mercoledì 3 novembre 2021

LA SCOMPARSA DEL DISCO IN TV - NOTE A MARGINE SULLA CRISI DEL SUPPORTO E DEL SUO IMMAGINARIO - INDIETORIALE DI MAURIZIO CASTAGNA


Sulla storica esibizione dei Maneskin in uno dei più popolari tv show americani è stato detto tutto e il contrario di tutto. Ma quello che più mi ha colpito, al di là del set certamente impeccabile della band, è la presentazione di Jimmy Fallon. Poche parole di introduzione e, soprattutto, il disco, fisico, tra le mani e in bella vista mentre annuncia "Beggin". Perché se da noi ormai l'artista va a presentare un brano in uno show dove sovente fa da siparietto tra due interviste o, peggio ancora, tra una televendita e la Littizzetto, in America, ma probabilmente anche altrove, va a presentare un disco, che non è solo musica, ma anche e soprattutto un oggetto che ha un valore artistico e di mercato. Pensiamoci bene, quando Fabio Fazio o qualche altro showman più o meno radical chic intervista uno scrittore tiene tra le mani il suo ultimo libro, ma quando ha di fronte a sé una band o un cantante le mani sono libere e il metro di paragone con cui misura la popolarità di chi gli sta di fronte non sono le "copie fisiche vendute" ma i clic, spesso discutibili, su Spotify o YouTube.


Quante volte abbiamo sentito dello scrittore da un milione di copie e della band da 10 milioni di visualizzazioni su YouTube? Se io faccio vedere un "prodotto" in tv, ma anche sui banchi di un supermercato, creo la voglia di possederlo e nel caso di un supporto musicale il desiderio di aprire un vinile o un cd per scoprire i testi, guardare le foto, e giustificare il prezzo che sarei disposto a pagare per quella che ai miei occhi non è più solo una raccolta di canzoni. In quel momento sto dando valore all'opera di un artista che diventa non solo esecutore ma "costruttore" di un immaginario racchiuso in un packaging. In fondo era quello che succedeva prima che più o meno tutto diventasse liquido, quando la musica non era sottofondo per fare altro ma forma d'arte completa che si "contaminava" con la pittura e la fotografia (come non ricordare le copertine dei vinili) e cinema, con i primi videoclip. Il disco fisico offriva la porta di accesso a un immaginario, quello dell'artista, che nessuna playlist su Spotify, anche se pubblicizzata da Fedez, potrà mai dare. L'aver "smaterializzato" la musica, soprattutto in tv, privilegiando l'esibizione e "nascondendo" il supporto ha abituato, soprattutto gli ascoltatori più giovani, a non avere il desiderio di possedere un oggetto e ad accontentarsi di una raccolta di file destinata a perdersi nella memoria di qualche lettore mp3 e quindi, con tutta probabilità, a finire nel dimenticatoio in poco tempo. Il libro non è sparito perché a ogni presentazione, a ogni incontro con i lettori, la copia fisica accompagna lo scrittore, e chi ama un romanzo difficilmente si accontenta di leggerlo solo su kindle e derivati ma vuole averlo anche materialmente. Ridare un supporto fisico anche alla musica e mostrarlo ove possibile è un primo passo per riconquistare quell'immaginario che adesso vive ancora nelle case di pochi irriducibili appassionati ma che ha bisogno dei "numeri" per sostenersi economicamente e far ripartire una filiera messa in crisi dalla sparizione del supporto.




 

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