo anche pensare a come questo si traduca qui a Londra siamo fritti. C'è uno scalino da superare, quello della paura degli ostacoli, penso che se trovi l'energia e l'entusiasmo, la forza per fare quello che ti piace, i limiti non esistono, cioè sono quelli dove arriva la tua immaginazione. Diciamo che a Londra sperimento il fatto di ricevere più stimoli, di avere la forza di rivolgere i miei pensieri lontano.


E in Italia? Hai suonato, tra l'altro, con i Verdena. Cosa ne pensi della nostra scena?

Sì, ho suonato con i Verdena che sono stati la rappresentazione di un'esperienza e un percorso lungo e vario, soddisfacente ma non l'unica soddisfazione (vedi Water in Face, Supravisitor, Criminal Jokers con Francesco Motta). Ci sono molte forze che ti spingono a fare delle cose che ti fanno stare bene, penso che l'unico segreto stia nel coglierle. Credo che la scena italiana sia forte, è la nostra italianità a sporcare il tutto, il nostro modo di pensare.


"Tooting Bec" esce non per una etichetta discografica ma per una casa editrice. Come mai questa scelta?

In sintesi, l'Italia è così piccola che ci si pesta i piedi, gli artisti si buttano alla rinfusa alla ricerca del trend da inseguire a tutti i costi prima di chiunque altro, ma non capiscono che facendo così non fanno altro che creare ancora più pantano, è per questo che mi sono proposto alla casa editrice NEXUS; secondo me ci vorrebbe un po' più di fantasia e ultima cosa, smettere di cantare in italiano, perché così facendo si rimane confinati in Italia e si sa che per ora siamo come una colonia di gabbiani, ognuno arraffa all'altro ciò che può. Io farò così. Forse tutto il male sembrano gli artisti, ma poi si cade nel solito ciclo: se dai da mangiare pattume alle galline poi loro diventano spennate. E i fattori poi cosa fanno? Ne prendono atto, mica rischiano. Chi ha il pattume più abbondante? Voi? Ok siete prodotti. Poi chissà magari un giorno la situazione cambierà, sì che cambierà.



Parliamo di "Eggregora", il remix che condividi con Riserva Indie.

Potete immaginarvi vivere a London in casa con un produttore, è quello che è successo a me, Lapo mi ha sempre aiutato a migliorare il mio lato tecnico per quanto riguarda la production, da lui ho imparato moltissimo seguendo passo per passo tutti i suoi lavori. Esattamente nel modo in cui è nata "Vento Solare" su cui lui ha praticamente suonato tutto, ci siamo messi lì con Eggregora, partendo dalle tracce di voce e basta. Ha aumentato notevolmente il BPM e abbiamo composto insieme tutto il resto intorno, è il primo remix che affronto, è stata una esperienza notevole, dopo le migliaia di ore passate a sistemare un brano per poi sentirlo cambiare così dal vivo è qualcosa da provare, assolutamente.


Il mio brano preferito dell'album è la splendida ballata "Lettore di ologrammi". "Questi sono gli esseri umani che resistono al mondo", è una frase che mi ha colpito molto. Vuoi parlare più nel dettaglio del brano?

Mi ricorda un rapporto di coppia segreto, un amore che ridicolizza l'altro, una escalation di sofferenza amorosa, che piano sposta l’asticella da un amore verso il singolo all'amore verso la moltitudine, piano piano avvicina il soggetto al suo ruolo sociale e lo sbeffeggia nella sua ingenuità. Poi c'è il lato della presa di coscienza, dove il risultato di tutto il vissuto personale non è nient'altro che un confronto col proprio Sé. Nel momento della perdita del Velo dove si mostra l'immensità dell'esserci l'attore soffre di fronte a tutto questo infinito, ha paura e fugge, rifugiandosi di nuovo nella dualità, ma con un ricordo indelebile dell'Unione. Dove i suoi occhi vedono quello che il Re del Mondo ha fatto. Non so se possa funzionare, è il ciclo, dipende dal tono che vuoi dare, si rischia di scervellare nel dare una interpretazione, magari chi legge è abituato a robe più soft, è il brano di passaggio al prossimo disco, in quei giorni ho fatto l'esperienza più bella della mia vita. Non ho una cartuccia più soft ora come ora, forse, mannaggia.


Per chiudere parliamo dei prossimi live e dei contatti per acquistare il disco o scoprire la tua musica.

Mi sento come quando ho fatto due anni in uno alle superiori per togliermi da quella cavolo di scuola che frequentavo, ho preso anche la patente in quel periodo e lavoravo come un matto per pagarmi gli studi e comprarmi pure un amplificatore all'età di 18 anni, ci dovrebbe essere l'applicazione per quello che ho fatto alla tua età. È il ciclo. Ora lavoro a Bagel Factory e faccio 6 mesi tra pochissimo, festeggerò con un bagel rigorosamente vegano.


Ora devo andare perché a mezzanotte riparte la deframmentazione del disco rigido e devo andare da Lui. Se un matto fa ironia cosa succede? Ciao e grazie Riserva, ciao e grazie tu che hai letto!



Clicca play sul lettore di Mixcloud qui sotto per ascoltare il remix di "Eggregora"

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