"La
buona novella" di De André (in particolare il "testamento di Tito")
mette bene in luce quell'ipocrisia al fondo di ogni legge morale, utile,
si sa, solo a chi la crea, ovvero chi detiene il potere in quel momento
storico, il cui principale se non unico interesse è di conservare, in
questo modo, proprio quel potere. Non sappiamo con certezza se Gesù sia
veramente esistito, ma quel che importa è quel che di lui si è scritto e
quindi anche inventato, esattamente come per lo Zarathustra di
Nietzsche, che certamente è solo un'invenzione letteraria. Ecco dunque i
vangeli, sia quelli ufficiali sia, ovviamente se non soprattutto,
quelli cosiddetti apocrifi, quelli che la vulgata tradizionale non può e
non poteva accettare, in quanto non considerati utili ai fini della
fondazione e costruzione di una religione, con tutti i riti e i culti
che la compongono. Ecco dunque che da un insieme di invenzioni
letterarie si incomincia a costruire con tutta una serie di
manipolazioni ad hoc una nuova religione che, proprio in quanto tale,
non ha niente a che spartire con il messaggio contenuto in quei testi,
da cui invece pretenderebbe la diretta discendenza, proprio perché
finalizzata, come tutte le religioni, alla conservazione del potere
attraverso la costruzione di precise e nette tavole di valori, fondate
sul dualismo bene/male.
Ma non è forse proprio questo il destino di ogni
pensiero profetico radicale espresso per voce di emblematiche figure
dalla saggezza sconfinata? Quello di diventare suo malgrado dogma?
Ragionevole sarebbe appunto interpretare queste figure come invenzioni
letterarie e perciò alter ego dei vari autori. Chi è Socrate se non
l'incarnazione del pensiero di Platone? Zarathustra allo stesso modo è
l'alter ego letterario di Nietzsche e Gesù quello degli evangelisti.
Certo è facile poi considerare queste invenzioni letterarie come voce
della verità rivelata, come dogmi su cui costruire a sua volta nuovi
strumenti di oppressione e repressione (si veda a proposito anche la
questione dell'aristotelismo fino alla rivoluzione scientifica del
seiciento). Stesso destino ha colto dunque anche l'opera di
Nietzsche/Zarathustra, attorno alla cui figura si è voluto ricamare
strumentalmente, onde giustificarlo, un pensiero ideologico come il
nazismo o il fascismo. Nietzsche invece, al contrario di Marx e
dell'antico testamento, non costruisce alcun dogma ideologico, ma
solamente una visione filosofica dell'esistenza, proprio come Platone e i
vangeli. Facile a posteriori considerarli come verità assolute per
giustificare altre costruzioni metafisiche, allo stesso modo opprimenti e
repressive. Come è possibile che la critica all'autorità contenuta nei
vangeli diventi a sua volta autorità? Può sembrare paradossale ma è
quello che regolarmente accade per ogni pensiero illuminato. Proprio da
qui bisognerebbe ripartire alla luce della profezia del superuomo come
unica salvezza e redenzione possibile nel periodo della morte di Dio,
come Guccini tuonava in "Dio è morto": "in ciò che noi crediamo Dio è
risorto".
Testo di Jordan Giorgieri dei Doppiofondo
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