lunedì 14 ottobre 2013

La Gaia Musica //"Spaghetti Prog" di Jordan Giorgieri dei Doppiofondo

La scorsa settimana, parlando dei dischi snobbati dalla critica colta (spesso solo per il grande successo popolare), ho citato anche, a proposito degli italiani, più di un album riferibile alla stagione del progressive, che in generale si può dire occupi prevalentemente cinque anni, dal 1970 al 1974 compresi, da "Sirio 2222"  del Balletto di bronzo al disco primo e omonimo del Biglietto per l'inferno, passando per i vari Premiata Forneria Marconi, Banco del Mutuo Soccorso, Orme, New Trolls, Osanna ecc. .
C'è da dire che molta di questa produzione sta attraversando attualmente un periodo di rivalutazione (come accade per molti B-movie diventati cult) anche eccessiva, con tanto di conseguenti reunion e tournée  spesso infruttuose. Non si starà forse un po' esagerando? C'è da essere onesti, molti album storici di questi gruppi, se paragonati ai cugini anglosassoni, fanno davvero sorridere. Volete mettere "Pawn hearts" dei Van der Graaf Generator a confronto con "Aria" di Alan Sorrenti (peraltro tra i migliori del prog italiano)? Niente da fare lo "spaghetti prog" non riesce a raggiungere i fasti dello "spaghetti western", quanto a credibilità e automia rispetto agli originali. 
Album come quelli di gruppi quali Rovescio della Medaglia, The Trip (entrambi con un'etichetta importante come la RCA) appaiono oggi invecchiati e approssimativi, perché non reggono sia il passare degli anni che il confronto con la produzione inglese; a differenza invece del cantautorato, capace proprio in quegli anni di affermare la propria considerevole identità.
Tuttavia esistono poche ma riguardevoli eccezioni, che riescono a riscattare certa ingenuità ibrida che sa un po' di King Crimson/Jethro Tull di serie B: sicuramente la PFM e il Banco, ma aggiungerei anche i New Trolls del concerto grosso (vedi anche "la prima goccia bagna il viso" 45 giri del 1971), qualcosa delle Orme sparso tra "Collage"-"Uomo di pezza"-"Felona e Sorona", i sottovalutati Alphataurus, De De Lind e Museo Rosembach (tutti e tre sono hanno pubblicato solo un album) e infine tutta la produzione degli Area e del Battiato pre-canzone, che comunque non collocherei nel progressive, ma piuttosto nell'avanguardia sperimentale (si veda a proposito i rapporti tra Demetrio Stratos e John Cage e tra Battiato e Stockhausen).
N.B. Di questi dischi ho parlato dal lato prettamente musicale, in quanto solo in rari casi i testi si dimostrano all'altezza del cantautorato di quel periodo (De André, Guccini, Lolli, De Gregori, Gaetano e Gaber). Della loro valenza poetico-letteraria, oltre che musicale, si parlerà più avanti. 
Per concludere vorrei comunque far notare la quantità e la forza espressiva di quel periodo in Italia come all'estero, che non si manifesta solo nella musica, ma anche nel cinema e nelle arti visive (si veda a proposito la ricchezza di creatività per le copertine dei vinili dell'epoca).
 Testo di Jordan Giorgieri dei Doppiofondo

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