Un silenzio durato nove anni, questo è il tempo che ci ha messo Tiziano Sclavi a tornare a scrivere un nuovo albo per Dylan Dog. Nove anni in cui si è tenuto lontano dalla serie che aveva creato nel 1986 e che nel corso del tempo ha vissuto molti cambiamenti. Tiziano ci racconta, tramite "l'indagatore dell'incubo", una fetta della sua vita. Dylan non è cambiato in tutto questo tempo, è sempre un gran donnaiolo ma ha ripreso un vizio, quello di bere, che lo porterà a conseguenze disastrose. Rischiando un gravissimo incidente d’auto, si troverà a isolarsi e rifiutare gli aiuti di chiunque, compreso Groucho, suo fidato assistente e amico, fino a cercare rifugio dagli alcolisti anonimi. A rincarare la dose si aggiungerà un nuovo cliente, anch’esso alcolista, che ha visto la moglie morirgli davanti agli occhi di aneurisma cerebrale, e che diventerà presto anche compagno di bevute del nostro Old Boy. L'abuso di alcol gli farà credere di avere ancora la moglie a fianco, riportando alla luce un tema, quello dei morti che non lasciano in pace i vivi e il suo contrario, già esplorato nell’aprile 1990. La storia è anche un pezzo di vita personale vissuta in quanto lo stesso Sclavi ha avuto problemi legati alla dipendenza dall’alcool. Le tavole sono opera di un ispiratissimo Giampiero Casertano, volto già noto ai lettori dell’indagatore di Craven Road.
Ultima cosa da ricordare è la copertina, o meglio la non copertina, che segna il passaggio di testimone da parte di Angelo Stano al giovane e promettente Gigi Cavenago (che abbiamo già visto all’opera su Mater Dolorosa ma anche come copertissima dei Dylan Dog Maxi Old Boy). Giudizio finale? Compratelo. Nella versione da edicola o da libreria con copertina rigida e sceneggiatura completa come extra, perché ne vale assolutamente la pena, soprattutto per i detrattori del momento particolare che sta vivendo la testata.
Testo di Mattia Bertozzi
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