domenica 29 giugno 2025

GIULIA BI - IN STATO DI QUIETE (APPARENTE) - RECENSIONE E INTERVISTA A CURA DI LUCA STRA PER #DIAMANTINASCOSTI


“In stato di quiete”, album d’esordio della cantautrice rivolese Giulia Bi, uscito nel 2024, è il ritratto di una quiete piena di riflessioni, stimoli e passioni. L’incipit “Timido”, musicalmente spoglio con solo voce e chitarra in primo piano, è un invito a prendere coraggio ed uscire dal proprio guscio, perché “non penserai mica di essere speciale”. Il protagonista del brano infatti si crogiola nella sua timidezza facendone un alibi per sottrarsi al prendere la vita di petto. La title track “Stato di quiete”, che segue, è una piacevole sterzata verso atmosfere più blues con i fiati in primo piano che impreziosiscono la struttura del pezzo e sottolineano il contrasto tra il testo “stato di quiete, stato di malattia” e la musica decisamente upbeat. Tra le altre tracce degne di nota emergono sicuramente “(Il mio) rock n roll suicide”, citazione di “Rock n roll suicide” di David Bowie, con un crescendo che culmina in un ritornello che si imprime in mente già dai primi ascolti. L’album è fondamentalmente pop di buona fattura, ma sconfina volentieri in un rock più vigoroso dando vita ad un amalgama che rende le tracce varie e movimentate. Tra le fonti ispirative emerge sicuramente il grunge, ma anche molti gruppi storici seminali del rock in italiano. La conclusiva “Basta così” che si apre su una chitarra sudamericana è la degna conclusione di quest’album decisamente riuscito, personale, in buona parte autobiografico. Decisivo nel plasmarlo è stato il contributo di due musicisti di grande esperienza come Gigi Giancursi dei Perturbazione e Gianluca Della Torca dei Gatto ciliegia contro il grande freddo. 



Giulia Bi ci ha concesso un’intervista che ci ha permesso di approfondire i contenuti del suo album e anche di commentare i pezzi del suo prossimo lavoro, che ci ha fatto gentilmente ascoltare in anteprima.
- Ciao Giulia, “In stato di quiete” mi sembra che sia un disco di regole contro le regole, cioè strategie per liberarsi da molti bavagli che abbiamo nella vita.
- Mi sembra abbastanza puntuale. Non so se può essere anche l’inverso cioè che io ho fatto fatica ad interiorizzare le regole, però sì diciamo che come tema ci sta.
- Parliamo del brano di apertura “Timido”. Il timido è una persona che rinuncia, che si sottrae programmaticamente come stile di vita. Ce lo spieghi meglio?
- Posso parlare di me?
- Di te, del tuo punto di vista sulla canzone. Poi può essere una persona figurata. 
- Sì sono quasi tutti pezzi autobiografici, su quello che provo, cui provo a dare una forma ecco. Quindi la timidezza è mia perché lo sono stata per gran parte della vita. Ed è anche il tentativo di dare una lettura meno tenera del timido che è sempre quello un po’ in difficoltà per cui per carità grande compassione ma anche per dire “chi ti credi di essere”. Vuol dire che ti sottrai. Ed è mettersi anche nei panni di quelli che interagiscono con i timidi volendo. Quindi era un po’ questo concetto qua: “ma ci provi gusto a non stare in relazione da un certo punto di vista”.  Cioè polarizzo un po’ come concetto e poi concludo dicendo “vai a dormire” che magari domani sei più leggero.
- Anche perché questa timidezza da pesantezza. È difficile da sopportare.
- Eh sì anche perché costringe l’altro a fare degli sforzi e quindi non è proprio semplice.
- Il tuo è un cantautorato sporco di varie cose: di rock, di blues, di garage, di punk, diciamo che ti piace spaziare. Se dovessi identificarti in un filone, non un genere ma diciamo un filone dove ti collocheresti?
- Allora come gusto forse il grunge è il mio genere preferito, poi forse comunque lo trovo un disco pop il mio. Ha un po’ di rock come struttura dei pezzi, orecchiabilità. Quindi forse pop rock. Poi è stato un disco creato proprio un po’ in condivisione. Io non suonavo da tanto tempo perché il lavoro, la vita, eccetera tolgono tempo. Poi ho ripreso ad un certo punto a scrivere ed ho tirato su un gruppo che è fatto anche da mio fratello alla batteria e poi all’inizio c’era Gianluca Della Torca al basso.
- Mi ha incuriosita anche la title track “Stato di quiete” in cui canti “Stato di quiete, stato di malattia”. Quest’associazione di pensiero è perché forse quando siamo sani facciamo sempre mille cose e l’unico momento in cui possiamo fermarci è quando stiamo male?
- È bello perché tu stai dando una lettura opposta, cioè mi fa molto ridere. In realtà è la sindrome depressiva perché quando stai bene ti ricordi di tutte le cose di cui c’è da occuparsi mentre quando stai male ti occupi del fatto che stai male.
- Parliamo del pezzo “Il mio rock'n'roll suicide”. Penso che ovviamente sia una citazione di David Bowie, anche un po’ dal punto di vista della struttura musicale. Ce la racconti?
- Ma era un po’ un periodo un po’ così come umore però anche diciamo di condivisione rock n roll con tutte le persone che ho incontrato in quel momento, di grandi serate quando abbiamo registrato il disco, grandi prosecchi, grande divertimento rock n roll però c’è anche lì un po’ il tema dello star male. In realtà quando l’ho scritta la prima immagine che mi è venuta in mente è il risveglio la mattina che è un po’ duro. Ti svegli e hai quei secondi in cui sei triste. Quindi è un po’ come rinascere perché ci metti un attimo a riprendere coscienza che sei un po’ giù. La prima immagine che mi affascinava un po’ come concetto era quindi il risveglio, quindi anche tutto quello che ti fa dimenticare. Quindi rock n roll suicide in quell’accezione là, anche in questo caso un po’ doppia. 
- Sul pezzo “Orari buoni” mi sono appuntato questo verso: “mi devo solo ricordare di dormire e di mangiare in orari buoni”. Di che si tratta? È un richiamo ad un conformismo forzato? Scandire la vita secondo regole?
- Sì era il desiderio di averne in quel momento lì, cioè non è possibile appunto questa vita rock n roll. Io tra l’altro sono anche psicologa di mestiere e il lavoro che richiede la musica è un lavoro creativo non è un lavoro meccanico ma richiede una certa struttura. Mi auspicavo di riprendere un po’ una bussola, bisogna solo ricordarsi di organizzarsi un po’ meglio, di ristrutturarsi, di non perdersi nel rock n roll, un po’ questo.
- Invece su “La mia faccia” c’è un verso che recita “se siamo tutti narcisi allora ormai è tutto normale”. Penso sia un riferimento ai social, così come anche in un altro pezzo, “Cuori infranti” in cui parli di guru improvvisati, di gente che su YouTube monetizza l’amore. Secondo te siamo pronti a svendere le nostre vite per un secondo di celebrità, altro che il quarto d’ora di Andy Wharol. Qual è il tuo punto di vista su questo?
- Sì la direzione un po’ mi sembra questa effettivamente. In realtà quel pezzo lì l’ho scritto durante il Covid quando ho iniziato a fare sedute di lavoro online, cosa che adesso è sdoganata perché è prassi comune, ma al tempo era una cosa nuova. Quindi l’ho scritta perché quando facevo i colloqui mi rendevo conto che non riuscivo a smettere di guardare la mia immagine sullo schermo. E quindi era veramente assurdo fare un colloquio ma non riuscire a smettere di guardare se stessi. Avevo partecipato anche ad un talk al Parco del Valentino (ndr il più famoso parco di Torino) su questi temi qua e si parlava di ragazzini che sognano magari di fare musica ma la prima cosa cui pensano non è “scrivo questa roba qui perché la voglio scrivere, perché mi importa della musica” ma è come se il primo pensiero fosse già che quella cosa lì poi finirà sui social, un processo molto narcisistico. Che poi sì se fai musica devi farla questa roba qui, mi sento in difficoltà ma cerco di fare come posso, come mi viene. 
- Come è nata “Cuori infranti”? Musicalmente, tra l’altro, quel “è una questione di volontà” su quella musica lì mi ha ricordato un po’ i CCCP.
- Allora, avevo guardato in quel periodo dei video di coach, di persone che ti spiegano come vivere in una serie di situazioni legate soprattutto ai sentimenti e quindi il concetto è sempre “dotati di strategie”. Che non è come dire un’interiorizzazione, un parlare della relazione, è tutto un semplificare, adottare delle strategie per avere l’altro vicino. E’ stato un po’ questa cosa qui, una critica al fatto che si moltiplichino tutti questi video che ti spiegano come relazionarsi.
- A proposito dell’album ho letto che hanno avuto un ruolo nella sua creazione sia Gigi Giancursi dei Perturbazione che Gianluca Della Torca dei Gatto ciliegia contro il grande freddo. Qual è stato il loro ruolo? Hanno collaborato nella scrittura dei pezzi?
- I pezzi li ho scritti tutti io come struttura però negli arrangiamenti è capitato che cambiassero qualche accordo, che modificassero un po’ la struttura del pezzo. Gianluca Della Torca è stato nostro bassista per un po’ poi adesso abbiamo Gianluca Cato Senatore. Abbiamo costruito arrangiamenti come band poi Gigi ci ha dato un po’ una mano in fase di produzione. È stato abbastanza un processo condiviso. Che poi ci sono diversi  casi in cui i cantautori scrivono le parti e poi dicono “lo voglio così, lo voglio cosà”, mentre invece noi abbiamo proprio creato un po’ insieme.
- Ho ascoltato anche i brani del futuro EP che mi hai mandato gentilmente in anteprima. Lo trovo interessante anche se, non sapendo se gli arrangiamenti siano o meno quelli definitivi posso darti le mie prime impressioni. Mi sembra che tu abbia messo l’accento su una componente più cantautorale, la chitarra acustica è presente in quasi tutti i pezzi, sono dei provini oppure l’intento è quello?
- Allora, qualcuna era sicuramente meno definita di altre che ti ho mandato. Lo stiamo mixando proprio ora però diciamo che sì la direzione è un po’ questa. Tra l’altro ho comprato un mellotron. Comunque è stato un processo un po’ diverso, io a casa con il mellotron ho messo due linee melodiche, dei diciamo disegnini nei testi. Poi ora ho chiesto un aiuto a Matteo Tambussi che adesso ha avviato una sua carriera da solista quindi cura i pezzi un po’ come produzione. Però comunque ho pensato di fare un disco un po’ meno rock n roll non perché non avessi dei pezzi che si prestavano però ho due anime, una un po’ più intimista e una più rock n roll e ho pensato l’album rock n roll lo ho già fatto e così ora farò emergere di più l’altra parte.



Il primo album di Giulia Bi è un esordio decisamente promettente per cui la curiosità di esplorare questo lato più intimista nel prossimo, secondo lavoro è tanta anche per poter valutare come sta evolvendo il suo stile, la sua poetica. 


Recensione e intervista a cura di Luca Stra per #diamantinascosti






 

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