domenica 29 gennaio 2012

L'INDIE-TORIALE DELLA SETTIMANA : DIRITTI NEGATI

Parlare di "agevolazioni" e "aiuti" ai giovani musicisti in Italia mi porta subito alla mente il titolo di un famoso libro di Tommaso Moro, "Utopia".
Neppure nelle esecuzioni dei propri brani durante un dj set o un concerto, una giovane band (magari al primo album) ha la certezza di aver riconosciuto una piccola percentuale di denaro da reinvestire nella propria attività (strumenti e spostamenti costano, specie se non si hanno le diarie dei politici).
Per un sistema messo a punto da qualche "cima" (di cui io, nonostante enormi sforzi, difficilmente sarei in grado anche solo di ambire a lustrargli le scarpe), esiste un meccanismo di "presunzione di esecuzione" per cui se durante una serata in un club io (dj) "suono", ad esempio, Bologna Violenta e Albanopower, i diritti d'autore relativi a quelle esecuzioni vanno per i 4/5 a una "cupola" formata dagli artisti che vendono più dischi.
E perchè?
Il concetto è questo : tu, dj sfigato che passi musica indie, compili il borderò SIAE in maniera fasulla, indicando nomi di artisti "tuoi amici " e "noi", invece, sappiamo che tu passi tutt'altra musica (perchè il tuo pubblico non puo' essere così intelligente da ascoltare "altra" musica) per cui ti diciamo noi dove vanno i diritti maturati nel passaggio.
In parole povere: io passo i Remstein e il Teatro degli Orrori e i diritti vanno a Venditti e Lucio Dalla (attenti al lupo, attenti al lupo...)
E' una tipicità tutta italiana quella di creare carrozzoni a livello comunale, provinciale o statale, funzionali solo ad autoalimentarsi alle spalle di chi (gli iscritti) produce ricchezza.
Qualche nome a random: camere di commercio, provincie, regioni, municipalizzate (l'elenco sarebbe lunghissimo e non vorrei tediare nessuno) e a livello musical popolare : la siae.
Ovviamente carrozzoni utilissimi a imbarcare amici, amici degli amici, amanti, amanti degli amici.
Naturalmente tutta gente "preparatissima" su musica e derivati.
Mentre altrove (Francia, ad esempio) chi riscuote i diritti d'autore (la siae francese) ne reinveste una parte per sostenere musicisti (meritevoli, non amici degli amici). In Italia tutta la "torta" (e sono un sacco di quattrini) viene "spartita" (mai termine fu più azzeccato) con criteri a dir poco "scellerati" (vorrei usare un altro termine ma mi sono appena confessato e il mio parroco mi ha invitato ad evitare il turpiloquio).
Un piccolo esempio di "italianità" nella ripartizione dei diritti d'autore con l'articlo di Marco Topini su genova.erasuperba.it

Accompagno un amico all’ufficio SIAE di Genova, necessita di un’informazione circa dei passaggi radio di una sua canzone. Il mio amico è bravo, ha talento, e si sta sbattendo come un matto per cercare di farlo notare a qualcun altro a parte me. Il mio amico ottiene circa duemila passaggi radio; possiamo capire che questa è una cifra che farebbe sorridere Ligabue o Vasco Rossi, ma per un autore emergente è un ottimo risultato.
Ma arriviamo al punto. Il nostro emergente inizia ad insospettirsi quando viene informato da uno degli operatori radio che passa il suo singolo che non è obbligato a compilare il borderò (modulo in cui si certifica l’esecuzione di un determinato brano, specificando l’autore; una volta consegnato alla SIAE, il borderò consente l’attribuzione dei diritti d’autore). Domanda: come può la SIAE pagare un autore se nulla attesta che il suo brano è stato eseguito? Risposta, semplice e disarmente: non può. Come sarebbe non può? E dei suoi duemila passaggi radio che se ne fa il nostro? Semplice, niente.
Proviamo a metterci in contatto con un ufficio di Roma (a Genova non sanno), e una signorina ci spiega molto serenamente che i passaggi radio “locali” non hanno una ripartizione analitica; per i 2/3 vengono distribuiti sulla base del reddito prodotto dalla vendita dei propri dischi, e per il restante terzo sulla base del numero dei bollini SIAE acquistati dall’autore.
Tradotto dal burocratese: i soldi non ti arrivano, puoi farne anche un milione di passaggi radio su emittenti locali, non conta nulla. Più guadagni (o meglio, nel caso dei bollini, più soldi versi nelle casse della Siae) e più ti pago. Un Robin Hood moderno, che ruba ai poveri per dare ai ricchi. Divertente no? Concludo con questo breve aneddoto. Una volta Moni Ovadia mi disse: “Piuttosto che far finire soldi nel calderone, mi attribuirei l’Amleto di Shakespeare!” Auguri amico!

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