martedì 26 aprile 2022

L'UNICO ARGOMENTO PER VINCERE LA NOIA: RITMO TRIBALE LIVE AL LEGEND CLUB DI MILANO IL 23-04-2022 - TESTO, FOTO E VIDEO DI LJUBO UNGHERELLI


Difficile descrivere a un lettore “neutrale” la sofferenza insita nell’avere i Ritmo Tribale quale gruppo musicale di riferimento. Tema peraltro già in precedenza affrontato su queste frequenze, nella fattispecie fino agli eventi gloriosi (per quanto con punte tragicomiche) dell’aprile 2017. L’ultimo lustro, per la sventurata congrega di appassionati del complesso di cui sopra è stato caratterizzato da un’attività live piuttosto corposa almeno per gli standard cui erano avvezzi i suddetti sventurati, con tanto di esecuzione di nuove canzoni poi proposte anche come singoli sulle piattaforme digitali, annunziato preludio a un progetto discografico inedito, sennonché il protrarsi delle proverbiali manovre di traccheggio non si è sbloccato che nella primavera 2020, periodo indubbiamente favorevole per la pubblicazione e la promozione del primo disco dopo 21 anni, titolato “La rivoluzione del giorno prima” e di fatto congelato dal lockdown, al pari di tre concerti indetti e disdetti nel tempo di una sanificazione delle mani. Solo queste recenti disavventure potrebbero far impallidire quelle dei tempi d’oro, orbitanti per lo più attorno alla figura dell’allora cantante, in modalità di distanziamento sociale dai colleghi di una volta assai prima della pandemia.


Venendo orbene all’attualità, sabato 23 aprile 2022 l’impasse pare finalmente sbloccarsi ed ecco i Ritmo Tribale pronti a salire sull’ormai familiare palco del Legend di Milano. Con buona lena e volumi già abbastanza acufene friendly, a intrattenere gli astanti si apprestano i Circus Punk, duo abbigliato e “occhialato” impeccabilmente in pendant che può fregiarsi di repertorio, capacità esecutive e presenza scenica invidiabili. Per chi non li conoscesse, l’assetto chitarra–batteria è un valido indicatore sul sentiero sonoro imboccato, così da evitare all’inerudito estensore di snocciolare i soliti nomi triti e ritriti. Raffronti a parte, il consiglio è di ascoltarli e intercettarli in qualche concerto qualora se ne presenti l’occasione. E allorché poco dopo le ventidue parte un’introduzione preregistrata, è il momento di impegnarsi a dimenticare i timori (peraltro legittimati dall’intera storia della rock band milanese) su cosa potrà andare storto e lasciarsi trascinare da quella che resta l’entità musicale più rilevante mai apparsa sul suolo italico. Per un paio d’ore, tutto ciò sembra in effetti realizzarsi. “Le cose succedono”, udita per la prima volta in concerto nel settembre 2017, funge da ariete di sfondamento per debellare sin da subito qualunque rimostranza col suo frenetico alternarsi di strofe cadenzate e rasoiate nei ritornelli. 


Scaglia, al centro della scena, sfoggia una papalina multitasking che utilizzerà a stretto giro per detergersi il già copioso sudore dalla faccia; non è tuttavia dato sapere quali eventuali ulteriori scopi abbia asservito il copricapo in questione. La frontline schiera poi le troneggianti figure di Rioda e Briegel, mentre sullo sfondo Talia e Alex sono invisibili (uno almeno lo si sente…), occultati dalla nebbia mista di illuminazione a tinte fosche e macchine del fumo a manetta. Vi è sì da raschiare via la ruggine accumulata in tre anni di inattività, ma al netto di un paio di piccoli intoppi, l’impatto di un concerto dei Ritmo Tribale rimane dirompente, sia quando procedono a velocità sostenuta, sia nei momenti in cui il piede si stacca dall’acceleratore e le atmosfere si fanno più dense pur senza perdere un briciolo d’intensità.


La recente ristampa vinilica del capolavoro “Psycorsonica” viene onorata con una sontuosa selezione di canzoni memorabili: accanto agli esplosivi cavalli di battaglia quali “Base Luna” e “Oceano”, tornano in scaletta “Psycho” e “2 Milioni”, che a occhio e croce non venivano riproposte rispettivamente da 25 e 15 anni. Pezzi che qualunque gruppo pregherebbe in aramaico per averli in faretra, a testimonianza della profondità del canzoniere tribale. A trent’anni dall’uscita, è invece imminente la riedizione di “Tutti Vs. Tutti”, che per chi scrive ha rappresentato l’incontro con la musica dei Ritmo Tribale e vi è perciò particolarmente affezionato. Non così gli autori, che con buona pace della promozione non presentano live alcun estratto dal loro terzo LP. Pur dimenticandosi “Autunno”, l’episodio forse più brillante contenuto in “La rivoluzione del giorno prima”, il quintetto suona una discreta fetta del disco la cui copertina (raffigurante un mansueto lupo antropomorfo a cecce su una panchina) campeggia sulle locandine del concerto; durante il bis, arriva quella canzone che parla di volere scatarrare sui giovani capelli di oggi di Jim Jarm… no, scusate, dev’esserci stato un cortocircuito di sorta. Meglio soprassedere.


Se le emozioni non fossero state sufficienti, la parte regolare dello spettacolo alza il tiro nelle battute conclusive: penultima “La città”, classico del 1989 segnato in scaletta in tutti i concerti dell’estate 2007 ma mai eseguito (!). A ruota, uno schermo sul lato sinistro del palco si illumina e mostra una galleria di immagini di Marco Mathieu, il compianto bassista dei Negazione deceduto nel 2017 benché ufficialmente sia venuto a mancare alla fine dello scorso anno. L’omaggio all’amico scomparso si concretizza in un medley che unisce “Questi anni”, l’inno punk dei Kina, all’arrangiamento full band di “Uomini”, la ballata acustica talmente emblematica dell’essenza stessa dei Ritmo Tribale da aver dato il titolo anche al loro doppio cd antologico e alla biografia del gruppo scritta da Elisa Russo. Dopo un simile apice urge qualche minuto di pausa, per immergersi in un capiente bis suggellato dall’evergreen “Sogna”, che comprende svariate divagazioni strumentali, propedeutiche a Scaglia per uno dei suoi numeri caratteristici, ossia scendere a suonare e sudare in mezzo alle prime file di pubblico, e infine la cosiddetta “nocturnal version” di “È giunta l’ora”, che trasfigura la primordiale scheggia post punk di metà anni Ottanta in una murder ballad che non avrebbe stonato sul disco dei Mad Season. Il concerto è finito. Inutile lambiccarsi il cervello sul passato, men che meno su cosa riserverà il futuro ai Ritmo Tribale e a chi li segue. Bisogna vivere il momento. E al Legend ne è valsa la pena eccome. Non serve altro.
“Tutto a posto, tutto come sempre…”


Testo di Ljubo Ungherelli. Scarica l'opera omnia del più grande scrittore vivente in free download cliccando qui


Riascolta l'audiolibro musicato "Galvanoterapia cinque contro uno", scritto e recitato da Ljubo e ispirato alla musica dei Ritmo Tribale cliccando qui.

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