Si è conclusa da qualche giorno la nona edizione di Home Festival. Un’edizione che ha scritto la storia. Per un festival italiano, infatti, resistere a più di 48 ore di pioggia battente è un vero record, che dimostra ancor di più l’avvicinarsi agli standard europei, pensiamo ad esempio al Glastonbury Festival. Home si è dimostrato capace di gestire tutte le emergenze con uno sforzo immane, che però ha creato una certezza: l’Italia è entrata dopo un percorso di crescita e sviluppo nella dimensione internazionale dei Festival. Nove anni che hanno educato un popolo a non temere la pioggia, a ballare e vivere anche sotto il nubifragio. Basta una giacca, un poncio e un sorriso e l’emozione non si spegne. Oltretutto, dopo le polemiche della passata edizione, è la riprova dell’efficienza della macchina organizzativa. I numeri danno ragione a Home: dopo i 23mila ingressi di mercoledì, i 12mila del Day1, i 16mila del Day2 e le stupende serate di sabato (15mila ingressi) e domenica (13mila) abbiamo raggiunto ancora una volta quota 80mila nonostante i nubifragi. Numeri che danno consapevolezza e certezza dell’esistenza e della maturità del popolo che frequenta i festival. In virtù di questo risultato, le novità non mancheranno. A partire dallo storico esordio al Parco San Giuliano di Mestre dal 12 al 14 luglio, una nuova sfida che porrà Home Festival ancora di più al centro della scena dei grandi eventi come il Coachella e il Primavera Sound Festival. Inoltre, l’anno prossimo la manifestazione in zona ex Dogana a Treviso cambia il periodo dell’anno nel quale sarà realizzata. Non sarà più l’ultimo festival estivo, ma il primo ad aprire l’estate. Un grande evento per festeggiare la decima edizione del Festival. Un “Dieci anni di…” che vedrà la casa aprirsi di nuovo nel week end dal 7 al 9 giugno. Il 2019 sarà un anno davvero di svolta per l’intrattenimento musicale e per le abitudini dei giovani turisti amanti della musica provenienti da tutta Europa, e nei prossimi anni sicuramente da tutto il mondo, che potranno godere di due eventi unici che proporranno le bellezze, la cultura e le eccellenze della nostra Regione.
There is no place like HOME
(comunicato stampa Press Office HOME)
(comunicato stampa Press Office HOME)
Ma chi meglio ci può parlare di cosa sta succedendo se non il Founder Amedeo Lombardi, un Sognatore che, inizialmente contro tutto e contro tutti, partendo da un rock bar ha pensato, lavorato e realizzato l'idea HOME FESTIVAL in questi anni:
"Scrivo in un camerino di una domenica pomeriggio finalmente assolata.
Per molti una domenica come tante altre, la solita domenica con il
calcio in televisione e qualcosa da fare la sera per distrarsi e
allontanare ancor di più i pensieri della routine quotidiana che
ricomincia il lunedì. Ma non per noi. Noi, il popolo festivaliero che
tra poche ore vedrà chiudere nuovamente le porte di casa. Quest’anno,
poi, per me, è stato un momento ancora più significativo, perché si
chiude un ciclo.
Un
ciclo che ha visto in questi giorni smentire un ritornello che da troppi
anni sento ripetere: in Italia non si possono fare festival (di livello
europeo). Beh, ci abbiamo messo nove anni ma l’abbiamo completamente
smentito. Camminare in un campeggio sold out con 350 persone arrivate
dall’estero e da tutte le regioni italiane. Vedere decine di migliaia di
persone per due giorni ballare, cantare, divertirsi, insomma vivere,
anche se sotto la pioggia, è stata la più grossa gioia e soddisfazione,
che dono a chi continuava a offendere dandoci dei folli.
Per
la prima volta ho visto ciò che desideravamo, un vero festival in
Italia! Un arcobaleno dipinto sul main stage, un cielo a tratti ostile,
la gioia di decine di migliaia di persone, di tutte le età, con vite,
esperienze e necessità diverse, ci hanno dato la consapevolezza che
siamo davvero un festival europeo. E le immagini che meglio di tutte
sintetizzano quello che voglio dire sono quelle che ho visto venerdì e
sabato sera. La gente in coda sotto la pioggia. Davanti al main stage
una folla internazionale, con persone giunte persino dall’Australia, e
nessuno che si lamentava. Ecco: è la prova di maturità, la dimostrazione
che dopo aver costruito il festival abbiamo anche educato gli Homies,
il nostro popolo, a vivere il festival come si fa in Europa. In barba a
pioggia, fango e freddo perché la voglia di stare insieme e divertirsi è
più forte di una maglietta bagnata, perchè la filosofia di gioire
celebrando la vita ha vinto su quella del continuo lamentarsi per tutto
con l’ignorante convinzione di parlare per tutti e soprattutto con la
bieca arroganza di non accettare i cambiamenti.
E
nel 2019 di cambiamenti ce ne saranno davvero tanti, al punto che
abbiamo deciso di ingrandire ancor di più questa casa per ospitarli. Il
prossimo anno l’Home aprirà le porte ben due volte a giugno nella
sua “CASA NATALE” qui a Treviso e a luglio a Venezia.
Due
case diverse, ma che avranno la stessa passione, gli stessi valori e
forse anche gli stessi difetti, perché come dico sempre, siamo veri non
perfetti, ma che doneranno entrambe emozioni ed esperienze, una più
familiare e l’altra dai tratti più internazionali, ma entrambe
parleranno di musica, cultura, società e delle eccellenze Italiane e
regionali. Perché HOME è quello che ho visto in questi giorni.
Passeggiavo
questi giorni sotto la pioggia e vedevo espressioni felici, persone che
si baciavano, passeggini, skaters. Chi ballava, chi cantava, chi
giocava, chi brindava, chi mangiava, chi lavorava sereno, in
un’atmosfera rilassante. Tutto ciò è merito della professionalità di un
gruppo di lavoro, che si è evoluto, diventato ormai una famiglia, che
ha sposato, sopportato e supportato una visione, realizzando concretamente un'area
in completa sicurezza, nonostante le due giornate di pioggia intensa,
garantendo di continuo gli standard di sicurezza. Sfido qualsiasi altra
manifestazione a fare lo stesso, qualsiasi leone di tastiera a
cimentarsi solo con l’ideazione di tale progetto o di tale visione.
Per
questo, voglio ringraziare la famiglia che ha costruito e realizzato
questo cambiamento. Persone che hanno una vita e una missione: essere
gli eroi che stanno cambiando il modo di divertirsi in Italia, ognuno
col suo ruolo, anche se spesso nessuno si accorge di loro. Eroi che
hanno un nome, un cognome e un soprannome: tutti i ragazzi dell’ufficio,
Andrea, Silvia, Elisa, Fabio, Luca Boso, Bonni, Giuliana Dal Pozzo,
l’ing. Quinto (eroe vero come tutti i vigili del fuoco, vanto di una
nazione). Il D- Team: Matteo Favaro, Matteo Sbeghen, Marco Tonno, Ale
Svertex, Ciccio Borsato, Michele, Simone Ghiro, Pit Bull, Avo, James,
Massimo Racehllo, Kabir, Cris, Fabio, Michelina. Senza dimenticare
Stefano, Raffa, Zantedeschi, Simon, Silvia e Rudy, Jhonny e Bad Boccia,
tutti i tecnici, i baristi, i volontari che hanno lavorato ore e ore
bagnati fradici. Ma su tutti voglio ringraziare Califfo, che
dall’ospedale pregava e combatteva con noi. E soprattutto le persone
che hanno sfidato la pioggia per permettermi di dire oggi, con poca
umiltà: ce l’abbiamo fatta, abbiamo cambiato una nazione ed il modo di
divertirsi di una nazione.
Come
mi ha detto Joe degli Alt- j: “Capisci molto di un festival da come è
organizzato il backstage. Arrivi qui e trovi catering di ogni tipo, un
barbiere, un gelataio, un liutaio, un palco per le jam session e un vero
letto. Ti senti just like home”.
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