Ecco il secondo capitolo di "Ultimo Tour sulla Luna",il romanzo di Ljubo Ungherelli pubblicato in esclusiva sul blog di Riserva Indie con un capitolo a settimana ogni Giovedì a partire dal 4 Febbraio.Il romanzo è una grande satira del mondo indie italiano visto attraverso le vicende di una band ,2Dualità, e del loro tour realizzato attraverso una campagna di crowdfunding.Per leggere i capitoli già pubblicati cliccate qui.
Capitolo 2
Conoscendoti sarà una lunga
serie
La
Luna approdò nello spiazzo buio e acquitrinoso che era il parcheggio sul retro
del Sandy’s, locale genovese che avrebbe ospitato il primo dei loro sette
concerti.
“Fermo
lì!”, intimò Vicni a Guy, il quale, sceso dal minivan, si apprestava a
dirigersi dentro. “Dobbiamo farci una foto di trionfo annunciato da condividere
su Instagram, Facebook e Twitter per ricordare al nostro pubblico che esistiamo
e stiamo per dare il via a un supertour!”
“Nemmeno
il tempo di sgranchirmi le gambe, che sono già chiamato al primo shooting di quella che conoscendoti sarà
una lunga serie?”
“Non
è il primo, sciocchino. Una foto l’ho
già condivisa un paio d’ore fa, cosa credi? Un bello scorcio di cavalli al
pascolo sul lato dell’autostrada. Bello ma sfocato. Ora prendi per l’orecchio
quel tipo appena uscito ciondolante dal locale, ficcagli in mano il mio smartphone e digli di farci una foto qui
davanti al furgone. E mettiamoci in modo da coprire quel cavolo di logo della
Luna!”
“Certo
sei proprio una professionista dello spam! E a livelli ossessivi!”
“A
ognuno il suo. D’altronde, voi uomini siete interessati più
che altro alla virilità. A me invece interessa la viralità!”
Erano quattro anni che il progetto 2
Dualità era in piedi. Guy all’epoca era appena diciannovenne ma, cresciuto in
un ambiente familiare con più musicisti che parenti, si era avvicinato
giovanissimo alle sette note e poteva già vantare una notevole esperienza in
vari gruppi di zona.
Una sera era stato invitato a provare
con una band di amici fresca di separazione dal bassista. Lui, che si dilettava
con diversi strumenti a corda, aveva accettato, e al momento di tornarsene a
casa era un membro effettivo del quartetto. Suonavano un indie folk che era
abbastanza in auge, e per questo nutrivano l’ambizione di emanciparsi dalla
loro nicchia provinciale, che gli consentiva comunque di suonare parecchio nel
circondario.
Fatto sta che quel gruppo, quattro anni
più tardi, era ufficialmente ancora attivo, benché i tentativi di allargare il
giro fossero stati vani e all’orizzonte non vi fosse null’altro se non un paio
di concerti al mese nei soliti posti dove si esibivano da sempre.
Viceversa, la sezione ritmica,
riscontrata un’intesa musicale e personale, aveva dato vita a quello che
inizialmente era un progetto parallelo “da cameretta”, che permettesse alla
percussionista e al nuovo bassista di sperimentare sonorità alternative a
quelle della band in cui militavano.
Guy e Vicni avevano così iniziato a
incontrarsi nella medesima sala prove del gruppo madre. Parlavano di gatti,
della frustrazione per l’inconcludenza del gruppo, di ciò che avrebbero
desiderato fare “da grandi” (ossia di lì a pochi mesi). E soprattutto
suonavano, alla ricerca di un’identità che li definisse.
Tante
erano le cose che li univano, quante quelle che li dividevano. Lei era umorale,
cinica, talvolta intrattabile per quanto sapesse essere dolce e comprensiva.
Lui cercava in modo finanche eccessivo di apparire cazzone, di non prendersi
sul serio, nonché di mantenere un contegno equilibrato, che però tradiva una
vivacità che, sovreccitata dall’alcol, tendeva a renderlo arrembante.
Il
nome che si erano scelti, 2 Dualità, ne inquadrava bene affinità e
contraddizioni. Lavorando tanto sulla musica quanto sui loro personaggi, erano
riusciti ad abbattere qualche barriera che all’altro loro gruppo appariva
insormontabile, in primis farsi conoscere fuori dalle mura cittadine. Pervasi
da una costante tensione emotiva, intellettuale e artistica, si erano evoluti
da piacevole passatempo ad attività primaria.
I
primi singoli, “La luna di ieri” e il lentone “Continua”, non erano passati
inosservati. Alcune webzine li avevano elogiati in sede di recensione, e una di
esse li aveva addirittura chiamati a suonare (seppure in uno slot di rincalzo) in una rassegna che
patrocinava ogni estate con discreto clamore mediatico.
I
due ragazzi, colti sulle prime alla sprovvista, avevano poi cavalcato l’onda
con disinvoltura. Concerti, interviste, la realizzazione dell’omonimo album
d’esordio, autoprodotto ma patrocinato dalla struttura che nel frattempo li
aveva presi in cura, e fungeva con i rispettivi referenti da etichetta
discografica, ufficio stampa e booking. Si trattava pur sempre di numeri esigui
in termini di vendite, ma erano numeri in crescita, e gli stavano procurando
una certa credibilità nell’ambiente cosiddetto indie. Credibilità rincarata da
un’assidua presenza live e social, col pubblico reale e virtuale tenuto sulla
corda dalla pubblicazione dell’EP didascalicamente intitolato “Gioco esteso”,
che raccoglieva i primi quattro singoli, “Asma cardiaca” e “Mangiatori di loto”
oltre a “La luna di ieri” e “Continua”.
L’imberbe
cantautore western con le pistole giocattolo legate alla vita e la camicia
sbottonata per metà, e al suo fianco la presunta sorella–amante, una psicotica
dark lady che univa a una scabrosa sensualità il talento di polistrumentista
non convenzionale. Funzionava, con buona pace dei pretestuosi accostamenti con
i White Stripes, peraltro fomentati da loro stessi.
Con
la pubblicazione del secondo disco, “Due di coppia”, il duo aveva deciso di
alzare ulteriormente l’asticella. Mentre fioccavano recensioni entusiastiche,
spesso manovrate dall’ufficio stampa, che a colpi di conflitti d’interesse
s’insinuava nelle redazioni per ottenere voti elevati ed elogi da critici
compiacenti, e i concerti erano numerosi, sia nei locali in primavera, sia in
sagre e festival estivi, 2 Dualità avevano lanciato una curiosa iniziativa: una
campagna di crowdfunding per portare
la band in tour per una settimana filata. Al bando i tautologici live del
weekend, baldoria venerdì e sabato e mortorio gli altri giorni: loro avrebbero
suonato ogni sera!
Come
prima mossa, i fan erano stati chiamati a votare via Facebook e Twitter il
luogo dove avrebbero voluto assistere a un’esibizione del gruppo, così da
localizzare sette zone d’Italia dove 2 Dualità avrebbero avuto terreno più
fertile per organizzare i concerti. A quel punto, era partito il crowdfunding vero e proprio: erano stati
creati sette “gruppi d’interesse locale”, ossia dei fan club virtuali nelle cui
casse era possibile donare i soldi necessari all’ingaggio della band in una
delle aree votate tramite il sondaggio sui social
network. Se anche una sola delle sette collette non avesse raggiunto il
100%, l’intero tour non avrebbe avuto luogo. Ma trattandosi di cifre non
esorbitanti, e orchestrando un efficace battage online, 2 Dualità erano
riusciti a raggiungere e superare l’obiettivo, coprendo in massima parte le
spese che avrebbero dovuto sostenere, incluso il loro cachet.
Naturalmente,
coloro che avevano finanziato il tour avrebbero ricevuto in cambio svariate
ricompense a seconda di quanto avevano versato. C’erano i premi più scontati e
banali, dischi, magliette e altri gadget, così come ingressi omaggio ai
concerti, fino alla cena assieme alla band prima del live. Non mancavano
neppure retribuzioni più originali, quali la possibilità d’essere riportati a
casa dopo il concerto a bordo della Luna (purché in un raggio di 20 chilometri
dal locale), o quella di salire sul palco per una non ben precisata
“performance estemporanea”. Gli amici degli animali potevano poi scegliere di
ricevere a domicilio una fornitura di cibo per gatti griffata 2 Dualità, il cui
logo veniva apposto su normalissime scatolette da discount.
Infine,
per cifre astronomiche, ai fan di sesso maschile era concessa l’opportunità di
godere di un lungo bacio in bocca con la lingua da parte di Guy. Allo stesso
prezzo, le fan di sesso femminile potevano ricevere analogo trattamento da
parte di Vicni.
A
domandare di chi fosse stata l’idea, ogni membro del gruppo e del suo entourage
ne avrebbe rivendicato la paternità: in realtà, il piano era stato messo a
punto in maniera progressiva col contributo di tutti. Vicni aveva apposto la
prima pietra, sostenendo che per il livello che avevano raggiunto, era il
momento giusto per giocarsi la carta del crowdfunding,
divenuto strumento basilare di sopravvivenza per gli artisti indipendenti,
privi del supporto di una discografia estinta al pari dei dinosauri e della
capigliatura mullet.
Il
“Tour sulla Luna”, com’era stato ribattezzato, partiva da Genova e doveva rivelarsi un successo. Dalle
riunioni che avevano tenuto nell’ufficio del management, era emerso che quel
breve giro di concerti aveva maggior rilievo rispetto al cruciale terzo disco,
che pure avrebbe dovuto rappresentare la loro consacrazione e al quale
avrebbero iniziato a lavorare nei mesi successivi.
Intanto,
là fuori era soprattutto un senso di desolazione ad avvolgere lo scenario. Guy
si riscosse al pensiero che di lì a qualche ora l’atmosfera sarebbe stata calda
e frenetica. La musica, la gente che ballava e beveva, le ragazze, e i ragazzi.
Vicni era invece assorta nella digitazione sul touch screen del suo prezioso cellulare.
Guy
le accarezzò la testa, com’era uso fare con la sua gatta Sheena. Distolta dallo
smartphone, fu pronta ad aiutarlo a
scaricare strumenti e quant’altro e portare tutto nel locale per montare il
palco.
“Due!”,
gridò, lanciando in aria la custodia della chitarra e riprendendola al volo con
studiata leggiadria.
“Dualità!”,
fece di rimando lei, e gettò in avanti il trolley
a guisa di palla da bowling. Quello, percorso qualche metro in linea nemmeno
troppo retta, si accasciò al suolo, in attesa che la proprietaria lo
raggiungesse e lo conducesse al sicuro in camerino.
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