Parliamo del progetto Rete Co'Mar.Dalla descrizione che date su facebook vi definite "collettivo di sperimentazione musicale e teatrale da cui il nome che sta per "collettiva manutenzione artistica reciproca".
La Rete Co'mar nasce tre anni fa
(2012) come laboratorio di sperimentazione teatrale e musicale (da qui il nome
Co'mar, Collettivo Organizzato di Manutenzione Artistica Reciproca), e cioè
come uno spazio aperto a chi volesse esprimersi nell'arte, in qualche modo a
produrla e diffonderla. E' poi diventata una band vera e propria, accogliendo
in se' le storie e i vissuti artistici dei singoli componenti e riuscendo a
trovare la giusta sintesi nella forma del 'Teatro-canzone'. O, meglio, della
'Canzone-teatro', una formula questa un po’ costruita ex novo, ad indicare un
modalità di fare teatro in musica che non è solo testo (recitato) dentro il
testo (musicato), ma è “vestito da mettere in scena”, in qualche modo è perciò
ovunque e investe i musicisti stessi. Nella Rete l’idea è che il teatro
attraversa la musica. Le dà la forma necessaria e insostituibile, caricandola
di ulteriori significati e sempre nuove possibilità espressive.
La vostra storia.Come vi siete conosciuti e qual'è stata la scintilla che ha dato vita al progetto?
Ci siamo conosciuti un po’ per caso in questo
grande spazio laboratoriale, venivamo tutti da tradizioni ed eredità
artistico-espressive (oltre che da generazioni!) diversissime. Originariamente
ricordo che ne eravamo tanti, due attori, molte voci, due chitarre,
percussioni. Una specie di orchestra insomma poi ne abbiamo perso qualcuno per
la strada.. ma l’intento autentico e immediato al tempo era quello di creare
momenti di massima espressione creativa, senza badare al resto, al dopo..
C'è un concetto che lega i brani di "Tutti Fuori",il vostro disco di esordio?Si passa da brani con temi molto importanti a cover leggere come "la pappa col pomodoro"di Rita Pavone.
Sì, credo forse, e penso di farmi portavoce di
tutti, che il file rouge di un aggregato così disparato di sound e autorialità
sia il concetto di “resistenza”, la volontà di uscire fuori dai propri spazi di
comodità quotidiani, dall’ordinarietà, per costruirsi dimensioni nuove, instabili,
ma autentiche. Nei nostri testi, nelle nostre canzoni, proviamo a parlare di
“piccole rivoluzioni quotidiane”, fatte di gesti minimali, portate avanti in pochi
giorni in poche ore, quelle fatte mischiando le ideologie dei grandi canti
rivoluzionari con la “pappa col pomodoro”. Piccole, estemporanee, senza più
incanto, ma ugualmente vere e potenti. Il carnevale di Scampia, raccontato
nella nostra “Polvere leggera”, ne è un esempio: una
realtà viva e colorata, che rompe con lo stereotipo di una Scampia
"grigia", degradata e periferia del mondo e che si presenta a noi
come tra le forme "rivoluzionarie" di riscatto più riuscite nella
città di Napoli.
Musicalmente parlando invece quali sono i vostri riferimenti? Attingete solo alla tradizione napoletana o siete contaminati anche da altre culture?
La rete è un ibrido dalla nascita. L’ibridità ce l’ha
nel genoma. Diversi linguaggi espressivi, musica e teatro, e diversi filoni
musicali che paradossalmente non l’accartocciano e la stringono in nessun
genere preciso. La musica dei Rete Co’mar è stata definita folk d'autore, o
teatro-folk. Spazia dalle sonorità etno-mediterranee allo swing, con influenze
sud americane e suggestioni balcaniche; una sorta di ensamble in
cui è rimestato un po’ di tutto, jazzy, melodia tipica nostrana, rock.. tutto si
spera nelle dosi giuste!
Inevitabile parlare di Napoli,teatro del vostro progetto e che definite "città della musica".Questo collettivo secondo voi sarebbe potuto nascere anche in altri luoghi?
Bella domanda. Credo di no. E’ difficile che un
qualsiasi prodotto artistico che non nasca nelle contraddizioni, nell’amara
verità di Napoli riesca a mettere insieme e a gridare nell’arte così in
silenzio l“arraggia” e la poesia insieme, le viscere e il volo. A Napoli l’arte
canta sempre una rivoluzione silenziosa, che stenta, sempre negata, un aborto
cronico, ma l’impulso a venirne via è sempre uguale e forte e appassionato. “Co’
cazone rutt a parlà ‘e rivoluzione..”, tanto per ricordare uno dei più grandi
artisti della musica contemporanea in Italia e nel mondo. Un’immagine a cui
siamo particolarmente legati noi dei Co’mar, e credo tutti gli artisti della
scena partenopea. Ma il rapporto che nello specifico la Rete ha con Napoli è
diretto. Rete Co'mar, oltre che Collettivo, è per
assonanza “rete col mare”. Ed il mare rinvia a una Napoli un po’
"cartolina", quella di uno stereotipo ancora duro a morire e che la
Rete con il suo linguaggio grottesco e scanzonato prova a superare nella
modalità sia autoriale che scenica.
Il video scelto per rappresentare l'album è "Polvere leggera".Parliamo del brano che so ha una dedica specifica.
Sì, Polvere leggera è stata scritta come omaggio
a Felice Pignataro, artista di strada e muralista scomparso nel 2004. Felice è
stato un riferimento culturale e umano altissimo nel quartiere di Scampia, e
per Napoli tutta. Ha fondato nel 1981 il Gridas (Gruppo Risveglio dal Sonno), un’
associazione culturale nata con l’intento di mettere le sue capacità
artistico-espressive al servizio della gente comune, per risvegliarne le
coscienze e stimolare il coinvolgimento, la partecipazione attiva alla crescita
della società. I murales di Felice li si trova sparsi sui muri di tutta Napoli.
Davano supporto “visibile” a gruppi e singoli impegnati nella lotta, alle battaglie
sociali e culturali da loro condotte sul territorio. Felice prestava “Pronto
soccorso culturale”. In questa immagine di “rivoluzione a colori” fonda il
Carnevale a Scampia. Il videoclip “Polvere Leggera” è stato girato proprio
durante la parata carnevalesca e alcune scene suonate nei locali del Gridas,
grazie alla preziosa collaborazione di chi gestisce oggi il posto. Per noi Rete
Co’mar Felice appartiene ancora a quel quartiere; ai suoi angoli alla sue
strade, alle sue piccoli rivoluzioni quotidiane. E’ rimasto sospeso nell’aria.
Da qui, polvere leggera.
La cultura a Napoli.Tra i mille problemi della vostra città,quali sono le esperienze e i luoghi che ancora "ci credono",nonostante tutto?
Mah sicuramente uno di questi posti è proprio il
Gridas. Ma ce ne sono tantissime di associazioni che promuovono gli “antichi”
valori di appartenenza, comunità, uguaglianza nella differenza, scambio
interculturale proficuo. Una tra tutte è la Scuola di Pace, associazione di
volontariato da anni impegnata in attività di sostegno linguistico agli
extracomunitari di Napoli e spesso partner della Rete Co’mar Associazione
Culturale (perché Rete Co’mar è anche Associazione!) nella presentazione di
Progetti a sfondo sociale.
Parliamo dei live.Avete già un tour promozionale in corso?
Non vi anticipiamo niente! Eheh.. Seguiteci sulla nostra pagina facebook https://www.facebook.com/
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