Prosieguo de "l'arte è morta?".
L'arte
muore dunque col postmoderno? E' verosimile. Come "il nome della rosa" e
"se una notte di inverno un viaggiatore" uccidono il romanzo, così
"dark side of the moon" uccide il long playing. Se la merda d'artista e
il taglio sulla tela uccidono l'arte visiva, così "nostra signora dei
turchi" fa fuori teatro e cinema in un colpo solo, che ne dica il già,
ahimé, postmoderno Battiato (vedi "la torre"). Infatti i già citati
"voce del padrone" e "17 re" come anche "affinità e divergenze tra il
compagno Togliatti e noi" sono, per esempio, sicuramente capolavori, ma
capolavori postmoderni, cioè già tritati, già oltre. Tutto, ormai da
trent'anni, è spettacolo di sé stesso e di sé stessi. Se riesci ad
andare oltre il quarto d'ora warholiano sei già bravo. Nel
dopo-lavoristico dopo-arte postmodernista "non si può più produrre opera
d'arte, ma non resta che esser (si è) capolavori" (Bene). Ecco perché
non ha davvero più senso distinguere non solo i generi musicali ma anche
le arti stesse in quanto superate.

Ed
ecco completarsi la metamorfosi: Andy Warhol+David Bowie diventa Morgan
e Jim Morrison diventa...? Morgan. E Pino Scotto dove lo mettiamo? Aldo
Busi, Capovilla, Vasco Rossi, Beppe Grillo, Vittorio Sgarbi e i Carmelo Bene mal riusciti. Nessuno sfugge al teatrino superomistico
dell'assurdo, dal più presenzialista e mondano al più asceta e snob.
Tuttavia il superomismo c'è solo quando va bene, se no è solo narcisismo
decadente, questo è il punto. Abbiamo infatti appurato che siamo nel
periodo dell'oltre-arte, ma saremo anche nel periodo dell'oltre-uomo?
Ancora no, e Nietzsche confermerebbe. Qualcuno tra i tanti citati ci
potrebbe essere riuscito. Indovinate voi chi.
Testo di Jordan Giorgieri dei Doppiofondo per Riserva Indie
Nessun commento:
Posta un commento