In attesa dell'uscita del suo prossimo libro,"Fuori dalla Riserva Indipendente",abbiamo intervistato Francesco Bommartini che con il suo precedente "Riserva Indipendente,la musica italiana negli anni zero"aveva splendidamente analizzato la scena musicale indipendente italiana e i suoi protagonisti.
Il
gap che distanzia major e indie è sempre minore, ma esiste tutt'oggi.
Non per niente Vasco Rossi, Laura Pausini, Tiziano Ferro continuano ad
essere in cima alle sempre più povere classifiche di vendita mentre The
Zen Circus ed altri nuovi artisti - anche osannati - non arrivano quasi
mai oltre le 10mila copie. Non è una novità, ma è sempre più sotto gli
occhi di tutti. Aldilà del business, l'indipendenza andrebbe misurata
sopratutto sulla genuinità dell'approccio, ma qui si entrerebbe in un campo troppo soggettivo. Resta il fatto che successo, ormai, non rima più sempre con asservimento.
L'impressione che si ha è che tutto il movimento di gruppi e band si
muova da solo, senza che esista una vera e propria rete di coordinamento
sia di band che di locali. Esperienze come il Tora Tora Festival
organizzato agli Afterhours sono oggi ripetibili?
Vivendo
le cose dall'interno si notano dei collegamenti tra le singole realtà.
Quantomeno tra artisti vicini, a livello musicale. Ma capisco cosa
intendi. Tuttavia, credimi, parlando con i musicisti del movimento mi
sono reso conto che le orecchie, spesso, sono aperte. Festival seri,
poi, ce ne sono. Magari non si chiamano Tora Tora, ma tant'è. Basti
pensare alle feste de La Tempesta..
La musica sempre più liquida, la mancanza di una rivista veramente
popolare e non solo settoriale e autocelebrativa, una trasmissione tv
qualificata e di riferimento. Quale di queste tre mancanze pesa di più
per la visibilità di tutta la scena?
Credo
la prima. La maggior parte degli appassionati di musica non vuole
arrendersi alla fine del supporto fisico, io compreso. La liquidità
musicale è stata uno shock per molti. Ha portato sia aspetti positivi
che negativi, riassumibili perlopiù in un concetto unico: la vastissima scelta. Una libertà che cela più catene di quante crediamo.
Poi, certo, se ci fosse una trasmissione televisiva davvero valida non
guasterebbe. Ma credo che un'altra grande problematica sia un certo
disamoramento nei confronti della scoperta di novità, e dall'altra parte
una qualità che spesso è solo formale. Se a questo aggiungiamo uno snobismo diffuso
anche tra band emergenti, oltre che tra ascoltatori ed addetti, lo
scenario non si accende di colori vividi. Eppure le buone riviste, in
Italia, ci sono. Ma anche qui, come nella musica, le fondamenta sono tarmate dalla mancanza di stimoli economici, che spesso vanno di pari passo anche con l'assenza di altre spinte. Ed è anche giusto che sia così.
La scena indipendente italiana è in continuo mutamento. Da "Riserva
Indipendente" a "Fuori dalla Riserva Indipendente", il tuo prossimo
libro presto in libreria, hai notato cambiamenti?
Vivendo
la musica quotidianamente ti dico sì, ho notato cambiamenti. Che, dal
mio punto di vista, non sono così positivi. Alcuni riguardano quanto già
detto nella domanda 2. Altri...li troverete nel libro. Non ho scritto
nessuno dei due volumi per incensare un movimento, bensì per
analizzarlo, attraverso le parole di chi ne fa parte. Il mio è un lavoro
giornalistico, innanzitutto. La scelta di affidare la prefazione di
"Fuori dalla Riserva Indipendente" all'ottimo Renzo Stefanel, sempre
critico nei confronti dell'indie italico o qual dir si voglia, si
configura proprio in questo senso. L'obbiettivo è quello di generare coscienza.
Ci sono sostanziali differenze tra artisti del nord e del sud Italia o
il fatto di rivolgersi comunque a un pubblico ancora di nicchia riduce
le differenze tra le due zone d'Italia?
Sicuramente
alcune peculiarità territoriali esistono. Anche a livello musicale. Ma
credo che le maggiori differenze riguardino le possibilità: di
registrazione, fare live ed affrontare professionalmente un'attività
così pregnante ed in evo/invo-luzione come quella musicale.
Musica Indipendente e politica. La scena italiana sembra essere molto
distante dal fatto di essere una scena "militante", come accadeva anni
fa. Il disimpegno politico rende forse la scena meno forte?
Non
necessariamente. Senza dubbio le parole di 99 Posse, Punkreas, Modena
City Ramblers avevano un peso ben preciso - e spesso forte - ma anche
oggi esistono realtà che si riferiscono all'attualità e ai mutamenti,
senza per questo configurarsi precisamente a livello politico. Cito Il
Teatro degli Orrori, I Ministri ma pure, tra gli intervistati nel nuovo
libro, Management del Dolore Post-Operatorio, Giorgio Canali, Virginiana
Miller...
Dopo averlo citato parliamo del tuo nuovo libro "Fuori dalla Riserva
Indipendente". Oltre alle interviste ai protagonisti della scena mi pare
di capire che ci saranno anche interviste a superbig della musica...
Il
libro sarà strutturato come "Riserva Indipendente": 18 interviste
approfondite ad altrettanti artisti, 6 approfondimenti riguardanti
aspetti non trattati nel primo volume, fotografie inedite selezionate
dal grande fotografo Daniele Bianchi (che ringrazio) e prefazione di
Renzo Stefanel. Uno degli approfondimenti è dedicato alla visione di
alcuni big conosciuti del movimento di cui scrivo. Tra essi: la divina Patty Pravo, Piotta, Modena City Ramblers, Erica Mou, Musica Nuda, Paletti, Omar Pedrini, Zibba...
Prima di chiudere regalaci cinque nomi, ovviamente tra quelli meno noti, da segnalare a tutti i nostri lettori.
Questa mi piace proprio. Kaleidoscopic per il rock spinto e vagamente ansiogeno; i Retrospective For Love
perché se non saranno famosi c'è davvero qualcosa che non va;
l'esperienza di Marco Parente ed Alessandro Fiori veicolata in maniera
sorprendente nel progetto Betti Barsantini; l'impressionante scossa dei Nero di Marte, la qualità incredibile di Daniele Celona: una scoperta obbligatoria per tutti gli amanti di musica italiana fatta con testa e cuore.
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