venerdì 14 marzo 2025

#GLORYBOX - "LINEA GIALLA" DEGLI UNADASOLA - RECENSIONE A CURA DI IRIS CONTROLUCE


Cos’è la linea gialla? Per ognuno di noi può rappresentare qualcosa di diverso: per qualcuno si tratta di una delle linee della metropolitana meneghina, per altri è la delimitazione di una zona di sicurezza con accesso riservato, per chi ha un’anima integra e granitica addirittura può quasi non esistere del tutto… ma naturalmente non ci riferiamo a nessuna di queste persone. Cominciamo innanzitutto col dire che per il duo “Unadasola”, “Lineagialla” è il titolo dell’album d’esordio, disponibile su tutte le piattaforme digitali a partire dal 17 gennaio 2025, distribuzione “La Crème Records”. Bisognerà soffermarsi sul motivo che li ha portati a propendere proprio per questo titolo e interrogarsi sul significato simbolico del termine che è stato scelto, ovvero una sorta di linea di demarcazione tra quello che si conosce e l’ignoto, una barriera immaginaria in grado di avere un effetto rilevante sull’esistenza di tutti noi, separando ciò che eravamo prima di attraversarla e ciò che diventeremo successivamente. Quello che traspare sin dal primo ascolto del lavoro degli Unadasola, ovvero Arianna Lorenzi e Francesco Marchetti, è sicuramente la naturalezza con la quale vengono affrontati temi molto dolorosi e toccanti (come la perdita di una persona cara) o delicati e disarmanti (come le motivazioni che spingono a compiere l’ultima scelta possibile), intimi e complessi (come il disturbo del linguaggio, con conseguente isolamento e difficoltà di comunicazione). Se da una parte è ovviamente molto complicato capire fino in fondo cosa si prova nelle situazioni appena descritte, dall’altra quello che riesce a coinvolgere chi ascolta è proprio la spontaneità con la quale il duo toscano si abbandona al racconto di sé: le canzoni finiscono per diventare delle vere e proprie istantanee che invitano ad uno sguardo che parte necessariamente dall’interno. La scrittura viene vissuta come una sorta di catarsi attraverso la quale liberarsi dall’angoscia e dall’inquietudine, trasformando via via la disperazione in comprensione, per riuscire ad accettare situazioni che sono al di fuori del nostro controllo. Insieme alle melodie, orecchiabili e ricercate, i testi sono parte integrante della bellezza e della profondità dell’album: “Lei continua a stare ferma dietro quella linea, la linea di un confine che vorrebbe oltrepassare. Guarda il confine è stato varcato. E’ riuscita a volare lontano e la rincontreremo solo oltre il prossimo confine.” (Confine) “È la mancanza che diventa una stanza vuota nella mia testa, dove vado a cercarti, mi adatterò alle città sommerse, anche quando sono spente e abbandonate. Tutto ciò che mi rimane è dentro conchiglie nascoste”. (Città sommerse).



I brani più struggenti dell’intero disco si intitolano “A” in cui si affronta il tema della difficoltà del linguaggio (“Scrivevo sui quaderni quello che non riuscivo a dire, lungo corridoi coi pavimenti lucidi ad aspettare di guarire da problemi troppo stupidi come parlare, le frasi nella testa erano un po’rotte ancora prima di essere dette. E con sicurezza pronuncia il mio nome, senza paura di sentirsi dire: scusa potresti ripetere”) e “Mamma” dove la perdita viene affrontata con il coraggio di chi ha scelto di non sfuggire al dolore, bensì di viverlo, comprenderlo e attraversarlo, nel tentativo di riuscire ad accoglierlo. Nel testo, scorgiamo rimandi alla malinconia di “Lontano lontano “ di Luigi Tenco : “Vivo questa bugia per non trovare i tuoi occhi nelle persone che amerò. Ti cercherò fra tutte quelle vite che non hai vissuto e quando ti ritroverò, mi potrai salvare”. A ricamare sulla poesia delle liriche, lo splendido lavoro della produzione artistica curata da Andrea Pachetti ed Emma Nolde. Le scelte di arrangiamento fanno da perfetta cornice alle atmosfere eteree e rarefatte, anche per mezzo di virate di pop elettronico contemporaneo che si alternano a straordinari inserti di violoncello e chitarre acustiche. Le radici musicali del duo, impreziosite dai piacevoli intrecci delle linee di voce dei due cantanti, trovano una dimora ideale nel buon cantautorato moderno (come per esempio Amor Fou, Tiromancino, Scisma, Gazzè). Consigliamo di soffermarsi ad ascoltare il disco degli Unadasola con la dedizione e l’attenzione che merita una promettente proposta musicale come la loro, lasciandosi trasportare dalla profondità di racconti fortemente personali, sentiti e poetici.


Recensione a cura di Iris Controluce




 

martedì 11 marzo 2025

I CORVIDA VOGLIONO TROVARE LA LORO PERSONALE "SCALA PER IL PARADISO" - RECENSIONE DI LUCA STRA PER #DIAMANTINASCOSTI

 


Essere giovani ha sicuramente un vantaggio, ossia che “il futuro non è ancora scritto”, come cantava Joe Strummer. E i tre membri dei Corvida, Claudio cantante e chitarrista, Frank, batterista e Francesco Checco, bassista sono trentenni, assolutamente non newcomers del panorama rock nostrano, ma, comunque giovanissimi uomini secondo i parametri attuali. Il loro ultimo lavoro, “Up” è uscito a dicembre 2024 ed è cantato interamente in inglese. Assaggiando i pezzi che lo compongono emergono inequivocabili sapori grunge e stoner, come hanno confermato loro stessi in un’intervista che ci hanno concesso. Lo scrivere i brani in inglese ha il vantaggio di permettere di rispettare meglio la metrica e quindi di avere buoni risultati in meno tempo, oltre che di poter esprimere più concetti. Il feeling tra i membri del gruppo è notevole ed emerge dall’impasto sonoro di “Up”. Tra i pezzi che più spiccano si pongono sicuramente “Dancing Root” e “Cloudy song”. In questi, come negli altri brani dell’album, emerge come elemento trainante del gruppo Claudio che dà un’impronta al sound molto precisa. “Cloudy song”, tra l’altro, oltre ad essere una canzone nuvolosa è una di quelle in cui Claudio si rispecchia maggiormente, come atmosfere e per l’assonanza con il proprio nome. Gli eroi sono i Soundgarden – gruppo ritratto sulla maglietta del frontman il giorno dell’intervista – oltre ai Blink 182 e un po’ tutta quell’ondata che è arrivata in tutto il mondo da Seattle e dintorni nei ruggenti anni 90, forse l’ultima vita mainstream del genere. 


Trent’anni dopo la musica è cambiata e, con lei, gli investimenti importanti dei trust della discografia rimasti in campo. Con tenacia e determinazione i Corvida hanno affilato le loro armi e si sono fatti notare live scegliendo di fare un numero limitato di date, ma ognuna particolarmente significativa. A tale riguardo il 16 marzo suonano come gruppo spalla dei francesi TH DA FREAK allo storico Blah Blah di via Po. Ascoltando sia “Up” che il precedente EP “Turn” – che formano un tutt’uno per l’evidente continuità musicale del progetto – si coglie da un lato l’assimilazione dei modelli stranieri, che la versione Corvida degli stessi, ovvero non una semplice rimasticatura ma il tentativo di creare una propria personale Stairway to heaven, la porta d’accesso a tutto quello che la band sta sognando.


Testo di Luca Stra







sabato 1 marzo 2025

PERTURBAZIONE - LA RIVOLUZIONE GENTILE DEL ROCK ITALIANO - TESTO A CURA DI LUCA STRA #DIAMANTINASCOSTI


E sono già 55 gli anni de “La Buona Novella” di Fabrizio De André, un traguardo senz’altro importante, ma, a dire il vero, non meramente celebrativo, trattandosi di un disco che, ancora oggi, suona all’avanguardia e sovversivo, osando raccontare Gesù attraverso i Vangeli Apocrifi. Questa è una storia ben nota ai Perturbazione, che, colta al volo l’occasione, ne hanno registrato una loro versione dal vivo a Varallo Sesia nel 2010. La band, che attualmente trova il proprio baricentro artistico e creativo in Tommaso Cerasuolo alla voce, nei fratelli Rossano, batteria, Cristiano Lo Mele, chitarre e tastiere e nel basso di Alex Baracco, ha dato una veste nuova al capolavoro del cantautore genovese conservandone intatto lo spirito ma, allo stesso tempo, arricchendone la brillantezza con alcune collaborazioni di peso, come Alessandro Raina – prima nei Giardini di Mirò, poi negli Amour Fou e ora autore per alcuni interpreti di primo piano come Malika Ayane- il fisarmonicista Dario Mimmo e l'attrice Paola Roman. Abbiamo avuto l’occasione di conversare con Tommaso Cerasuolo e, quindi, di approfondire, oltre alla versione perturbata de “La Buona Novella”, anche l’intera carriera della band rivolese. Tommaso ci ha infatti spiegato che la scintilla che ha dato vita a “La Buona Novella (Live)”, pubblicato a marzo 2024, è stata la collaborazione con la Scuola di scrittura Holden di Alessandro Baricco. Dal lavoro preparatorio in vista del concerto di Varallo nacque poi l’idea di inserire interventi di altri artisti quali appunto Alessandro Raina, Dario Mimmo e Paola Roman. A livello sonoro colpisce come la versatilità della voce di Tommaso gli consenta di cantare in un registro più basso rispetto alla sua “confort zone”. Inoltre i molti strati ed intarsi musicali dell’opera originale di De André sono stati esaltati nel pieno rispetto dell’originale. Ma la lunga carriera dei Perturbazione merita un discorso molto più vasto che cerchi, almeno in piccola parte, di dipanare quel lungo filo, prima sottile come un capello, poi via via più solido che ha portato il gruppo da una cittadina della cintura di Torino al palco di Sanremo e allo status di stelle di prima grandezza nel panorama della musica italiana. E allora partiamo dall’inizio, come in ogni libro. Dopo dieci anni di prove, sudore, frustrazione e piccoli spunti su cui costruire, felici di aver trovato una piccola vena d’oro nel 1998 i Perturbazione autoproducono la loro opera prima, cantata interamente in inglese. Il pezzo da cui partì quell’avventura chiamata “Waiting to happen” fu “Violet”, composta nel 1992. Ascoltandola oggi colpisce come già fosse presente e a fuoco la complessa semplicità nella costruzione delle canzoni. L’iniziale “See the sky above” risente, come ci ha confermato lo stesso Tommaso, dei ripetuti ascolti dei R.E.M. In effetti la voce di Tommaso Cerasuolo suona molto simile a quella del frontman della band di Athens, sia nella scrittura che nel timbro. Quattro anni più tardi, con la consapevolezza di avere gambe più solide su cui camminare ecco che esce “In circolo”, con Santeria /Audioglobe. E’ l’epoca storica in cui il cantato indie rock in italiano aveva già trovato sponda, per citare due band di grande successo, nei Marlene Kuntz e negli Afterhours e quindi, grazie anche ai Perturbazione, l’esigenza del pubblico di capire i testi accompagnati al rock in voga stava finalmente trovando una risposta. Il brano d’apertura “La rosa dei 20” è una tenera canzone d’amore, non banale, non troppo strafottente, bensì gentile. Quella gentilezza rock che diventerà la cifra stilistica della formazione torinese. A trainare l’album è però “Il senso della vite”, veloce, giovane e sbarazzina. Trovare il verso giusto non sarà tutto nella vita, ma aiuta di sicuro.


“In circolo” permette anche ai Perturbazione di collaborare con altri artisti di pari livello, come gli Zen Circus per il pezzo “Sweet me”, contenuto in “Doctor Seduction” della band pisana. La carriera in ascesa dei Perturbazione trova ulteriore slancio con il passaggio nella scuderia Mescal, etichetta di band come Afterhours, Subsonica e Bluvertigo. E nel 2005 ecco l’album della definitiva consacrazione “Canzoni allo specchio”, prodotto dal compianto Paolo Benvegnù e contenente collaborazioni con Jukka dei Giardini di Mirò e la coppia artistica Francesco Bianconi e Rachele Bastreghi dei Baustelle. Tra i pezzi più notevoli spicca “Animalia”, con il suo messaggio sferzante quanto vero. Gli animali sono migliori degli esseri umani perché privi del desiderio di autodistruzione. “Se mi scrivi” è invece un brano sui primi amori dell’adolescenza, quei primi amori che restano conficcati nel cuore per la vita. Due anni dopo esce “Pianissimo fortissimo” con la EMI. L’incipit “Un anno in più” oscilla tra la batteria di Rossano Lo Mele in primo piano e la chitarra a disegnare trame sognanti che richiamano alla mente i Belle and Sebastian epoca “The boy with the arab strap”, ma a tratti – le chitarre dei primi 30 secondi di “Nel mio scrigno” – anche il grunge di certi Pearl Jam. A livello compositivo, i testi mantengono la loro autenticità fatta di piccole cose di buon gusto, ossia nessuna metafora ardita studiata a tavolino per stupire, ma piccoli squarci di personali realtà. Con “Del nostro tempo rubato” del 2010 il gruppo cambia pelle indossando un suono pesantemente più rock, come esprime emblematicamente “L’Italia ritagliata”. 


Un album coraggioso, sin dal proporsi come doppio in un mondo in cui l’ultimo lavoro così monumentale a rimanere impresso come capolavoro è, forse, “Mellon Collie and the infinite sadness” degli Smashing Pumpkins, uscito 15 anni prima. I testi restano ottimi, ma la mossa alla lunga un po’ stanca. Se in una produzione complessivamente di alto livello si dovesse trovare un punto debole, questo sarebbe proprio “Del nostro tempo rubato”. Preceduto da collaborazioni particolari come quella con il rapper cantautore Dargen D’Amico, nel 2013 esce Musica X, il gran balzo in avanti. Il disco, prodotto da Max Casacci, vede collaborazioni eclettiche chespaziano da I Cani a Luca Carboni. E diventa il biglietto d’ingresso all’Hotel Ariston di Sanremo per il Festival 2014. Sul palco la band porta in gara “L’unica”, forse la canzone più ruffiana del loro intero repertorio. Molto meglio “L’Italia vista dal bar” accompagnata dal bel video che, nella tradizione del gruppo, racconta una storia di gente comune nella speranza che non sia vero il verso pessimistico “non c’è Governo che tenga, una possibilità che qualche cosa potrà cambiare”. Nella classifica finale i Perturbazione si piazzano sesti, davanti a colleghi come Giusi Ferreri, Cristiano De Andrè, Antonella Ruggero e Ron. Il premio della Sala Stampa va a loro. Il 2014 è un anno di rivoluzioni nella band, infatti, a fine anno, il chitarrista Gigi Giancursi e la violoncellista Elena Diana abbandonano. Due anni più tardi esce l’ottavo album di studio “Le storie che ci raccontiamo”. Un altro album in tono minore, che non aggiunge o toglie nulla di particolarmente significativo nella loro discografia. “Da qualche parte nel mondo” vede il congedo in musica di Elena Diana che torna ad impreziosire il sound con il suo violoncello per un’ultima volta, perché insieme si sta meglio che da soli. Ad oggi l’ultimo atto è rappresentato da “(Dis)amore”, un ritorno a sonorità più familiari e a quella gentilezza pop rock che li ha contraddistinti fin dalla fondazione. Non si sa ancora nulla di eventuali nuove uscite discografiche, anche se, nella nostra chiacchierata torinese, Tommaso Cerasuolo ha fatto cenno in modo molto convinto alla necessità di nuovi stimoli per ridare smalto alla creatività. E lo stimolo principale per lui è viaggiare, vedere altre parti di mondo, usare le proprie risorse economiche investendole in esplorazioni e potenziali canzoni. Noi non possiamo che sperare in un loro ritorno, nel mentre diamo orecchio ai mille suoni che arrivano da questo tempo dissonante, cacofonico, in attesa di quella pulizia, armonia e leggerezza densa di significato che la band rivolese ha rappresentato.



martedì 18 febbraio 2025

#DIAMANTINASCOSTI - DEZEBRA - LA RESURREZIONE DEL ROCK E' UNO PSYCHODRAMA COLLETTIVO - RECENSIONE A CURA DI LUCA STRA

 


Il giorno esatto di San Valentino Gaetano Marinelli – ex Zuth e attualmente mastermind di Dezebra, si è e ci ha fatto un gran regalo. Infatti è uscito il nuovissimo singolo dei Dezebra intitolato “Psychodrama”, che mantiene ciò che promette, sia a livello sonoro che di testo. “Psychodrama”, infatti, segna il ritorno di Marinelli a sonorità più vicine a quelle degli Zuth, pur conservando il gusto melodico maturo dei precedenti “Ventilatori”, “Tropical Twist” e, soprattutto “Playmate”, singolo in cui compare Lilinanna, altra talentuosa artista aliena di cui abbiamo già raccontato nella “puntata” precedente. Ma questa volta, le novità dal punto di vista della label e del contratto di distribuzione dell’opera è duplice: Dezebra è entrato a far parte della famiglia Mitridate Records e la distribuzione è ora Virgin Universal. Questo stato dell’arte consente a Gaetano Marinelli, da un lato, di poter tenere ben saldo nelle mani il “timone” della libertà espressiva e, dall’altro, di poter puntare su un colosso della discografia mondiale. Una situazione che prefigura una narrazione ancora tutta da scrivere, ma con un possibile happy end per ciò che concerne la popolarità. Tornando a mettere a fuoco “Psychodrama” colpisce nel segno, fin dal primo ascolto, l’amalgama sonoro e del testo e della musica. A livello di testo, infatti, il pezzo è una feroce ma onesta critica al mondo di oggi, quello in cui, nostro malgrado, siamo costretti tutti a vivere. Quel che rappresenta il maggior pericolo è che la Generazione X, ossia i più giovani che sono già oltre i nativi digitali, nascono con il cellulare in mano e non se ne staccano mai, nemmeno per soccorrere chi sta loro attorno. Al massimo documentano i fatti fotografandoli. Tra i versi che colpiscono per primi per forza l’ascoltatore c’è “Uccideranno i nostri figli in Palestina” e poi, ancora “L’attore porno ride e fa la star in televisione”, un chiaro riferimento allo sdoganamento culturale dei vari Rocco Siffredi o Malena la Pugliese. Il mondo di oggi, purtroppo dà ragione a quel “No future” cantato nel 1977 dai Sex Pistols, circostanza al tempo stesso sia spaventosa che consolatoria, poiché il mondo sembra non cambiare mai, vizi e pregi degli umani restano quelli di sempre, il peggioramento è dovuto principalmente alla lunga ed estenuante pandemia dei primi anni 2020. Marinelli/Dezebra, comunque, è sempre stato un artista talentuoso ed apprezzato, come dimostrano le molte produzioni di successo per altri artisti. A livello di influenze musicali si sentono i molti ascolti dei Baustelle e anche di artisti francesi come Jane Birkin - Serge Gainsbourg e dei Delta V, soprattutto per l’uso del Synth. E in questo possiamo dire che Dezebra porta le nuove generazioni a scoprire e amare modelli alti. Insomma, date credito a Gaetano Marinelli forse ci aiuterà ad aprire gli occhi sul nostro “Psychodrama” collettivo tramite l’ultimo sottile filo che ci tiene legati alle emozioni. La Musica.



VOTO: 8 E MEZZO.
CONSIGLIATO A CHI ASCOLTA: METAL, HARD ROCK, LITFIBA, BAUSTELLE, MUSICA FRANCESE.


lunedì 10 febbraio 2025

#DIAMANTINASCOSTI - IL GRAN BALLO IN MASCHERA DEI MALATI IMMAGINARI - RECENSIONE A CURA DI LUCA STRA



I Malati immaginari, duo abruzzese formato da Dario e Laura, sono uno di quei frutti buoni che sono riusciti a sopravvivere anche in quell’eterna notte degli anni del Covid. Infatti la spinta decisiva è nata, a fine 2019, proprio dalla pandemia e dal desiderio di trovare una terapia efficace per contrastare la propria ipocondria. Che poi, erroneamente, il sentire comune classifica come malattia, mentre è uno stato dell’essere umano molto diffuso. “In Italia si calcola che siamo in 9 milioni di ipocondriaci” ci ha fatto notare Dario nell’intervista che ci ha concesso. L’esorcismo della musica dei Malati immaginari nasce da un sentire comune che rende Dario e Laura due partner artistici perfettamente coesistenti. Anzi, a dire il vero, due metà di una persona sola. Ed è quanto traspare guardando le maschere degli inizi della loro carriera, due maschere bianche che coprono specularmente metà del viso dei musicisti. Convintamente indipendenti e autoprodotti anche grazie al crowdfounding, i due artisti sono riusciti, nell’arco di poco più di 6 anni a portare la loro musica fuori dai confini dell’Abruzzo arrivando anche alla Finale di Sanremo Rock 2022 al Teatro Ariston con “Non passa più”, pezzo di gran presa sia dal punto di vista melodico che di qualità dal punto di vista sonoro. La matrice non è una sola, la loro musica è stata etichettata a volte come darkwave, altre volte come electropop, ma in verità ad un ascolto più approfondito rivela una tavolozza di colori decisamente più ampia e con sfumature spesso imprevedibili. Avendo avuto l’occasione di vederli in azione live recentemente al Blah Blah di Torino come gruppo spalla dei Meganoidi, la foto più vivida che mi hanno lasciato è quella di un contrasto ben calibrato tra il calore di testi e musiche dominate dal synth, dal basso di Dario e dalle percussioni di Laura e la postura quasi immobile sul palco. Incuriosito ho chiesto il perché, l’intenzione dietro l'atteggiamento esteriore e Dario ha spiegato che, in realtà, l’immobilità è dovuta alla concentrazione nel produrre i suoni giusti. “Non usiamo mai basi preconfezionate nei concerti”. Ammirevolmente, direi, dato l’attuale stato comatoso della musica in Italia e non solo, con il pubblico ormai assuefatto a qualsiasi proposta dando pari dignità alla musica di sottofondo sugli ascensori degli alberghi di lusso e ai concerti dal vivo. Se pensiamo che nel 1990, 35 anni fa, il duo franco tedesco dei Milli Vanilli fu accusato di cantare in playback e per questo bandito da un pubblico indignato, ci rendiamo conto di quale basso livello abbia toccato oggi la musica e la sensibilità delle persone. 

Tornando all’aspetto strettamente musicale dei Malati Immaginari concentriamoci sull’ultimo nato, ovvero l’EP autoprodotto “Emostatico”. Il brano d’apertura “Ti prendo in braccio” ha il pregio di un crescendo graduale che, con l’ingresso delle percussioni, alza l’asticella di parecchio. Per quanto riguarda il testo il verso che sembra, a giudizio di chi scrive, condensare al meglio l’essenza del brano è “Tu, tu sei pazza perché, ti proteggi dal mondo che ti protegge da me”. Quante volte dovremmo dircelo quando restiamo invischiati in relazioni malate da cui non riusciamo, o forse non vogliamo, liberarci. Il secondo pezzo dell’EP, “I love you” è espressione di un’altra delle molte sfaccettature della band. Si tratta, in questo caso, di un pezzo di vera vita vissuta, quel qualcosa di personale che tutti i grandi gruppi hanno messo nei brani spesso più iconici del proprio repertorio. Il grido “I love you” di Dario sul ritornello è un urlo disperato, un tentativo estremo di tornare in contatto con qualcuno o qualcosa. L’uomo riconosce la vecchia Smart della propria ex compagna e la rincorre a piedi pur sapendo di non avere nessuna chance di raggiungerla. Nella successiva “Malata immaginaria”, canzone inevitabilmente feticcio della band, quel verso “Anche un diamante non è per sempre” dà il senso dell’eterno mutamento delle nostre esistenze, del nostro concepirci come persone. La qualità dei Malati Immaginari ha consentito loro, anche grazie al supporto di una buona agenzia di promoters, di esibirsi in tutta Italia con ben 180 concerti in pochi anni e, presto, li vedrà tornare con un nuovo EP e un tour che ci stupirà ancora una volta. Ma di questo si dirà quando sarà tempo. Per ora abbiamo nelle orecchie e nei cuori quello che I Malati immaginari hanno saputo trasmetterci e siamo convinti che la loro strada, pur non facile, li porterà lontano.


VOTO: 7 E MEZZO

CONSIGLIATO A CHI ASCOLTA: THE CURE, DEPECHE MODE, SIOUXIE AND THE BANSHEES.

 

domenica 9 febbraio 2025

SANREMO #SCORTESE - IL FESTIVAL "SENZA FILTRI" RACCONTATO DAGLI ADDETTI AI LAVORI - SCOPRI "MARATONA SANREMO", IL PODCAST A CURA DI AUF


Il Festival di Sanremo dal punto di vista degli addetti ai lavori. "Maratona Sanremo" è il podcast #scortese a cura di Auf-Adotta un Fonico. Ne parliamo con Mario Struglia, responsabile del progetto.


Ciao Mario, partiamo dal principio. Cos'è "Maratona Sanremo" e perchè il commento sarebbe "scortese"?
Tutto si basa su cos'è ADOTTA UN FONICO E DAGLI UN LAVORO VERO (AUF). AUF è una community di lavoratori dello spettacolo che si basa sulla leggerezza, sul non prendersi troppo sul serio, anche con una certa (ma non assoluta) libertà di parola. Questa attitudine ha reso in poco tempo una consuetudine degli oltre 15.000 membri di passare tutto il Festival di Sanremo commentando canzoni, performance, come anche il suono, il mix, gli errori tecnici durante la diretta della regia e della RAI. Anche perchè alcuni dei membri del gruppo, in quei giorni stanno lavorando al festival, lavorano come spie per noi mandandoci le scalette in anticipo. La #scortesia è uno dei termini storici del gruppo. Lungo da raccontare, ma ben rappresenta l'approccio divertito, caustico e sarcastico con cui tutti noi affrontiamo un pò ogni argomento, e in particolare Sanremo. Io sono solito inaugurare le danze dicendo sempre che la maratona è un momento di libera supponenza, in cui ci permettiamo di criticare e commentare dal divano un evento che il 90% di noi non sarebbe in grado di fare.

La produzione del podcast è di "Adotta un fonico e dagli un lavoro vero" e "Milk". Vuoi parlarci di queste due realtà?
È abbastanza semplice, perchè il minimo comun denominatore sono io, che mi trovo in entrambe le realtà. Ho creato AUF nel 2008, e ne sono sempre rimasto fondatore, amministratore unico e despota. Milk è la società di produzione e postproduzione che ho fondato nel 2012 con altri soci. Ci occupiamo di doppiaggi, postproduzione audiovideo e, per l'appunto, podcast. Per realizzare il podcast utilizzo le risorse di Milk (per una settimana l'anno uno dei nostri studi viene monopolizzato da me da me per registrare il podcast)

Com'è nata l'idea del podcast? C'è stato un momento, una esibizione in particolare che ha scatenato la scintilla?
Non ricordo benissimo. Per anni la MARATONA è stato solo un fluire continuo e senza senso di gente che commenta avvelenata per tutta la notte (per la serie: inizio festival ore 20:45 - alle 20:46 appare il primo post che si lamenta del suono). Alcuni trend partono da me, altri dai membri. Ci si diverte abbastanza, si litiga, e alcuni commenti son davvero esilaranti. Mi è sempre stata riconosciuta una certa abilità nel raccontare aneddoti di lavoro. E così ho pensato: beh, diamo una forma a tutto questo casino. Così da 3 anni a questa parte io passo una settimana d'inferno, in cui faccio tardi la sera e poi la mattina presto raccolgo tutti gli appunti e gli spunti sulle mie riflessioni e quelle degli altri membri, e mi scapicollo a registrare una puntata a braccio per poterla pubblicare per l'ora di pranzo. È faticoso, ma c'è gente che "vede" il Festival solo attraverso il racconto che ne faccio io nel podcast.

Veniamo al fonico e al mondo degli addetti ai lavori del settore della musica dal vivo. E' cambiato il mestiere del fonico nel corso degli anni, anche grazie alla tecnologia?
Premettendo che anche se ho girato abbastanza tour è un pò di anni che sono lontano dai palchi, però resto ancora molto in contatto  con i miei amici e colleghi. Secondo me, il mix di tecnologia, di mercato e tipo di artisti ha aumentato la spinta verso professionisti più versatili, meno rigidi e settoriali. 20 anni fa c'era una demarcazione più netta e costante fra fonico di palco, backliner, pa man, luci, #quellidelvideo... la figura che sa fare una sola cosa benissimo, e continua a fare ostinatamente solo quella si è indebolita. Tecnologia e richiesta di mercato voglio tecnici più disposti a avvicinarsi a più campi, proprio perchè la formula di un live fatto di "una band che suona" è meno frequente. Serve più dinamicità, e mi viene da dire più spirito eretico. 

Tornando al podcast, ci sono delle novità nella "Maratona Sanremo "2025" e dei cantanti più attesi di altri?
Il podcast in sè seguirà il corso degli scorsi anni come stile e organizzazione, semplicemente perchè non ho trovato il tempo di organizzare altro. Sotto l'aspetto del cast invece io immagino un'edizione davvero divertente e estremamente #scortese. Gli elementi più contraddistintivi che ho trovato nella lista dei cantanti di quest'anno (che è talmente lunga che mi dimentico sempre chi c'è) è un'importante quota trap, genere che odio potentemente; c'è un numero corposo di personaggi che fino a nuovo ordine considero assolutamente indegni di quel palco; e ci sono alcune cantanti di un'avvenenza particolarmente spiccata che renderanno davvero complicato concentrarsi sulla canzone.

Per chiudere diamo tutti i riferimenti, pagine social, piattaforme, app e derivati, per poter ascoltare "Maratona Sanremo" in podcast.
Durante la diretta del festival, la MARATONA SANREMO si svolgerà attraverso post e commenti tutta dentro il gruppo facebook di AUF, dove gli iscritti sono spettatori e artefici della MARATONA. Poi a partire da mercoledì 12 fino a domenica 16 febbraio, intorno all'ora di pranzo uscirà la puntata del podcast dove io commenterò e di leggerò la serata precedente. Il podcast in quel caso sarà fruibile su tutte le piattaforme. Ecco i link su tutte le piattaforme: Spotify , Amazon Music, Spreaker. Vi ricordo anche il gruppo su facebook https://www.facebook.com/groups/adottaunfonico e il sito 



Mario Struglia