Se è vero che la musica colta (i conservatori) snobba quella leggera, è
altrettanto vero che a essere snobbate sono pure le avanguardie
sperimentali (elettronica, concreta e minimale). Solo il jazz non è più
snobbato, ma solo quello classico o al massimo certo free jazz tipo
Ornette Coleman e John Coltrane, ma non oltre. Tutto a posto purché
rimanga jazz a tutti gli effetti, acustico, puro, incontaminato, non sia
mai di inserirci altro. Eppure la svolta elettrica (Dylan cotidie
docet) c'è stata con tanto di isola di Wight al seguito: Miles Davis
sfonda una porta aperta prima da B.D. ("giuda" per l'occasione) e poi da
A.W. passando per diamanti pazzi e Fab Four: New
York e Londra. Andy Warhol incontra John Cale e Lou Reed, Yoko Ono
incontra John Lennon, Syd Barrett incontra Lucy (with Diamonds). L'arte
visiva (concettuale e Pop) straborda in musica in un delirio prima
psichedelico (Velvet Uderground, The Piper, Sgt. Pepper), poi glam (Roxy
Music, Ziggy Sturdust, Sticky Fingers), infine sperimentale (Sacerful
of Secrets, Number 9, Ummagumma).
Con John Cage gran maestro anche a
Milano, tra moog (Fetus-Pollution-Aries) e limiti della voce umana
(Cantare la Voce), tra il minimalismo di deserti e aeroporti prima delle
sabbie, quando Glass, Riley e La Monte Young sembrano incontrare
Stockhausen in un "Clic". Una porta aperta dall'incontro tra oriente e
occidente ben più fondamentale dell'I Ching nella musica aleatoria per
pianoforti preparati, dei Beatles in India, del sitar di Ravi Shankar,
delle filosofie zen di Radio Gnome, dei mantra pacifisti, del nirvana
lisergico per odissee nello spazio della mente. L'influsso si sente
nella musica e non mi riferisco a un George Harrison-Brian Jones, ma
piuttosto a Coltrane o appunto Miles Davis con il free jazz più
contaminato, dalle atmosfere psichedeliche (Canterbury Scene), poi
fusion (Mahavishnu Orchestra, Sun Ra Arkestra, Weather Report) e infine
ambient (Brian Eno e Robert Fripp, complici in "Heroes"). Già, la
trilogia berlinese, questa sì ultima porta spalancata sul postmodernismo
del trash-kitsch morganiano, come "E ti vengo a cercare" in "Palombella
Rossa", autenticato da Zappa in tempi non sospetti (genio), sviluppato
poi dai postmoderni Byrne, Sylvian e Gabriel. Ecco questo miscuglio di
free jazz (Soft Machine), space rock (Gong e Hawkwind), minimalismo
(Caravan, Robert Wyatt e Mike Oldfield) fondersi ulteriormente con
l'avanguardia elettronica di Kraftwerk, Can e Tangerine Dream, proprio
come i migliori Floyd lasciavano intendere cinque anni prima a Pompei.
Il resto l'ha fatto la New Age e la World Music.
Testo di Jordan Giorgieri dei Doppiofondo per Riserva Indie
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