Gli Uochi Toki non fanno rap.
E nemmeno hip hop. Gli Uochi Toki fanno psicologia, sociologia, etnografia,
addirittura un po' di filosofia contemporanea. Indagano il sociale, i rapporti,
le tribù, si insediano in mezzo alla gente collezionando casistiche per i loro
studi, e poi elaborano una loro teoria. Anche su loro stessi. (No, non
risparmiano proprio nessuno).
Gli Uochi Toki hanno 10 anni,
sono piemontesi e sono due: Matteo Palma e Riccardo Gamondi, aka Napo il primo
e Rico il secondo. Se doveste incontrarli per strada, credo che passerebbero
inosservati. Sono due come tanti altri, pantalone largo e giubbottone, occhiali
l'uno, capellone l'altro. Ieri al Corsaro prima del concerto Napo si è fatto
dare una scala e ha montato un telo bianco sul palco. Poi è sceso, ha messo via
la scala, ha richiamato Rico all'ordine e sono partiti. Bum!
Immaginate di essere di fronte
al palco: vi trovate davanti un enorme telo bianco su cui vengono proiettati i
disegni che Napo sta facendo live, con la lavagnetta magnetica, sul suo pc. Ad
accompagnarlo i suoni- molto elettronici, a volte minimali, ma sempre
strepitosi- di Rico. E' tutto nero, c'è solo il bianco accecante del telo sullo
sfondo. Anche loro sono scuri: entrambi sul lato destro, in disparte, sono
delle ombre che lasciano spazio alle parole (e ai disegni). Sul telo scorrono
schizzi in bianco e nero, cubi e linee, strani animali e scarabocchi. Napo crea
e distrugge e poi, quando si stufa, prende il microfono. Bum!
Per capire di cosa sto
parlando doveste ascoltarli, se non lo fate già. E se lo fate avrete
sicuramente capito. Parlo di parole e suoni si fondono alla perfezione. Anche
se i testi non sono in rima e le basi sono dure, sporche, graffianti. Non
importa: il risultato è lineare, pulito, illuminante, i pezzi sono invadenti
(nel senso che ti entrano dentro) e rivelatori, anche quelli di 13 o 15 minuti
che sembrano non finire mai. Tu te ne stai comunque lì, immobile (gli Uochi
Toki non si ballano, tutto il cervello deve essere concentrato lì, sul testo e
sulla musica, sennò ti perdi), a chiederti da dove cavolo se le tira fuori sto
qua, e molto spesso a dubitare della tua stessa intelligenza. Il che, in
verità, è una buona cosa.
E infine bum! Si spegne tutto,
improvvisamente, e dopo un'ora e mezzo (è già passata un'ora e mezzo?) gli
Uochi Toki se ne vanno. Qualcuno ruba loro un secondo, una stretta di mano, un
sorriso, ma nessuno vuole sapere di più...hanno già detto tutto.
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Recensione di Serena Viator |
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