giovedì 24 febbraio 2022

DYING DAYS - MARK LANEGAN E LA PERIFERIA DI FIRENZE - TESTO, FOTO E RICORDO DI LJUBO UNGHERELLI


Dying days
Via Pistoiese, periferia di Firenze, in prossimità del confine nordoccidentale del comune. In un grigio pomeriggio di fine novembre, un uomo ciondola lungo i marciapiedi che costeggiano la sempre trafficata arteria stradale. Egli ha girato il mondo in lungo e in largo e chissà cosa ne pensa di quello scorcio suburbano donde può vedere i fanali delle automobili e poco altro. Più in generale, chissà a cosa pensa in quei momenti, dopo essersi allontanato dal locale dove, di lì a poche ore, terrà un concerto. L’atmosfera tenebrosa che si percepisce quella sera all’interno del Viper appare comunque infinitamente più festosa rispetto al florilegio di inquinamento acustico di motori e clacson e allo spoglio paesaggio che fa da scenario alla passeggiata dell’uomo. Questo “lupo solitario” era in realtà idolatrato da una nicchia di pubblico che vedeva in lui un artista di culto nonché un sopravvissuto [sic] in mezzo ad altri maledetti (molti dei quali erano suoi amici) la cui scomparsa aveva alimentato la leggenda di un’intera scena. Parimenti, erano innumerevoli le sue collaborazioni con i personaggi più disparati, dal gotha della musica internazionale fino a nomi italiani più o meno conosciuti. 



Quella voce che man mano si faceva sempre più bassa e cavernosa, alla stregua di un Tom Waits del rock alternativo, rimane incisa a fuoco a disposizione di chi abbia desiderio di scoprirla o di ritrovarvi un abituale conforto, simile a uno scambio di battute con un vecchio amico. Chi scrive serba qualche prezioso ricordo personale relativo a concerti da lui tenuti assieme a Queens Of The Stone Age e Twilight Singers, oltre ad alcune esibizioni con la sua band solista. Anche un paio di fugaci incontri vis a vis, giusto il tempo di provare a trasmettergli il dovuto rispetto e affetto. L’ultima di queste occasioni, proprio alla fine di quella serata alla periferia di Firenze, dove in precedenza aveva calpestato gli stessi marciapiedi che, da una vita intera, sono anche i dintorni di casa. Una casa e una vita adesso un po’ più tristi e vuote.



Grazie di tutto, Mark Lanegan.


 

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