in memoria di Steve Villanucci
Ormai è risaputo: difficile se non pressoché impossibile farsi largo nel mondo della musica senza passare dai talent show. A maggior ragione in ambito rock, i cui collaudati stilemi vanno armoniosamente a braccetto con i roboanti lustrini del carrozzone mediatico. E chi meglio di uno dei più rinomati giudici di “X Factor” per tenere a battesimo una rock band emergente che lo scorso 10 novembre ha debuttato in concerto in un piccolo locale sperduto nello hinterland milanese/brianzolo? Deus ex machina dietro al successo mondiale dei Måneskin, nonché dei Modàskin e persino di Madaski, Manuel Agnelli è pronto a mostrare ai convenuti al Bloom di Mezzago i suoi nuovi protetti. I milanesi Karma, freschi di un debutto discografico assai convincente intitolato “K3” e pubblicato da VREC, già dalla ragione sociale orientaleggiante pagano pegno alla loro principale influenza, ovviamente i Nirvana, capifila di quel suono che a cavallo tra anni Ottanta e Novanta ha fatto un tale proselitismo che finanche ragazzi che all’epoca non erano ancora nati se ne sono appropriati, rendendolo stendardo da ostentare in questi primi anni Venti del nuovo millennio.
All’apertura del locale, intorno alle 20,30, c’è un discreto assembramento, tant’è che la serata ha registrato un meritato sold out in prevendita… potere dei talent, dei social, dell’autotune, dell’AI e quant’altro. Chi vomita livore addosso all’odierno music business, legga attentamente queste righe e non potrà che ricredersi. Un gruppo rock agli esordi annunzia il primo concerto della sua carriera e con la sola spinta del giudice del talent show che li ha lanciati riesce a ottenere il tutto esaurito! Non occorrerebbe nemmeno soffermarsi più di tanto sulla cronaca degli eventi, ma una pur sommaria disamina è d’uopo, anche solo per gratitudine nei confronti di Riserva Indie che ha devoluto un lauto rimborso spese al suo inviato nel profondo nord per raccontare il vernissage concertistico dei Karma. I quali, da par loro, non sono tuttavia dei perfetti sconosciuti: alla chitarra vi è infatti Ralph Salati dei Destrage, gruppo di metal moderno piuttosto affermato sul territorio nazionale ed europeo. I restanti quattro musicisti sono giovanotti competenti e preparati, tanto nell’esecuzione quanto nella composizione, come testifica l’eccellente “K3”, album che oltre a vantare un impatto sonoro impressionante, vive di molteplici e originali sfumature che dimostrano non solo come i Karma abbiano metabolizzato la lezione dei loro illustri predecessori, specie d’oltreoceano, ma siano stati capaci di rielaborarla in un lavoro al passo con questi fruttiferi tempi di musica liquida irrorata da smartphone e casse bluetooth. Menzione speciale per il cantante, in grande spolvero vocale e debitore del suo mentore Agnelli in particolare per acconciatura e tintura; è viceversa al compianto Scott Weiland degli Stone Temple Pilots che s’ispira nel reiterato utilizzo del megafono. Come logico, “K3” viene riproposto per intero negli oltre cento minuti di concerto, partito poco dopo le ventidue. Pezzi torbidi e intensi come “Neri relitti”, “Atlante” e “Goliath” si alternano a ballate psichedeliche quali “Abbandonati a me” e “Luce esatta” e numeri rocciosi del calibro di “Il monte analogo”, mentre è l’eterna “Eterna” a chiudere il set regolare in una cavalcata il cui incedere talvolta rallenta fino quasi a fermarsi, per poi ripartire inesorabile e così via.
Il pubblico, estatico, inneggia a gran voce ai beniamini dei talent, godendosi appieno il sound massiccio dei Karma, a tratti metallico, altrove più anni Settanta, valorizzato dall’impianto del Bloom e dall’ennesimo asso nella manica di Agnelli, che per far rifulgere ancor più i suoi pupilli ha assoldato il redivivo fonico Papatunnel, che manovra le manopole del mixer con la perizia di un prestidigitatore. Oltre ai brani del disco, i Karma propongono altre cinque canzoni, che presumibilmente faranno parte di future uscite discografiche; in verità, gran parte del pubblico pare aver già familiarizzato con questi inediti, tant’è che l’entusiasmo in sala non scema, tutt’altro, quando il focus si sposta da “K3” verso le succose anticipazioni di cui sopra. E come d’obbligo per ogni gruppo che si fa le ossa partecipando ai talent show, in scaletta fanno capolino alcune cover, tra cui “Teardrop” dei Massive Attack, dedicata a Jeff Buckley, altro grande artista consacratosi tramite “X Factor”. Ma il momento clou, esattamente come quando a Sanremo condusse i Måneskin al trionfo grazie al duetto sulle note dei CCCP Fedeli alla Linea, coincide con l’irruzione sul palco di Manuel Agnelli. Maestro e discepoli si uniscono dunque nell’interpretazione di “Quello che non c’è” del primo e “Corda di parole” dei secondi.
Inutile sottolineare come, addirittura a concerto ancora in corso, questo momento epico fosse virale tra le tendenze di tutti i social network, rilanciato a profusione da presenti e soprattutto assenti. Buona, anzi ottima la prima! I Karma paiono poggiarsi su solide basi per edificare un radioso avvenire in un mondo del rock che mai come adesso abbisogna di nuovo sangue per primeggiare nei talent. E con lungimiranti pigmalioni della caratura di Manuel Agnelli a tirare le fila non vi è da dubitare che giorni di gloria sono all’orizzonte!
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