domenica 18 marzo 2012

Cosa volete sentire - Compilation di racconti di cantautori italiani

Nelle migliori e nelle peggiori librerie (e forse anche negli scaffali dei centri commerciali, tra pile di libri di Bruno Vespa e masse di carta inutili con l'effige di Benedetta Parodi rassicurante, con un mestolo in mano e l'aria di chi ha appena avuto un orgasmo per aver cotto bene una torta di mele) è uscita una interessante raccolta per Minimum Fax dal titolo "Cosa volete sentire - Compilation di racconti di cantautori italiani".

Tredici autori del panorama indie-musicale alle prese con tredici piccoli racconti di vita vissuta o sognata, il tutto a cura di Chiara Baffa.

A seguire gli incipit di:

Vasco Brondi ( "Vivere, dicevamo un sera in Hotel")           
 

Al quarto concerto di seguito una certa irascibilità comincia a farsi sentire. Il concerto è rodato, sembra che duri di meno ma ci si sente più immersi nelle parti che lo compongono. Forte piano. Seduti in piedi.
Ho questa canzone in mente che continua a lavorarmi dentro anche se non la considero, a volte sono una specie di fiume con la superficie ghiacciata - sotto ci scorre qualcosa, acqua e rifiuti tossici, anche se non si vede niente.
Mi piacerebbe fermarmi in uno di quei paesaggi che si vedono dall'autostrada. Dei prati lunghissimi, delle colline in lontananza, dei boschi in salita, dei ruscelli con la corrente forte. Immagino di fermarmi per pisciare e far perdere le mie tracce e stare lì a morire di freddo e a guardarmi attorno...

Dario Brunori ("Autogrill")  

Solitamente ivi vi fermate per fare una pipì rapida, bere un caffè e via. I bagni dell'autogrill, ormai tutti all'avanguardia e dotati di precisi sensori a infrarossi in grado di rilevare la vostra presenza e azionare automaticamente i rubinetti e lo sciacquone in tempo reale, presentano però un piccolo inconveniente. Se già all'epoca delle giovanili di calcio la doccia di gruppo in spogliatoio vi faceva sentire sessualmente inadeguati, allora il cesso hi-tech dell'autogrill non è il posto giusto per voi. Nonostante gli sforzi per tirar fuori il vostro fidato compare e fargli raggiungere la sua massima estensione siano encomiabili, il sensore puntualmente non si attiverà. Potete provare, fischiettando, a mettervi sulle punte o piegare le ginocchia per capire se è un problema d'altezza. Niente da fare. Dopo circa un minuto e mezzo di vani tentativi, arriva il colpo di grazia: mentre voi state praticamente facendo strisciare lo scroto sulla ceramica, il tizio di fianco si sbottonerà con calma il jeans e urinando a pallonetto, a circa un metro dalla tazza, farà magicamente azionare questo meraviglioso prodigio dell'epoca moderna.

Andrea Appino ("Colonia estiva")

Quando si sposarono, nel 1978, Oriano e Tiziana partirono con una vecchia Cinquecento per Venezia. Non mi ricordo mai se fermi in autogrill o addirittura prima di partire, gli rubarono il portafogli. Tornarono indietro e niente viaggio di nozze.
Qualche anno dopo si presentò l'occasione per recuperare quel viaggio fallito. Sarà tato l'83, visto che avevo cinque anni. Viaggio di nozze vuol dire viaggio a due. Decisero così di mollarmi in un campo estivo a Marina di Carrara, dove, per la prima volta in vita mia, vidi delle suore. Nonostante l'odio profondo che i miei genitori nutrivano al tempo per preti e suore, a malincuore dovettero lasciarmi lì. Costava poco. Quante cose si fanno perchè costano poco.
Al tempo ero praticamente autistico. Qualche anno dopo, alle elementari, mi trovai infatti a frequentare dei corsi di sostegno insieme a un ragazzino down. Socializzavo poco (anzi, per nulla) con i miei coetanei, che odiavo.
Scrivevo a specchio con la mano sinistra, facevo la pipì a letto e giocavo in camera da solo. Dio, quanto mi piaceva stare solo. 

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