giovedì 11 febbraio 2016

ULTIMO TOUR SULLA LUNA // CAPITOLO 2 : CONOSCENDOTI SARA' UNA LUNGA SERIE - UN ROMANZO DI LJUBO UNGHERELLI


Ecco il secondo capitolo di "Ultimo Tour sulla Luna",il romanzo di Ljubo Ungherelli pubblicato in esclusiva sul  blog di Riserva Indie con un capitolo a settimana ogni Giovedì a partire dal 4 Febbraio.Il romanzo è una grande satira del mondo indie italiano visto attraverso le vicende di una band ,2Dualità, e del loro tour realizzato attraverso una campagna di crowdfunding.Per leggere i capitoli già pubblicati cliccate qui.


Capitolo 2

Conoscendoti sarà una lunga serie

La Luna approdò nello spiazzo buio e acquitrinoso che era il parcheggio sul retro del Sandy’s, locale genovese che avrebbe ospitato il primo dei loro sette concerti.
“Fermo lì!”, intimò Vicni a Guy, il quale, sceso dal minivan, si apprestava a dirigersi dentro. “Dobbiamo farci una foto di trionfo annunciato da condividere su Instagram, Facebook e Twitter per ricordare al nostro pubblico che esistiamo e stiamo per dare il via a un supertour!”
“Nemmeno il tempo di sgranchirmi le gambe, che sono già chiamato al primo shooting di quella che conoscendoti sarà una lunga serie?”
“Non è il primo, sciocchino. Una foto l’ho già condivisa un paio d’ore fa, cosa credi? Un bello scorcio di cavalli al pascolo sul lato dell’autostrada. Bello ma sfocato. Ora prendi per l’orecchio quel tipo appena uscito ciondolante dal locale, ficcagli in mano il mio smartphone e digli di farci una foto qui davanti al furgone. E mettiamoci in modo da coprire quel cavolo di logo della Luna!”
“Certo sei proprio una professionista dello spam! E a livelli ossessivi!”
“A ognuno il suo. D’altronde, voi uomini siete interessati più che altro alla virilità. A me invece interessa la viralità!”
Erano quattro anni che il progetto 2 Dualità era in piedi. Guy all’epoca era appena diciannovenne ma, cresciuto in un ambiente familiare con più musicisti che parenti, si era avvicinato giovanissimo alle sette note e poteva già vantare una notevole esperienza in vari gruppi di zona.
Una sera era stato invitato a provare con una band di amici fresca di separazione dal bassista. Lui, che si dilettava con diversi strumenti a corda, aveva accettato, e al momento di tornarsene a casa era un membro effettivo del quartetto. Suonavano un indie folk che era abbastanza in auge, e per questo nutrivano l’ambizione di emanciparsi dalla loro nicchia provinciale, che gli consentiva comunque di suonare parecchio nel circondario.


Fatto sta che quel gruppo, quattro anni più tardi, era ufficialmente ancora attivo, benché i tentativi di allargare il giro fossero stati vani e all’orizzonte non vi fosse null’altro se non un paio di concerti al mese nei soliti posti dove si esibivano da sempre.
Viceversa, la sezione ritmica, riscontrata un’intesa musicale e personale, aveva dato vita a quello che inizialmente era un progetto parallelo “da cameretta”, che permettesse alla percussionista e al nuovo bassista di sperimentare sonorità alternative a quelle della band in cui militavano.
Guy e Vicni avevano così iniziato a incontrarsi nella medesima sala prove del gruppo madre. Parlavano di gatti, della frustrazione per l’inconcludenza del gruppo, di ciò che avrebbero desiderato fare “da grandi” (ossia di lì a pochi mesi). E soprattutto suonavano, alla ricerca di un’identità che li definisse.
Tante erano le cose che li univano, quante quelle che li dividevano. Lei era umorale, cinica, talvolta intrattabile per quanto sapesse essere dolce e comprensiva. Lui cercava in modo finanche eccessivo di apparire cazzone, di non prendersi sul serio, nonché di mantenere un contegno equilibrato, che però tradiva una vivacità che, sovreccitata dall’alcol, tendeva a renderlo arrembante.
Il nome che si erano scelti, 2 Dualità, ne inquadrava bene affinità e contraddizioni. Lavorando tanto sulla musica quanto sui loro personaggi, erano riusciti ad abbattere qualche barriera che all’altro loro gruppo appariva insormontabile, in primis farsi conoscere fuori dalle mura cittadine. Pervasi da una costante tensione emotiva, intellettuale e artistica, si erano evoluti da piacevole passatempo ad attività primaria.
I primi singoli, “La luna di ieri” e il lentone “Continua”, non erano passati inosservati. Alcune webzine li avevano elogiati in sede di recensione, e una di esse li aveva addirittura chiamati a suonare (seppure in uno slot di rincalzo) in una rassegna che patrocinava ogni estate con discreto clamore mediatico.

I due ragazzi, colti sulle prime alla sprovvista, avevano poi cavalcato l’onda con disinvoltura. Concerti, interviste, la realizzazione dell’omonimo album d’esordio, autoprodotto ma patrocinato dalla struttura che nel frattempo li aveva presi in cura, e fungeva con i rispettivi referenti da etichetta discografica, ufficio stampa e booking. Si trattava pur sempre di numeri esigui in termini di vendite, ma erano numeri in crescita, e gli stavano procurando una certa credibilità nell’ambiente cosiddetto indie. Credibilità rincarata da un’assidua presenza live e social, col pubblico reale e virtuale tenuto sulla corda dalla pubblicazione dell’EP didascalicamente intitolato “Gioco esteso”, che raccoglieva i primi quattro singoli, “Asma cardiaca” e “Mangiatori di loto” oltre a “La luna di ieri” e “Continua”.



L’imberbe cantautore western con le pistole giocattolo legate alla vita e la camicia sbottonata per metà, e al suo fianco la presunta sorella–amante, una psicotica dark lady che univa a una scabrosa sensualità il talento di polistrumentista non convenzionale. Funzionava, con buona pace dei pretestuosi accostamenti con i White Stripes, peraltro fomentati da loro stessi.
Con la pubblicazione del secondo disco, “Due di coppia”, il duo aveva deciso di alzare ulteriormente l’asticella. Mentre fioccavano recensioni entusiastiche, spesso manovrate dall’ufficio stampa, che a colpi di conflitti d’interesse s’insinuava nelle redazioni per ottenere voti elevati ed elogi da critici compiacenti, e i concerti erano numerosi, sia nei locali in primavera, sia in sagre e festival estivi, 2 Dualità avevano lanciato una curiosa iniziativa: una campagna di crowdfunding per portare la band in tour per una settimana filata. Al bando i tautologici live del weekend, baldoria venerdì e sabato e mortorio gli altri giorni: loro avrebbero suonato ogni sera!
Come prima mossa, i fan erano stati chiamati a votare via Facebook e Twitter il luogo dove avrebbero voluto assistere a un’esibizione del gruppo, così da localizzare sette zone d’Italia dove 2 Dualità avrebbero avuto terreno più fertile per organizzare i concerti. A quel punto, era partito il crowdfunding vero e proprio: erano stati creati sette “gruppi d’interesse locale”, ossia dei fan club virtuali nelle cui casse era possibile donare i soldi necessari all’ingaggio della band in una delle aree votate tramite il sondaggio sui social network. Se anche una sola delle sette collette non avesse raggiunto il 100%, l’intero tour non avrebbe avuto luogo. Ma trattandosi di cifre non esorbitanti, e orchestrando un efficace battage online, 2 Dualità erano riusciti a raggiungere e superare l’obiettivo, coprendo in massima parte le spese che avrebbero dovuto sostenere, incluso il loro cachet.
Naturalmente, coloro che avevano finanziato il tour avrebbero ricevuto in cambio svariate ricompense a seconda di quanto avevano versato. C’erano i premi più scontati e banali, dischi, magliette e altri gadget, così come ingressi omaggio ai concerti, fino alla cena assieme alla band prima del live. Non mancavano neppure retribuzioni più originali, quali la possibilità d’essere riportati a casa dopo il concerto a bordo della Luna (purché in un raggio di 20 chilometri dal locale), o quella di salire sul palco per una non ben precisata “performance estemporanea”. Gli amici degli animali potevano poi scegliere di ricevere a domicilio una fornitura di cibo per gatti griffata 2 Dualità, il cui logo veniva apposto su normalissime scatolette da discount.
Infine, per cifre astronomiche, ai fan di sesso maschile era concessa l’opportunità di godere di un lungo bacio in bocca con la lingua da parte di Guy. Allo stesso prezzo, le fan di sesso femminile potevano ricevere analogo trattamento da parte di Vicni.
A domandare di chi fosse stata l’idea, ogni membro del gruppo e del suo entourage ne avrebbe rivendicato la paternità: in realtà, il piano era stato messo a punto in maniera progressiva col contributo di tutti. Vicni aveva apposto la prima pietra, sostenendo che per il livello che avevano raggiunto, era il momento giusto per giocarsi la carta del crowdfunding, divenuto strumento basilare di sopravvivenza per gli artisti indipendenti, privi del supporto di una discografia estinta al pari dei dinosauri e della capigliatura mullet.
Il “Tour sulla Luna”, com’era stato ribattezzato, partiva da Genova e doveva rivelarsi un successo. Dalle riunioni che avevano tenuto nell’ufficio del management, era emerso che quel breve giro di concerti aveva maggior rilievo rispetto al cruciale terzo disco, che pure avrebbe dovuto rappresentare la loro consacrazione e al quale avrebbero iniziato a lavorare nei mesi successivi.
Intanto, là fuori era soprattutto un senso di desolazione ad avvolgere lo scenario. Guy si riscosse al pensiero che di lì a qualche ora l’atmosfera sarebbe stata calda e frenetica. La musica, la gente che ballava e beveva, le ragazze, e i ragazzi. Vicni era invece assorta nella digitazione sul touch screen del suo prezioso cellulare.
Guy le accarezzò la testa, com’era uso fare con la sua gatta Sheena. Distolta dallo smartphone, fu pronta ad aiutarlo a scaricare strumenti e quant’altro e portare tutto nel locale per montare il palco.
“Due!”, gridò, lanciando in aria la custodia della chitarra e riprendendola al volo con studiata leggiadria.

“Dualità!”, fece di rimando lei, e gettò in avanti il trolley a guisa di palla da bowling. Quello, percorso qualche metro in linea nemmeno troppo retta, si accasciò al suolo, in attesa che la proprietaria lo raggiungesse e lo conducesse al sicuro in camerino.

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