sabato 27 maggio 2023

MUSICA PER ORGANI CALDI - ANDREA BELLENTANI RACCONTA IL PROGETTO PEKI D'OSLO - INTERVISTA A CURA DI MAURIZIO CASTAGNA


"Peki D’Oslo è una creatura che mal si adatta alla luce del giorno, trovandosi più a suo agio di notte tra le mille luci delle metropoli sotto i riflessi dei neon di clubs e locali di spogliarello." Andrea Bellentani racconta il progetto Peki D'Oslo, con Ulderico Wilko Zanni (Rats) alle chitarre e basso, Dome La Muerte Petrosino (Not Moving) alle chitarre, e Antonio Tony Face Bacciocchi (Not Moving) alla batteria, a Riserva Indie. 


Ciao Andrea e grazie della disponibilità. Partiamo dal dream team che hai coinvolto nel progetto Peki D'Oslo. Come hai messo insieme tutti i musicisti coinvolti nel disco?
Soprattutto sono felice di avere realizzato queste canzoni non solo con altri  3 grandi musicisti, 3 pericolose teste pensanti , ma anche perchè sono  3 delle persone al mondo in compagnia delle quali mi trovo meglio. Tutto in questo disco è stato complicato: la scrittura, incisione ed uscita prevista 27 anni fa per una Grande Madre major. Io negli anni '90 ero sotto contratto con una major come autore e "ghost writer" (esistono anche nella musica...) e così per spingere il mio nome pensarono di farmi uscire un disco "solista" come facevano autori tipo Massimo Bubola che lavorava con De Andrè. Mi diedero carta bianca di scrittura-genere e musicisti, sulla fiducia.
Riusciì ad avere il tel. di Dome, andai a trovarlo, gli suonai i pezzi e lui accettò subito! Con Wilko siamo "fratelli" di musica e non da sempre, mi ha sempre seguito in ogni mio delirio musicale quindi fu facile convincerlo! Il bassista di allora diede forfait 3 giorni prima delle nuove registrazioni, quindi Wilko ha suonato anche il basso. E Tony...lui non suonò nel 1996 e il batterista che registrò ai tempi è irreperibile, quindi dato che  registrammo il disco nel vecchio studio di Tony a Piacenza, Audiar, chiamare lui alla batteria fu la scelta più logica proprio perchè conosce la materia e quindi è proprio un cerchio che si chiude. Le canzoni sono esattamente le stesse di ora, e puoi immaginarti la riunione d'ascolto di una major! ovviamente alla fine dell'ascolto dei rough mixes ci fu un silenzio terrificante ma il direttore generale di allora disse "bè immagino ci sia un pubblico per questo genere... fatelo uscire perchè è un gran disco"  ma poi andò subito in pensione e dal suo successore poi il lavoro venne "congelato" per sempre. Poi ci fu la sparizione dei masters in seguito al trasloco dei vecchi uffici-archivi Emi e addio per sempre. Ma in un cassetto un giorno recuperai dei vecchi demos dimenticati e tramite un amico che era in contatto con la etichetta Contempo li inviai e subito decisero di farlo uscire grazie all'entusiasmo del label manager. Contempo è "LA" label per antonomasia dell'underground italiano, da sempre sinonimo di grandissima qualità nelle sue molteplici sfaccettature musicali. Per chi non conoscesse questa storica e blasonata etichetta fiorentina, o la conoscesse poco, vada e cercare la lista di artisti presenti nel loro catalogo: Litfiba, Diaframma, Neon, Pankow, Moda, Christian Death, Disciplinatha... E' quindi per il nostro "complesso" un orgoglio, una responsabilità ed un vanto essere presenti nel loro catalogo, e mai ci saranno sufficienti ringraziamenti per la figura salvifica ed apparentemente non angelica di Alessandro Nannucci, cervello a lampo candido e al calor bianco in moto perpetuo. Subito dopo però arrivò il Corona Virus e bloccò tutto...e per questo è stato davvero un disco "maledetto", la realizzazione del quale è stata costellata di ogni genere di accadimenti: il Covid, il lockdown che ha reso tremendamente complesse le registrazioni dei "nuovi" demos prima e del disco poi, problemi di ogni genere-distanziamenti-malattie-lutti-ritardi-rallentamenti forzati, ma alla fine da parte di tutte le persone coinvolte posso dire che è stato un vero  e proprio labour of love, grazie a tutti gli infedeli, motherfuckers, bandidos, pirati e ribelli che condividono la paternità dell'opera.

Il disco ruota attorno alla figura di Peki D'Oslo, personaggio popolarissimo che i più conoscono sotto altra identità. Quanto questa figura ha influenzato la scrittura del disco e come sei venuto a conoscere questa storia?
Zero influenze, è solo un nome che mi è sempre molto piaciuto ed è evocativo di un mondo oscuro, decadente, di night-club. Mi era sempre rimasto impresso in mente per qualche ragione e decisi solo alla fine di chiamare così il progetto, pensavo si adattasse bene al sound e alle tematiche dei testi. Le canzoni sono nate tanti anni prima che io sapessi di questa storia.


Musicalmente il disco è "sporco e ruvido" con sonorità che guardano agli anni d'oro del punk-rock'n'roll su cui hai adagiato il cantato in italiano. In fondo sono sonorità che hanno attraversato gli anni più stimolanti della vita di Peki D'Oslo. Hai voluto in qualche modo realizzare a posteriori la colonna sonora di quei momenti?
No, assolutamente no, le canzoni hanno una vita propria indipendente. Hai centrato esattamente il tipo di sound che è quello col quale io sono cresciuto. Io ho vissuto una vita molto "pittoresca", diciamo, e movimentata in varie parti del mondo, frequentando "cattivi maestri" negli ambienti r'n'r e non più disparati e vivendo situazioni glamour ma anche dirty e dangerous. E' la colonna sonora della MIA vita, o meglio di una parte grossa di essa, "high life in low places" possiamo dire, o anche il contrario! Per me Peki D'Oslo era solo un personaggio "mitico" che esteticamente affianco all'Amanda Lear sulla copertina del disco dei Roxy Music "for your pleasure", dal sesso indefinito, magrissima e pericolosa come la pantera che tiene al guinzaglio.

I brani sono tutti molto diretti con qualche pugno allo stomaco piuttosto forte. Parlo soprattutto di un brano come "Sei mai stato violentato?". Il pezzo nasce da qualche episodio particolare?
Conosco due donne che sono state violentate, che al tempo non erano particolarmente giovani-attraenti-provocanti, ma donne "normalissime" che non avevano la "scusante" di essersela andata a cercare ma hanno avuto l'unica colpa di essere in luoghi isolati e poco frequentati nei momenti sbagliati così da cadere vittime degli stupratori. Ho voluto scrivere una mini-sceneggiatura per quello che purtroppo non è un film ma un documentario su una dolorosa realtà quotidiana sempre più frequente. Uno stupro vissuto, visto, ripreso, analizzato e giudicato dai vari punti di vista di tutti gli "attori" partecipanti.  Il finale purtroppo è quasi sempre lo stesso, tragico e prevedibile: poco più che un rimprovero da parte della Giustizia per una marachella, domande e accuse dolorose in un copione dove la vittima risulta quasi sempre "complice e consenziente", gli sguardi divertiti, le mezze frasi, i sottintesi, lo stupratore in preda al delirio, allo stupore dell'atto appena compiuto e con mille problemi e scusanti,  il branco dei "bravi ragazzi incensurati studenti e lavoratori provenienti da buone famiglie" sempre più spavaldo e orgoglioso degli atti compiuti con la sicurezza data dalla certezza di una facile assoluzione, un "gioco, un passatempo fatto per noia".  Lo stupro purtroppo resta un reato sottovalutato in quanto considerato sempre più "minore": infatti ormai da risultato di statistica ISTAT il 40% delle donne nemmeno ormai lo denuncia in quanto sa già la trafila che dovrà affrontare. Una violenza sessuale denunciata ogni 131-132 minuti. Una media quotidiana di 11 tra stupri e abusi non taciuti dalle vittime, più di 300 fascicoli nuovi al mese, senza contare il numero "oscuro" enorme di reati taciuti, non denunciati. Per non parlare poi delle molestie sessuali, degli atti persecutori, dei maltrattamenti e delle violenze fisiche-verbali e psicologiche tra le mura domestiche, del sesso senza consenso, dei diritti negati e dei femminicidi. L'8 Marzo non c'è proprio un kazzo da festeggiare in quanto ogni giorno è la Giornata Della Donna. Le cicatrici soprattutto psicologiche di uno stupro restano nella vittima per tutta la vita. Segue un buffetto di rimprovero, una sculacciata e via, il giudice passa al caso successivo. E' una domanda ad un pluri-blasonato Principe Del Foro!


La figura di Pier Paolo Pasolini, intellettuale carismatico e spesso divisivo, è raccontata in "San Pasolini". Come vedi questo grande intellettuale di un tempo che non c'è più e perchè hai sentito la necessità di scrivere un pezzo su di lui?
In una poesia del 1962 tratta da Poesie Mondane incluse in "Poesia in forma di rosa" Pier Paolo Pasolini , oltre che tragicamente profetizzare la sua morte che sarebbe avvenuta 13 anni dopo, scriveva provocatoriamente che avrebbe proposto alla Curia di farlo Santo. Questa è stata l'ispirazione di base al testo di "San Pasolini", una figura di artista ed intellettuale ancora fortemente attuale, e le sue riflessioni verso un futuro prossimo si sono rivelate drammaticamente fondate considerando che tanti eventi e sconvolgimenti epocali profetizzati da lui fin dagli anni 60  si sono puntualmente verificati: l'avversione e conseguente paura da parte della società della diversità sotto ogni aspetto, l'imbarbarimento della cultura, la progressiva omologazione dei costumi delle persone, le migrazioni di disperati da ogni Sud del mondo verso un futuro apparentemente migliore, gli scandali di una classe politica sempre più corrotta e collusa, lo strapotere della televisione e della pubblicità, le lotte silenziose ed occulte da parte di grossi dirigenti statali per l'accaparramento di petrolio e gas, la scomparsa di tradizioni e mestieri che rendevano uniche certe fasce di popolazione, il desiderio di riscatto a qualunque costo da parte dei meno fortunati, gli "slittamenti" ideologici di certi partiti politici, l'edilizia selvaggia, le borgate diventate baraccopoli-prigioni di cemento ad ogni latitudine, la dolorosa solitudine che alcune persone si portano dentro... Però Pasolini non è stato solo questo: è stato grandissimo poeta in grado di scrivere teneri versi d'amore, di immortalare su carta e pellicola paesaggi urbani e naturalistici con una delicatezza e precisione mai realizzati prima, di dare voce-corpo e immagine a chi non li possedeva, di ritrarre squarci di mondi sconosciuti ai più. Ora, è vero che certi mondi non esistono più, le differenze tra le classi sociali si sono fatte meno evidenti, ancora Pasolini è una figura scomoda e controversa che fa discutere e talvolta può apparire davvero come una "forza del passato", ma oggi meno che mai lo si può solo considerare "lo scrittore dei froci". Molte parole nel mio testo sono riferimenti al suo mondo, ai "Riccetti", all'amatissima Madre, alla sua automobile, ai luoghi delle sue frequentazioni, ed il titolo è appunto provocatorio. Curiosamente in una canzone dedicata  alla figura di un poeta ho abbinato una musica molto aggressiva e pulsante, forse perchè ai miei occhi il suo immaginario resta in un violento bianco e nero.  

Riguardo alla realizzazione del disco dove avete registrato e, soprattutto, visto la caratura dei musicisti coinvolti, hai qualche aneddoto da raccontarci?
Purtroppo abbiamo dovuto registrare tutto a distanza e separatamente in tempi molto dilatati, per problemi di logistica-Covid-lockdown.  Un vero Santo, Alberto Callegari, ha organizzato il caos registrando-mixando e masterizzando il lavoro nel suo magico e hypersonico Elfo Studio a Piacenza assistito dal bravissimo Daniele Mandelli. Le chitarre di Dome le abbiamo registrate da Ale Sportelli nel suo studio di Cascina.

Per ascoltare "Peki d'Oslo" dobbiamo affidarci alla rete o è prevista anche una uscita fisica del disco?
Il cd è uscito "fisicamente" il 24 aprile per Contempo Records di Firenze, distribuito molto bene ed in maniera capillare da Egea infatti  lo si può trovare ovunque nei negozi "fisici" r/esistenti nonchè in quelli delle più grosse catene (ahimè) e pure su Amazon (doppio ahimè!) e nell'orrido formato digitale anche se è una cosa che detesto. Nel negozio Contempo di Firenze è possibile comprare l'edizione limitata speciale con allegati gadgets, t-shirts, spillette e altre amenità.

Per quanto riguarda i live ci sono concerti in programma?
Abbiamo già avuto richieste ma al momento no, è un pò complicato per la questione logistica. Vedremo come verrà accolto il disco, se ci sarà possibilità di suonare in belle situazioni. Fra poco però gireremo un promo video di "Più marcio di Sid" che non solo è il primo brano-opener del disco , ma contiene la prima frase del testo che è il "manifesto" a livello tematico del lavoro: "se non bruci non brillerai".

Grazie Andrea per la disponibilità e ti aspettiamo in radio a Riserva Indie quando transiti da Carrara.

Of course. Buonanotte a tutti.



E ricordiamo a tutti come è possibile interagire con te e con il tuo mondo (siti internet, social..).




Contatto: pekidoslo.info@gmail.com

banzai!!!

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