lunedì 31 agosto 2015

Tre racconti a 33 giri : "Crank" degli Almighty (Lato A) // Testo di Ljubo Ungherelli

TRE RACCONTI A 33 GIRI

Come un Flaubert trascinato di peso nell’iconografia rock’n’roll. Tre racconti ispirati ai testi di altrettanti LP, ciascuno filologicamente suddiviso in lato A e lato B...


2). THE ALMIGHTY – CRANK (1994)
LATO A: “ULTRAVIOLENT” “WRENCH” “THE UNREAL THING” “JONESTOWN MIND” “MOVE RIGHT IN” “CRANK AND DECEIT”


Sarà stata la crisi del settimo anno, arrivata peraltro in largo anticipo, o chissà che altro. Fatto sta che la nostra relazione giunse al capolinea, e nemmeno in modo troppo sfumato. No, fu proprio un finale ultraviolento.
Riavvolgendo il nastro, lentamente, in modo esasperante, ricordo che cercai di mettermi in salvo, ma lei mi aveva già depennato dalle sue priorità.
Quando riuscirò a sentirmi bene come vorrei, mi chiedevo. Non avevo una risposta. Non nell’immediato comunque, su quello non vi era dubbio. Nient’altro da dichiarare. Nient’altro da dimostrare.
Era come se accumulassi vagonate di frustrazione nella mia mente a causa di quella situazione. Avevo quasi lasciato scoperto il mio punto debole,e lei, perfidamente, mi aveva quasi strappato un sorriso.
Quel tiramolla stava iniziando ad assomigliare a una condanna a vita in un infimo paesucolo di provincia, e dovevo cercare di darci un taglio.
“La stai prendendo nel modo sbagliato, e credi che vada tutto bene”, le rinfacciavo.
Lasciai quel posto tale e quale a come l’avevo trovato. Ero in confusione ma dovevo pur fare qualcosa. Quand’ero ragazzo, non sapevo cosa volevo fare da grande. Mi rincuorava non essere cambiato granché.
Una volta che me ne fui andato, continuai tuttavia a percorrere a ritroso i pertugi più oscuri di quella storia.
Stentavo a credere che, in un modo o nell’altro, mi avesse strappato di mano tutto ciò che avevo.
Mi sentivo costantemente sott’attacco, come se ogni cosa che dicevo venisse strumentalizzata e ritortami contro.
“Sarà bene tu decida da che parte vuoi stare.” Ma non ricevevo segnali d’assenso. Anzi, in quello stato di perpetua tensione, mentire era naturale quanto respirare. Lei non raccolse mai il mio invito a mostrarsi all’altezza della situazione.
“Dici che ti dispiace andartene, eh? Allora lascia che ti aiuti a levare le tende.” Le nostre ultime conversazioni erano di questo tenore.
Mi sentivo pugnalato alle spalle, ingannato su tutta la linea. Tante chiacchiere, ma in fondo non ci credeva nemmeno lei. Cos’è che le dava il diritto di raccogliere i pezzi uno dopo l’altro fino a prendersi tutto il resto della mia vita?
Non ero spaventato al pensiero d’aver torto, come cantavano gli Hüsker Dü. Ero semplicemente atterrito al pensiero d’aver ragione.
Ogni aspetto della nostra routine aveva smesso di funzionare. Alla fine, avevo tutto ciò di cui avevo bisogno per essere libero. Avevo la masturbazione e la tv via cavo. Avrei potuto accontentarmi e continuare a trascinarmi. Invece cercavo d’insistere, perché in fondo ci tenevo, e m’illudevo che ci tenesse anche lei.
Contemporaneamente, cercavo una via d’uscita, magari solo una valvola di sfogo. Ogni volta però ci ritrovavamo al punto di partenza, sempre più deteriorati e distanti anche sotto lo stesso tetto.
“E non cercare di farmi dei favori!”, sbottai una sera. “È solo che la vita a volte mi rende nervoso”, risposi sarcastico al suo sguardo incredulo.
La situazione non poteva che degenerare. Ormai non faceva più una cazzo di differenza, non credevo più in un cazzo di niente.
Non andavo più a dormire la sera. Le tre di notte conoscevano ogni mio segreto, tant’è che avrei potuto essere chiunque, anche se in realtà ero pur sempre qualcuno che ero già in precedenza.
Ero in piedi da settimane, insonne, tenuto su da robe strane e inganni, e pretendevo che lei fosse in piena sintonia con quel modo di vivere. Stavo cedendo.
“Mi conosci meglio di quanto io stesso mi conosca”, confessai. Ma era un’ammissione di resa.

La spazzatura iniziava a emanare un odore quasi gradevole, ed io cominciavo a sentirmi obsoleto. Dovevo mettere un punto.


Per rileggere i primi due racconti di Ljubo tratti da "Troublegum"dei Therapy clicca qui e qui

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