Tutto inizia dall'intervista a Indie Eye..
"Odio parlar male di chi realizza iniziative di questo tipo(Hai paura del buio ndr.), e non è
perchè “voglio parlarne male” per forza, intendiamoci. Manuel Agnelli ha
sempre mantenuto un certo rapporto con le riviste, e mi disse mesi fa
se volevo partecipà a sta cosa, poi non l’ho più sentito. Non lo so,
sono robe fighe che hanno anche il loro senso, ma io non credo che a
cambiare il mondo saranno gli artisti, si può certo fare qualcosa ma lo
si può fare anche semplicemente con la propria attività; nel nostro
piccolo per esempio realizzare un piccolo disco punk è una follia,
discograficamente parlando, ma è il nostro modo di far crescere il
pubblico giovane; il nostro modo di far crescere il pubblico giovane è
produrre gruppi nuovi come Criminal Jokers, Fast Animals and Slow Kids, Casanovas.
Poi non lo so se un giorno avrò voglia di circondarmi di tutti i miei
amici e a spada tratta difendere la giustezza delle cose, io
sinceramente non ho nessuna risposta giusta, quind boh…..ripeto, si
tratta di un festival di tre giorni, con tanti gruppi; ce ne sono tanti
di festival e sopratutto quello che mi fa incazzare di quel messaggio
li, è che la scorsa estate con gli Zen abbiamo fatto 50 date, cinquanta
in quattro mesi, roba tipo dodici al mese, tutte fatte nell’ambito di
festival messi in piedi da ragazzi che si sbattono moltissimo, spesso
festival strafighi e a volte anche con numeri enormi; perchè nessuno ha
scritto che al Filgosto c’erano diecimila persone e forse a “Chi ha paura del buio?” ce n’erano appena 4000? E questo non è successo perchè al Filgosto
c’erano gli Zen, ma perchè i ragazzi che l’hanno organizzato hanno
lavorato bene sul loro territorio, quelle sono le persone a cui dedicare
una copertina, porca troia! Questa è la mia opinione, punto. Tutti i
ragazzi che mettono su dei festival, che si sbattono, che non prendono
una lira, che mi portano il prosecchino perchè ho bisogno di bere bene, e
che li vedi li mentre si sbattono per te e ti vergogni quasi, anche se
cazzo, tra te e te dici che che sono dieci anni che giri, ovvio che un
minimo…ecco alla fine questi ragazzi qua non li caga nessuno, perchè
il mondo lo salva Manuel Agnelli e i gruppi che suonano gratis, bravi!
fate i benefattori di un festival….vedi mi fai incazzare tutte le
volte!!! (ridiamo). Io a questi ragazzi qua gli devo la mia vita, ogni
volta che ci chiamano ad un festival e ci pagano, perchè mi rendo conto
che i 300 volontari che ci lavorano non prendono una lira. Perchè non
vien fatta una copertina con i cento festival meglio d’Italia, con tutti
i promoter fotografati in gruppo “noi stiamo facendo la cultura di
questo paese” ? Perchè?! No, non succede. Vuoi fare invece la tua
cricca, il tuo festival, e va anche bene ma di metterci in mezzo tutto
questo eroismo e l’idea di “cambiare il paese”, proprio no."..tratto da Indie-Eye
La precisazione di Appino tratta dal suo facebook ufficiale
"Non ho voglia di polemiche inutili e visto che l’intervista
è stata fatta a voce e nel trascriverla pari pari a mio avviso si è
persa tutta l’ironia (toscana) ed il senso generale delle cose che
volevo dire. Inoltre parlando con persone che del festival ne han fatto
parte ho capito delle robe che i primi di Luglio (quando mi è stata
fatta l’intervista) non avevo ben chiare. Tutto questo perché conosco il
mio paese (Italia) e so che appena si può mettere zizzagna si cerca di
farlo, sopratutto nel mondo della musica indipendente e sopratutto
quando c’è di mezzo un personaggio come Manuel Agnelli che nel bene e
nel male muove sempre pareri contrastanti.
Premetto subito che non ho mai avuto nulla contro di lui, anzi. L’ho sempre stimato per la serietà ed la professionalità con cui ha portato avanti la carriera degli Afterhours e ovviamente per il suo talento vocale e compositivo. Lo devo anche ringraziare perché uno dei primi festival seri in cui suonammo noi Zen più di dieci anni fa si chiamava “Tora!Tora!” ed era oggettivamente una figata incredibile, sopratutto per chi come noi al tempo si affacciava per la prima volta a questo lavoro. Per questioni propriamente anagrafiche gli After sono stati qualcosa di importante che ci ha preceduto e che ha creato alcuni dei solchi in cui ancora oggi ci muoviamo noi, questo è naturale, così come sarà per i gruppi che arriveranno dopo di noi perché come cantavano i Perturbazione “il tempo è un cerchio sopra una discesa”. Scrivo questo per zittire subito quelli chi mi hanno accusato di aver “buttato merda” su di un collega: zero a merenda, gli porto molto rispetto e proprio per questo tendo a mancargliene in modo affettuoso. Sono Toscano e solitamente tendo a prendere per il culo, quello è vero. Mi prendo per il culo in primis e prendo per il culo gli altri e questo di solito sempre con un sorriso sulla bocca perché se ti prendo per il culo solitamente è perché ti stimo, chiedetelo a chi è nato qui e vi confermerà. E questo con Manuel viene facile, ha un modo di fare molto serio, posato ed in qualche modo incazzoso ed è una delle poche rockstar con la R maiuscola che abbiamo qui in Italia e per essere una “rockstar” DEVI essere un po' spaccone e va bene così. Ma è uno che si mette sempre in prima linea, ci mette sempre la faccia, si sporca le mani e questo è ammirevole. La mia mancanza di riverenza nei confronti di ogni tipo di “istituzione” mi porta ogni tanto a spararne una ma sono convinto -per quel poco che mi conosce- che non gli farà ne caldo ne freddo e che anzi ci si farà una sana risata.
Premetto subito che non ho mai avuto nulla contro di lui, anzi. L’ho sempre stimato per la serietà ed la professionalità con cui ha portato avanti la carriera degli Afterhours e ovviamente per il suo talento vocale e compositivo. Lo devo anche ringraziare perché uno dei primi festival seri in cui suonammo noi Zen più di dieci anni fa si chiamava “Tora!Tora!” ed era oggettivamente una figata incredibile, sopratutto per chi come noi al tempo si affacciava per la prima volta a questo lavoro. Per questioni propriamente anagrafiche gli After sono stati qualcosa di importante che ci ha preceduto e che ha creato alcuni dei solchi in cui ancora oggi ci muoviamo noi, questo è naturale, così come sarà per i gruppi che arriveranno dopo di noi perché come cantavano i Perturbazione “il tempo è un cerchio sopra una discesa”. Scrivo questo per zittire subito quelli chi mi hanno accusato di aver “buttato merda” su di un collega: zero a merenda, gli porto molto rispetto e proprio per questo tendo a mancargliene in modo affettuoso. Sono Toscano e solitamente tendo a prendere per il culo, quello è vero. Mi prendo per il culo in primis e prendo per il culo gli altri e questo di solito sempre con un sorriso sulla bocca perché se ti prendo per il culo solitamente è perché ti stimo, chiedetelo a chi è nato qui e vi confermerà. E questo con Manuel viene facile, ha un modo di fare molto serio, posato ed in qualche modo incazzoso ed è una delle poche rockstar con la R maiuscola che abbiamo qui in Italia e per essere una “rockstar” DEVI essere un po' spaccone e va bene così. Ma è uno che si mette sempre in prima linea, ci mette sempre la faccia, si sporca le mani e questo è ammirevole. La mia mancanza di riverenza nei confronti di ogni tipo di “istituzione” mi porta ogni tanto a spararne una ma sono convinto -per quel poco che mi conosce- che non gli farà ne caldo ne freddo e che anzi ci si farà una sana risata.
Questo perché nell’intervista non si capisce assolutamente il tono con cui dicevo le cose, né la faccia, né il sorriso e quindi sembra che sia serissimo e lapidario: non è così. Quel giorno (quello dell’intervista) fra l’altro avevo appena letto il “manifesto” del festival pubblicato su XL e c’ero rimasto un po’ stranito: cosa vuol dire tutto questo ambaradan di discorsi sulla cultura, sulla politica, sulla rivoluzione politico-culturale? Cioè sbaglio o in soldoni si parlava di un festival organizzato da una band figa, con tante altre band fighe in situazioni fighe? No? Direi di sì, bella storia, decisamente. Ecco mi sembrava un po’ fuori tema dargli tutto quel tono istituzional-rivoluzionario sottolineando il fatto che le band non percepivano soldi, e dulcis in fundo l’ho trovato un poco offensivo.
Mi spiego meglio: offensivo ovviamente non nei miei confronti, bensì nei confronti di tutti quei festival che si fanno il mazzo da anni per andare avanti per proporre la musica che ci piace a tutti sul territorio. Sono la linfa vitale della cultura di questo paese e -contributi o no, sponsor o no- sono organizzati da volontari, spesso da fan, da persone che amano la musica che solitamente si appoggiano ai promoter che d’inverno nei locali si interfacciano ai booking quindi alle band. In questi festival suoniamo tutti noi, a partire dagli Afterhours per finire alla band più di nicchia passando per gli Zen. Ecco, a questi festival si chiede sempre un cachet, solitamente proporzionato (a volte no perché capita anche quello purtroppo) e ci mancherebbe, stiamo lavorando ed è un fatto assodato che se lavoro voglio essere pagato in proporzione all’economia che il mio lavoro crea quella sera. Insomma quanti festival ci sono in Italia con dentro tanta musica italiana? Tantissimi, molti belli, alcuni bellissimi, talvolta bruttini ma con tanta volontà, rarissimamente brutti e con poca volontà, li conto sulle dita di una mano questi ultimi e penso di aver fatto mille date in vita mia. Poi continua a non tornarmi questa storia dei cachet? Perché scrivere che non lo prendo? Cioè chi se ne frega no? Capita spesso, si calcola il rapporto costi-benefici e si fa, pace. Perché nessuno scrive che al Primo maggio a Roma non si prende una lira e anzi si pagano i propri tecnici di tasca propria e a volte l'albergo? Non si scrive appunto, va bene così e pace, il rapporto di cui sopra torna. Oppure se faccio una roba in beneficenza e suono gratis, mica ci scrivo che non percepisco il cachet quella era per fare l'eroe, si scrive "tutto il ricavato andrà in.." mi sembra più corretto e meno sborone, ma scusate questa digressione.
Tutto qui, dopo aver letto le intenzioni che “Hai paura del buio?” di proponeva, almeno su XL, avrei allora voluto vedere in copertina non le nostre solite facce bensì i volontari di - e ora sparo dei nomi a caso che mi vengono in mente- Filgosto a Bergamo, Longlake a Lugano, Crazy cow fest sempre nel Bresciano, Casentino love affaire ad Arezzo, Forest Summer a Bergamo, Dirockato a Bari, Mazzumaja ad Ascoli, Alpette Festival di Torino, Goose a Zevio (VR), Cose Pop a Monteprandone (AP), L’urlo degli enotri nel Cosentino, Rock for Life a Perugia, Festa d’estate a Vascon, l’Antifestival di Trevi e mille altri che ora non ricordo, senza contare quelle robe che negli anni sono diventate punti fermi dei live italiani come Sherwood a Padova, Radio onda d’urto a Brescia, Mi ami a Milano etc etc etc.
Insomma a mio avviso l’unica pecca di quel festival (torno a parlare di “Hai paura del buio?”) è stato l’ufficio stampa -anzi- il modo in cui è stato promosso: lo ha reso arrogante e volutamente “caduto dall’alto” quando si trattava di un bellissimo festival dove si respirava sicuramente un’aria fantastica e si ascoltava della musica figa (non ci sono stato ma mi han raccontato e se poi era come al Tora!Tora! allora posso solo confermare).
E sono sicuro che Manuel questo non lo voleva, almeno non del tutto, è troppo intelligente, sicuramente la cosa è sfuggita di mano e subito dopo a puntare il dito sono bravi tutti sempre. Non lo dico per portarmi a casa un amico, ci mancherebbe lo sapete che se c’é da mandare affanculo son sempre bravo, ma volevo chiarire perché secondo me nell’intervista che leggete qua sotto non si capisce bene e sopratutto non avevo le idee chiare io.
Chiedo quindi scusa a tutti (dal giornalista in questione, a Indie-Eye, a Manuel e tutti i gruppi che han partecipato) se sono sembrato antipatico e “spara merda” ma vi assicuro che non è nelle mie corde e chi mi conosce lo sa bene. Ora basta, non replicherò perché non è questa la sede per farlo, sbizzarritevi voi se volete. Ne ho parlato perché è il mio lavoro, il mio mondo e mi sembrava giusto."
Fate ammodo,
A.
Sono d'accordo con te, un'attività di PR meno chic e più capillare avrebbe dato al festival un respiro diverso. E' stato notevole, in ogni caso. E comunque no, non ho paura del buio. http://gynepraio.com/2013/11/01/hai-paura-del-buio/
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