domenica 11 febbraio 2018

"A PIEDI NUDI SUL PALCO" - STEVEN WILSON LIVE AL TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI DI MILANO IL 09-02-2018 // TESTO DI MAURIZIO CASTAGNA


Quando ci poniamo davanti a un'opera d'arte e tutto quello che gira intorno a noi "respira" bellezza sentiamo di far parte di un'esperienza che va molto oltre la "semplice" emozione. Le prime impressioni di un concerto come quello di Steven Wilson al Teatro degli Arcimboldi di Milano lo scorso 9 Febbraio sono proprio quelle. Una location costruita e realizzata, in ogni dettaglio, per permettere una visione e un ascolto ottimale in ogni suo settore, una cura maniacale da parte dei musicisti per ogni particolare dello show, a partire dalla collocazione degli strumenti sul palco fino alle luci, gli effetti, i suoni e la scenografia. Più di una volta durante le quasi tre ore di live si ha la sensazione di essere trasportati in una sorta di "opera d'arte in movimento", tanto è perfetto il mix sul palco tra musica, immagini e poesia, tanto da poter affermare di non stare semplicemente assistendo a un concerto.


Lo show è diviso in tre parti più un "encore" e si basa principalmente sui brani di "To the Bone", splendido manifesto di quel "progressive contaminato" di cui Steven è indiscusso leader. I brani suonano intensi, spesso accompagnati da video o da ipnotiche immagini in 3D che arricchiscono l'esibizione senza mai cannibalizzarla. Per intenderci, siamo lontani dal "circo equestre" (sì, è la definizione giusta) di certi tour dei Pink Floyd dove gli effetti avevano banalizzato la musica e i suoi esecutori. Bellissima "Pariah" con una Ninet Tayeb virtuale sul palco; potente, anche nel suo significato, "People who eat darkness", e coinvolgente la parentesi di "Permanating", chiaro omaggio agli Abba e assoluta perla pop, introdotta con un atto d'amore verso quella "musica commerciale" degli anni che furono (Bee Gees, Tears for Fears, Beatles, tra i nomi citati nella intro al brano) e ha lasciato il posto a "shit" (cit.) come Justin Bieber. Tra un brano e l'altro, Steven non manca di interagire con la platea per invitarla a essere parte attiva dello show e non passivo pubblico pagante col cellulare in mano. Non mancano le parentesi legate al periodo Porcupine Tree, tra cui lo splendido solo chitarra e voce di "Even Less" nei bis. Se un difetto si vuole trovare a una serata come questa, è che è tutto troppo perfetto e molte volte i brani devono rispettare i tempi dettati dalle immagini, ma sono particolari questi che lasciano il tempo che trovano. La verità è che quel minuscolo artista che si presenta a piedi nudi sul palco e i suoi incredibili musicisti hanno costruito uno show che lascia pochi margini di miglioramento: è tutto perfetto così.


Chiude lo spettacolo l'immensa "The raven that refused to sing", con un piano che rimanda ai penultimi Radiohead e l'incredibile video di accompagnamento realizzato da Jess Cope e Simon Cartwright. Si esce dal teatro più ricchi di quando si è entrati, e al giorno d'oggi non è poco. Un plauso all'organizzazione e allo staff del Teatro: tutto gira a meraviglia. D'altronde siamo a Milano e non a....


Testo di Maurizio, foto tratte dal sito ufficiale di Steven Wilson

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