martedì 25 luglio 2023

SUPERCONCERTI DI SUPERGRUPPI PER SUPERSPETTATORI SUPERPAGANTI - LUCCA SUMMER (E NON SOLO) - TESTO DI LJUBO UNGHERELLI

 


A poche settimane dall’esibizione dei Generation Sex, costituiti da attempati reduci del punk, e dopo aver ingaggiato in una precedente edizione gli Hollywood Vampires, che uniscono vetuste rockstar ad attori di cinema, il benemerito Lucca Summer Festival ospita un ennesimo supergruppo, stavolta addirittura trasversale alla musica in sé per sé.


Il quintetto vede come cantante e frontman nientemeno che Andrea Scanzi, il geniale giornalista e opinionista televisivo che ha rivoluzionato la figura del giornalista e opinionista televisivo con la prosa innovativa e ficcante e le metafore immaginifiche; un titano della comunicazione che grazie ai suoi indiscutibili talenti ha eclissato mesti scribacchini reazionari tipo Biagi e Montanelli.


Alla chitarra Roy Hodgson, manager calcistico inglese ricordato soprattutto per aver lanciato la carriera di Roberto Carlos, mandandolo via dall’Inter e permettendogli di affermarsi al Real Madrid come uno dei terzini sinistri più forti del suo tempo. Cosa che peraltro ai tifosi nerazzurri non dispiace affatto, stante la loro indole di piangina che adorano crogiolarsi nel vittimismo.


Il bassista è il politicante di lungo corso Dario Franceschini, abbigliato da boy scout forse in ossequio a un suo ex compagno di merende nonché sindaco, segretario, presidente, direttore di giornale, conferenziere mediorientale e quant’altro.


Dietro i tamburi siede il giornalista sportivo Franco Ordine; postazione defilata per un pur valente mestierante del settore.
L’addetto alle tastiere è di fatto l’unico musicista di professione: Michele Zarrillo, in libera uscita tra una partecipazione al Festival di Sanremo e l’altra, kermesse di cui è uno dei più assidui frequentatori al pari di Gianluca Grignani; quest’ultimo, tuttavia, ha inventato il rock alternativo degli anni Novanta, perciò cosa gli vuoi dire a uno che ha insegnato a tenere in mano la chitarra a Kurt Cobain e soci?


Il successo di pubblico è prevedibilmente esorbitante. Del resto, impossibile resistere all’alchimia creata sul palco dai cinque fuoriclasse, che per un’ora e cinquanta minuti impartiscono al mondo una lectio magistralis su come portare a casa il bottino e uscire indenni da situazioni spinose.
A catalizzare l’attenzione è ovviamente Scanzi, il quale si prodiga a tenere la scena da par suo, non disdegnando il contatto con gli spettatori assiepati presso la passerella che si dipana perpendicolare al palco; nel mentre, i suoi scherani hanno un bel daffare con il cavo del microfono, affinché qualche fan colto da eccessivo entusiasmo non cerchi di avvolticciolarselo intorno al collo. Immancabili, nelle pause tra una canzone e la susseguente, le sue proverbiali e caustiche invettive ai danni dei Negrita, band del cui fan club lo stesso Scanzi è presidente, però a targhe alterne, sicché la sera li incensa e la mattina li diffama.
Inappuntabili anche i suoi colleghi: il Mister Hodgson si divide tra vocalizzi in secondo e primo piano e la creazione di un muro del suono chitarristico cristallino e mai afflitto da inciampi di sorta; l’ex Ministro Franceschini, fisso con una cannuccia bianca in bocca, tronfio del suo pregevole operato ai Beni Culturali dimostra cosa è in grado di fare un grande artista quando ha un minimo di voglia di esibirsi, finanche restando a tratti seduto; Ordine, nomen omen, colpisce pelli e piatti con l’incisività dei suoi commenti sul calciomercato; infine, Zarrillo funge quasi da direttore musicale, alla cui sapienza gli altri quattro si affidano ciecamente.
Curiosa la scelta del repertorio da eseguire: le canzoni che l’inerudito autore di questo pezzo è stato in grado di riconoscere erano cover dei Blur, complesso inglese peraltro recentemente riformatosi.
Per offrire una scaletta più variegata, il supergruppo avrebbe senz’altro potuto sfruttare le enciclopediche competenze musicali di Scanzi: Pink Floyd, Dire Straits, Giorgio Gaber (per sentito dire, conosce anche De Andrè, però fa confusione tra Fabrizio e Cristiano; così come fa confusione tra Wess e Dori Ghezzi). Una piccolissima macchia che non inficia più di tanto la sontuosa prestazione data in pasto alla platea lucchese.
Insomma, un trionfo, che ha lasciato in estasi le diecine di migliaia di spettatori paganti, corroborati anche dalla macchina organizzativa funzionante a cottimo, con un impianto audio all’altezza della situazione, zero problemi tecnici e visibilità ottimale in ogni anfratto dell’area deputata allo spettacolo. Così almeno narrano le testimonianze raccolte a posteriori; infatti, grazie ai potenti mezzi di Riserva Indie, il loro inviato era munito di lasciapassare con accesso a tutte le aree e si è goduto l’intera giornata da dietro le quinte, sfruttando le varie prelibatezze offerte ai privilegiati, non ultimi i servigi delle disponibili massaggiatrici che rappresentano il non plus ultra nel retropalco di ogni evento di questa portata.
In conclusione, alcune note a margine.


A riscaldare gli astanti in prima battuta è stato chiamato il venerabile Ringo, il massimo conoscitore e divulgatore di rock in Italia, uno che quando lui ascoltava i Dead Kennedys, il tizio dei Julie’s Haircut nemmeno si faceva le pippe. La sua presenza in qualsivoglia cartellone appone un bollino di qualità sul medesimo. L’Uomo Del Monte del rock italiano in poche parole.
Subito dopo il roboante dj set di Ringo, si è rivisto con gran piacere da queste parti Ruud Gullit, il campione di calcio olandese già uso trascorrere le vacanze estive in Versilia ai tempi della sua militanza nel Milan; e chi non ricorda di quando, entrando in un bar, ne fu malamente cacciato in quanto scambiato per un “vucumprà”?
Il fantasista non ha rinnegato quei tempi, presentandosi sul palco con indosso la divisa rossonera con cui ha imperversato in Italia ed Europa. Il suo gruppo di accompagnamento è formato da strumentisti di ambo i sessi, tutti abbastanza discinti. Ora magari l’illustre “intellettuale” radical chic che adopera dei simboli insulsi al posto delle regolari desinenze avrà da ridire sull’utilizzo del plurale maschile ma tant’è, qui si pratica l’inclusività nei confronti di chi si esprime in un italiano formalmente corretto.


Ah, un anno fa di questi tempi i Supergrass si erano riuniti per un giro di concerti. Le due date italiane programmate in origine furono entrambe cancellate; presumibilmente in prevendita era stato staccato mezzo biglietto o giù di lì.



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