lunedì 16 dicembre 2024

#GLORYBOX - LO STRANIERO E IL NUOVO ALBUM "MAZAPE'" - RECENSIONE A CURA DI IRIS CONTROLUCE


Definite da Byron, “la poesia del cielo”, le stelle nel corso dei secoli, hanno incuriosito, attratto, guidato, fatto riflettere e sognare l’uomo. Con la fiducia come compagna di viaggio, il buio cede il passo al giorno e, con il ritorno della luce, la profonda sensazione di smarrimento e solitudine si trasforma in un lontano ricordo da lasciarsi alle spalle.
Ed è appunto di stelle, di notti al chiaro di luna, di speranza, di spostamenti che parla “Mazapé”, l’ultimo disco della band Lo Straniero, uscito il 6 novembre grazie ad una collaborazione tra La Tempesta Dischi e Pioggia Rossa Dischi (distr. ADA Music).
Reduci da un’intensa attività live di oltre 40 date (in Italia e all’estero) e dopo aver ricevuto numerosi riconoscimenti prestigiosi quali il Premio De Pascale (miglior testo al Rock Contest di Controradio), i nostri si sono guadagnati un posto tra i gruppi selezionati da MTV New Generation ed sono stati tra i vincitori della XXX edizione di Musicultura.



Versatili ed ammalianti, muovendosi tra chiaroscuri che oscillano tra certezze e instabilità, sconforto e speranza, i brani di Mazapé colpiscono per originalità, coerenza, sonorità elettroacustiche e soprattutto per l’approccio compositivo e la qualità dei testi.
Per l’intera durata del disco, lo sguardo è rivolto all’esterno e, nello specifico, al cielo stellato. Nel profondo, si avverte un senso di smarrimento che, paradossalmente, puo’ coincidere con un senso di appartenenza con il tutto.
Palesi i richiami al buon cantautorato contemporaneo così come i rimandi a quello più tradizionale. A tratti, le atmosfere sognanti hanno il sentore delle ballad dei Marlene Kuntz, ricordo richiamato in special modo, oltre che dalla poetica dei testi, dalla timbrica di Giovanni Facelli. 
La luna, immancabile spettatrice dei viaggi notturni di intere famiglie, protegge e guida il cammino di madre e figlia (“Provavo a stare serena, aspettando una bandiera straniera. Tutto ciò che resta non è un canto disperato chiuso negli abissi ma il futuro della tua vita” –  A Mare) o due amici di vecchia data (Ma non dirmi neanche dove stiamo andando, non è questo l’importante, C’è il coraggio dell’ennesimo viaggio di una partenza. Stiamo in giro stiamo in giro amico mio, adrenalina rabbia o energia o qualsiasi cosa sia – Via Ferrarese)
Grazie a degli ottimi refrain, ad una ricercata incisività testuale, all’orecchiabilità delle melodie, al riuscito alternarsi di voce maschile (Giovanni Facelli) e femminile (Federica Addari), la singolare proposta musicale de Lo Straniero riesce a convincere, trascinare e a fornire interessanti spunti di riflessione. 



Metà della produzione artistica è affidata a Federico Dragogna (Le Luci Della Centrale Elettrica, Paola Turci, Iori’s eyes), mentre la restante parte a Mattia Cominotto (produttore di Tre allegri ragazzi morti, Meganoidi, Punkreas, Od Fulmine, Numero 6, En Roco).
Gli arrangiamenti sono in grado di destreggiarsi agevolmente tra sonorità ariose di matrice indie-folk o elettropop-rock e sono curati in modo da rispettare le singole peculiarità di ogni brano: l’album risulta così un insieme di canzoni coese e distinte al tempo stesso.
Di grande gusto le splendide programmazioni della riuscitissima “Lady Mina”, così come i sintetizzatori, le ambientazioni ipno-visionarie e le nenie alla C.S.I. nel brano “Fuochi per la festa del paese”. Sempre in termini di arrangiamento, la band sa inoltre impreziosire le proprie composizioni guardando all’oriente e alla musica più tipicamente popolare, concedendosi canti in dialetto napoletano.
Mazapé è un lavoro di grande qualità, capace di smuovere le anime e i corpi, fatto di vibrazioni ed intimità, per una band in ottima forma che, in continuo viaggio, attendiamo di riuscire a vedere presto anche dal vivo.

Recensione a cura di Simona Controluce


 

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