La
scorsa settimana, parlando dei dischi snobbati dalla critica colta
(spesso solo per il grande successo popolare), ho citato anche, a
proposito degli italiani, più di un album riferibile alla stagione del
progressive, che in generale si può dire occupi prevalentemente cinque
anni, dal 1970 al 1974 compresi, da "Sirio 2222" del Balletto di bronzo
al disco primo e omonimo del Biglietto per l'inferno, passando per i
vari Premiata Forneria Marconi, Banco del Mutuo Soccorso, Orme, New
Trolls, Osanna ecc. .
C'è
da dire che molta di questa produzione sta attraversando attualmente un
periodo di rivalutazione (come accade per molti B-movie diventati cult)
anche eccessiva, con tanto di conseguenti reunion e tournée spesso
infruttuose. Non si starà forse un po' esagerando? C'è
da essere onesti, molti album storici di questi gruppi, se paragonati
ai cugini anglosassoni, fanno davvero sorridere. Volete mettere "Pawn
hearts" dei Van der Graaf Generator a confronto con "Aria" di Alan
Sorrenti (peraltro tra i migliori del prog italiano)? Niente da fare lo
"spaghetti prog" non riesce a raggiungere i fasti dello "spaghetti
western", quanto a credibilità e automia rispetto agli originali.
Album
come quelli di gruppi quali Rovescio della Medaglia, The Trip (entrambi
con un'etichetta importante come la RCA) appaiono oggi invecchiati e
approssimativi, perché non reggono sia il passare degli anni che il
confronto con la produzione inglese; a differenza invece del
cantautorato, capace proprio in quegli anni di affermare la propria
considerevole identità.
Tuttavia
esistono poche ma riguardevoli eccezioni, che riescono a riscattare
certa ingenuità ibrida che sa un po' di King Crimson/Jethro Tull di
serie B: sicuramente la PFM e il Banco, ma aggiungerei anche i New
Trolls del concerto grosso (vedi anche "la prima goccia bagna il viso"
45 giri del 1971), qualcosa delle Orme sparso tra "Collage"-"Uomo di
pezza"-"Felona e Sorona", i sottovalutati Alphataurus, De De Lind e
Museo Rosembach (tutti e tre sono hanno pubblicato solo un album) e
infine tutta la produzione degli Area e del Battiato pre-canzone, che
comunque non collocherei nel progressive, ma piuttosto nell'avanguardia
sperimentale (si veda a proposito i rapporti tra Demetrio Stratos e John
Cage e tra Battiato e Stockhausen).
N.B. Di questi dischi ho
parlato dal lato prettamente musicale, in quanto solo in rari casi i
testi si dimostrano all'altezza del cantautorato di quel periodo (De
André, Guccini, Lolli, De Gregori, Gaetano e Gaber). Della loro valenza
poetico-letteraria, oltre che musicale, si parlerà più avanti.
Per
concludere vorrei comunque far notare la quantità e la forza espressiva
di quel periodo in Italia come all'estero, che non si manifesta solo
nella musica, ma anche nel cinema e nelle arti visive (si veda a
proposito la ricchezza di creatività per le copertine dei vinili
dell'epoca).
Testo di Jordan Giorgieri dei Doppiofondo
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