mercoledì 4 dicembre 2024

20 ANNI DI "HOW TO RE-ASSEMBLE AN ATOMIC BOMB" DEGLI U2 - RECENSIONE A CURA DI LUCA STRA


Quando una band celebre per quasi trent’anni come gli U2 mette sul mercato riedizioni di un proprio album di spessore, di solito la motivazione principale è quella di massimizzare i profitti riducendo al minimo il rischio di far uscire nuovo materiale che deluda i fan.
E per il quartetto irlandese questo assunto sembra essere incontrovertibile. Per tali motivazioni, il 22 novembre, è stata pubblicata una riedizione del vendutissimo album del 2004 con l’aggiunta di un intero album gemello di presunti inediti. Il disco gemello, “How to Re-Assemble An Atomic Bomb”, contiene brani in realtà già quasi tutti ultra noti ai fan, appena appena ripuliti dal chitarrista e ormai unica mente artistica del gruppo The Edge.
Partendo dalla riedizione di “How to dismantle an atomic bomb” a livello sonoro non si notano, almeno all’orecchio di un ascoltatore medio, grossi cambiamenti rispetto alla prima edizione, datata 23 novembre 2004. D’altro canto gli studi di registrazione al tempo erano sufficientemente evoluti da rendere un reale intervento di remastering e riediting abbastanza superfluo. Vent’anni dopo, i grandi classici non hanno ancora perso il loro smalto, a partire dalla controversa e furbesca “Vertigo”, ultimo singolo rilevante ad oggi dal punto di vista del successo commerciale per gli U2.



E già qui ci sarebbe un appunto non secondario da fare. Infatti, come troppi album del quartetto irlandese, parallelamente all’uscita del 2004 sono emersi in rete numerosissimi leak di pezzi scartati e lo stesso album fu distribuito anzitempo perché pare che il buon The Edge avesse dimenticato una copia del master già pronto su un tavolino della sua villa di Eze, nel sud della Francia, mentre la band era impegnata in una serie di scatti promozionali. Vertigo, in una sua evoluzione non ancora completata uscì prima ancora del disco con il titolo “Native son”, frutto delle prime session con al banco di regia ancora Chris Thomas. Confrontandolo con la versione pubblicata come “Vertigo” si notano alcune, significative differenze in grado di dare un’idea che il gruppo aveva del senso del proprio essere musicisti. Vertigo, infatti, è la versione “maranza” del brano, con una linea melodica molto più banale salvo l’indubbia esplosione del ritornello e la salda presenza come produttore di Steve Lillywhite, artefice di molti dei capolavori dei dublinesi, corso precipitosamente a sostituire il meno accomodante Chris Thomas.
Superate le note dolenti, il resto dell’album principale si assesta complessivamente su un buon livello, sia dal punto di vista compositivo che della produzione. Purtroppo l’epicità non sempre si accompagna al guizzo creativo, ma il fatto di aver scelto fare le registrazioni insieme in una stanza porta, in alcuni casi, a pezzi che definire meno che buoni sarebbe ingeneroso. Ricordiamo, al riguardo, Miracle drug, dedicata al famoso cosmologo e fisico Stephen Hawking, Sometimes you can’t making on your own – dedicata da Bono al padre Bob Hewson, morto nel 2001, la rutilante City of blinding lights, buon tentativo di eguagliare l’innarrivabile Where the streets have no name, One step closer, efficace nella commistione testi-musica ma non scelta, ai tempi, come singolo.
Passando al cosiddetto “shadow album” How to reassemble an atomic bomb, a parte la novità, peraltro buona, Country mile scelta come singolo di lancio, tutto il resto è già in rete da anni. I pezzi sono stati “rivestiti con l’abito della domenica”, ma, almeno per i fan del gruppo, si tratta di non novità.


Posto che nei loro archivi gli U2 hanno sicuramente, almeno per il periodo 1979-2004, decine e decine di diamanti nascosti, forse la scelta di ricorrere al catalogo era davvero l’unica possibile.
VOTO HOW TO DISMANTLE AN ATOMIC BOMB: 7/8
VOTO HOW TO RE-ASSEMBLE AN ATOMIC BOMB: 4
CONSIGLIATO A CHI ASCOLTA SIMPLE MINDS, THE ALARM.


 

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