domenica 6 aprile 2025

MAGAZZINO SAN SALVARIO - UN POSTO PER SALVARE CIO' CHE DAVVERO CONTA - TESTO DI LUCA STRA PER #DIAMANTINASCOSTI

Ormai siamo tutti assuefatti a dosi massicce di esibizionismo, gusti unici di massa, santoni che non hanno nulla da insegnare. Dalla disillusione nei confronti del mondo in cui viviamo, oltre che dalla voglia di non accantonare la passione per la musica è nato, negli anni della pandemia Covid, il progetto Magazzino San Salvario, ora approdato al secondo album “Piace alla critica”, uscito il 26 marzo 2025 e festeggiato con un concerto evento la sera stessa all’Hiroshima Mon Amour di Torino, la loro seconda casa. Abbiamo fatto una chiacchierata con Stefano Caire, cantante e bassista, che ci ha spiegato come, in questo nuovo album, l’accento si sposti dall’ironia dell’esordio all’amarezza per questi tempi di recessione non solo economica ma anche emotiva. La title track in apertura è una chiara dichiarazione d’intenti. Se non ti pieghi a quel che tutti vogliono è meglio che tu stia zitto. Dal punto di vista musicale il brano è impreziosito dalla voce della cantautrice torinese Monica P. Il suono è solido, plasmato con l’aiuto dell’esperto Fabrizio Cit Chiapello, in grado di valorizzare i punti di forza della band, dai cori a quel contrasto riuscito tra un sound tipicamente grunge e il cantautorato. Un ibrido nato quasi per scommessa e ora maturato e pronto a spiccare il volo verso orizzonti più ampi. I protagonisti del progetto sono tutti musicisti navigati e la loro maturità traspare dalla scrittura delle canzoni. 


Oltre a Stefano Caire, che ha militato nei Karamamma, nei Mau Mau, nei Loschi Dezi, incrociando sul suo cammino praticamente tutto il fermento musicale torinese degli anni 90, Subsonica inclusi, gli altri membri sono il fratello Nanni Caire alle chitarre, Dario Scotti, tastiere e voce e Massimo Tiso alla batteria. I contributi di altri artisti che compaiono su “Piace alla critica” sono molto significativi, come nel caso della citata Monica P., ma anche del sassofono di Max Acotto, dalla violoncellista dell’Orchesta del Teatro Regio Paola Perardi e dalle giovanissime coriste dei Piccoli Cantori di Torino. Il nuovo album non ha riempitivi e si compone di 8 canzoni di cui 4 già edite e 4 inedite. Le emozioni più immediate sono quelle regalate da “Figlio”, una dedica che ogni padre vorrebbe saper scrivere, piena di sincere speranze e un’incrollabile convinzione che loro faranno meglio di noi. Altro pezzo ad alto tasso di coinvolgimento è il primo singolo estratto, “L’ultima chiamata”, brano dedicato ad un’amica che ha deciso di andarsene togliendosi la vita. “Quando tutto tace sento ancora la tua voce” canta Stefano con lo sgomento di chi non si era accorto di nulla. Menzione particolare spetta poi a “Cinquanta”, pezzo già noto come singolo, ma perfettamente contestualizzato nell’album, una sorta di “inno generazionale”. Comunque complessivamente tutto l’album ha una coerenza sia dal punto di vista musicale che dei testi. La chitarra di Nanni Caire fa un ottimo lavoro contribuendo a dar vita ad un rock più “spesso” rispetto a quello dell’esordio. Ma tutti gli elementi “tengono botta”. In “Stare da cane” compare anche il citato Coro dei Piccoli Cantori di Torino, giovani voci femminili che fanno da perfetto contrappunto. Gli ascolti pluridecennali del rock in tutte le sue sfumature sono un elemento portante dei Magazzino San Salvario. In “Funeral Party” emerge persino una matrice folk rock quasi alla Lou Dalfin. La conclusiva “Davanti a me” ci consegna una triste ma franca realtà. Gli umani non imparano nulla dagli errori passati. “Piace alla critica” merita senza dubbio un ascolto non distratto per riuscire a coglierne le molte sfumature perché, come un albero cresciuto nel deserto emotivo in cui siamo intrappolati, cambiando l’angolazione da cui lo si guarda rivela insospettabili venature.


Recensione a cura di Luca Stra per #diamantinascosti





 

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