lunedì 20 febbraio 2012

Indietoriale della settimana : Alessandro Casillo e il futuro della musica italiana

Ho visto il futuro della musica in Italia, l'ho visto in tv e il suo nome è Alessandro Casillo.
Lo so, la citazione di Jon Landau riguardava il "Boss" (e non serve aggiungere altro), ma nell'Italia casereccia degli spaghi alla matriciana, della pizza e del mandolino (sempre attuali) ci dobbiamo accontentare.
Ognuno ha i miti che si merita.
Niente contro il 15enne dai capelli stile "Ken di Barbie" che aveva già calcato i palchi nazional popolari di mediaset per "Io canto", festival del bambino bello, bravo e intelligente e, spesso, figlio di papà e mamma', libero professionista lui e casalinga affascinante lei se del nord (e tendenzialmente potenziale zoccola col mito di "Sex in the city") o muratore lui e lei, tendenzialemnte, più cicciottella e meno "firmata" se del sud (si cementa l'alleanza con la "lega" anche mantenendo certe distanze estetiche sulle reti mediaset).
Il ragazzo ha fatto il suo dovere cantando un pezzo più adatto a un piano bar frequentato da sfigati 40enni in cerca di emozioni passate che al Festival della canzone italiana, ma il televoto (di chi si puo' permettere di spendere qualche euro per dimostrare affetto a un artista) ha fatto la differenza.
Perché anche questo festival (come il precedente e quello prima ancora) ha detto che ci sono due italie (minuscolo...): quella del televoto, l'italietta che assoccia la democrazia a un codice da digitare sulla tastiera (o una "x" su una scheda elettorale precompilata, perché pensare al giorno d'oggi è un lusso che non tutti possono permettersi), l'italietta che tanto è cara ai nostri politicanti e ai direttori di molte emittenti radiofoniche (il vero problema della musica in italia), l'italietta della forma più che della sostanza e l'italia, l'altra, che soffre per tutto questo ma non si rassegna.
Alessandro Casillo come il simbolo di un paese sempre più vicino alla "Repubblica delle Banane" di Alleniana memoria, incapace di ricercare il bello per accontentarsi dell'insipido che, quantomeno, male non fa.
"No alarms and no surprises".
Ecco Alessandro Casillo ha detto tra le righe di un Festival ciarlatano e predicatore (e non solo per il "molleggiato") che l'italietta è quella che si accontenta di un bel faccino, di un posto al sole e di una musica che non deve essere altro che sottofondo per non disturbare pensieri profondi (donne, motori e calcio, ovviamente..).
L'Italia che preferisce prostituirsi per un posto all'ufficio del catasto piuttosto che lottare, ambire, inseguire i propri sogni (e poi magari finire comunque, ma dopo aver lottato, a mettere timbri all'anagrafe..)

Maurizio

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