sabato 1 marzo 2025

PERTURBAZIONE - LA RIVOLUZIONE GENTILE DEL ROCK ITALIANO - TESTO A CURA DI LUCA STRA #DIAMANTINASCOSTI


E sono già 55 gli anni de “La Buona Novella” di Fabrizio De André, un traguardo senz’altro importante, ma, a dire il vero, non meramente celebrativo, trattandosi di un disco che, ancora oggi, suona all’avanguardia e sovversivo, osando raccontare Gesù attraverso i Vangeli Apocrifi. Questa è una storia ben nota ai Perturbazione, che, colta al volo l’occasione, ne hanno registrato una loro versione dal vivo a Varallo Sesia nel 2010. La band, che attualmente trova il proprio baricentro artistico e creativo in Tommaso Cerasuolo alla voce, nei fratelli Rossano, batteria, Cristiano Lo Mele, chitarre e tastiere e nel basso di Alex Baracco, ha dato una veste nuova al capolavoro del cantautore genovese conservandone intatto lo spirito ma, allo stesso tempo, arricchendone la brillantezza con alcune collaborazioni di peso, come Alessandro Raina – prima nei Giardini di Mirò, poi negli Amour Fou e ora autore per alcuni interpreti di primo piano come Malika Ayane- il fisarmonicista Dario Mimmo e l'attrice Paola Roman. Abbiamo avuto l’occasione di conversare con Tommaso Cerasuolo e, quindi, di approfondire, oltre alla versione perturbata de “La Buona Novella”, anche l’intera carriera della band rivolese. Tommaso ci ha infatti spiegato che la scintilla che ha dato vita a “La Buona Novella (Live)”, pubblicato a marzo 2024, è stata la collaborazione con la Scuola di scrittura Holden di Alessandro Baricco. Dal lavoro preparatorio in vista del concerto di Varallo nacque poi l’idea di inserire interventi di altri artisti quali appunto Alessandro Raina, Dario Mimmo e Paola Roman. A livello sonoro colpisce come la versatilità della voce di Tommaso gli consenta di cantare in un registro più basso rispetto alla sua “confort zone”. Inoltre i molti strati ed intarsi musicali dell’opera originale di De André sono stati esaltati nel pieno rispetto dell’originale. Ma la lunga carriera dei Perturbazione merita un discorso molto più vasto che cerchi, almeno in piccola parte, di dipanare quel lungo filo, prima sottile come un capello, poi via via più solido che ha portato il gruppo da una cittadina della cintura di Torino al palco di Sanremo e allo status di stelle di prima grandezza nel panorama della musica italiana. E allora partiamo dall’inizio, come in ogni libro. Dopo dieci anni di prove, sudore, frustrazione e piccoli spunti su cui costruire, felici di aver trovato una piccola vena d’oro nel 1998 i Perturbazione autoproducono la loro opera prima, cantata interamente in inglese. Il pezzo da cui partì quell’avventura chiamata “Waiting to happen” fu “Violet”, composta nel 1992. Ascoltandola oggi colpisce come già fosse presente e a fuoco la complessa semplicità nella costruzione delle canzoni. L’iniziale “See the sky above” risente, come ci ha confermato lo stesso Tommaso, dei ripetuti ascolti dei R.E.M. In effetti la voce di Tommaso Cerasuolo suona molto simile a quella del frontman della band di Athens, sia nella scrittura che nel timbro. Quattro anni più tardi, con la consapevolezza di avere gambe più solide su cui camminare ecco che esce “In circolo”, con Santeria /Audioglobe. E’ l’epoca storica in cui il cantato indie rock in italiano aveva già trovato sponda, per citare due band di grande successo, nei Marlene Kuntz e negli Afterhours e quindi, grazie anche ai Perturbazione, l’esigenza del pubblico di capire i testi accompagnati al rock in voga stava finalmente trovando una risposta. Il brano d’apertura “La rosa dei 20” è una tenera canzone d’amore, non banale, non troppo strafottente, bensì gentile. Quella gentilezza rock che diventerà la cifra stilistica della formazione torinese. A trainare l’album è però “Il senso della vite”, veloce, giovane e sbarazzina. Trovare il verso giusto non sarà tutto nella vita, ma aiuta di sicuro.


“In circolo” permette anche ai Perturbazione di collaborare con altri artisti di pari livello, come gli Zen Circus per il pezzo “Sweet me”, contenuto in “Doctor Seduction” della band pisana. La carriera in ascesa dei Perturbazione trova ulteriore slancio con il passaggio nella scuderia Mescal, etichetta di band come Afterhours, Subsonica e Bluvertigo. E nel 2005 ecco l’album della definitiva consacrazione “Canzoni allo specchio”, prodotto dal compianto Paolo Benvegnù e contenente collaborazioni con Jukka dei Giardini di Mirò e la coppia artistica Francesco Bianconi e Rachele Bastreghi dei Baustelle. Tra i pezzi più notevoli spicca “Animalia”, con il suo messaggio sferzante quanto vero. Gli animali sono migliori degli esseri umani perché privi del desiderio di autodistruzione. “Se mi scrivi” è invece un brano sui primi amori dell’adolescenza, quei primi amori che restano conficcati nel cuore per la vita. Due anni dopo esce “Pianissimo fortissimo” con la EMI. L’incipit “Un anno in più” oscilla tra la batteria di Rossano Lo Mele in primo piano e la chitarra a disegnare trame sognanti che richiamano alla mente i Belle and Sebastian epoca “The boy with the arab strap”, ma a tratti – le chitarre dei primi 30 secondi di “Nel mio scrigno” – anche il grunge di certi Pearl Jam. A livello compositivo, i testi mantengono la loro autenticità fatta di piccole cose di buon gusto, ossia nessuna metafora ardita studiata a tavolino per stupire, ma piccoli squarci di personali realtà. Con “Del nostro tempo rubato” del 2010 il gruppo cambia pelle indossando un suono pesantemente più rock, come esprime emblematicamente “L’Italia ritagliata”. 


Un album coraggioso, sin dal proporsi come doppio in un mondo in cui l’ultimo lavoro così monumentale a rimanere impresso come capolavoro è, forse, “Mellon Collie and the infinite sadness” degli Smashing Pumpkins, uscito 15 anni prima. I testi restano ottimi, ma la mossa alla lunga un po’ stanca. Se in una produzione complessivamente di alto livello si dovesse trovare un punto debole, questo sarebbe proprio “Del nostro tempo rubato”. Preceduto da collaborazioni particolari come quella con il rapper cantautore Dargen D’Amico, nel 2013 esce Musica X, il gran balzo in avanti. Il disco, prodotto da Max Casacci, vede collaborazioni eclettiche chespaziano da I Cani a Luca Carboni. E diventa il biglietto d’ingresso all’Hotel Ariston di Sanremo per il Festival 2014. Sul palco la band porta in gara “L’unica”, forse la canzone più ruffiana del loro intero repertorio. Molto meglio “L’Italia vista dal bar” accompagnata dal bel video che, nella tradizione del gruppo, racconta una storia di gente comune nella speranza che non sia vero il verso pessimistico “non c’è Governo che tenga, una possibilità che qualche cosa potrà cambiare”. Nella classifica finale i Perturbazione si piazzano sesti, davanti a colleghi come Giusi Ferreri, Cristiano De Andrè, Antonella Ruggero e Ron. Il premio della Sala Stampa va a loro. Il 2014 è un anno di rivoluzioni nella band, infatti, a fine anno, il chitarrista Gigi Giancursi e la violoncellista Elena Diana abbandonano. Due anni più tardi esce l’ottavo album di studio “Le storie che ci raccontiamo”. Un altro album in tono minore, che non aggiunge o toglie nulla di particolarmente significativo nella loro discografia. “Da qualche parte nel mondo” vede il congedo in musica di Elena Diana che torna ad impreziosire il sound con il suo violoncello per un’ultima volta, perché insieme si sta meglio che da soli. Ad oggi l’ultimo atto è rappresentato da “(Dis)amore”, un ritorno a sonorità più familiari e a quella gentilezza pop rock che li ha contraddistinti fin dalla fondazione. Non si sa ancora nulla di eventuali nuove uscite discografiche, anche se, nella nostra chiacchierata torinese, Tommaso Cerasuolo ha fatto cenno in modo molto convinto alla necessità di nuovi stimoli per ridare smalto alla creatività. E lo stimolo principale per lui è viaggiare, vedere altre parti di mondo, usare le proprie risorse economiche investendole in esplorazioni e potenziali canzoni. Noi non possiamo che sperare in un loro ritorno, nel mentre diamo orecchio ai mille suoni che arrivano da questo tempo dissonante, cacofonico, in attesa di quella pulizia, armonia e leggerezza densa di significato che la band rivolese ha rappresentato.



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