La fine del mondo è una sorta di sequel, anche se sequel non è, del mio romanzo La Verità dei topi uscito qualche anno fa per les flaneurs. Essendo un gioco, un divertissement anche quello (per usare un termine caro a noi che amiamo sul serio la musica), altrettanto giocoso è definirlo sequel. Chi ha letto La verità dei topi capirà il perchè. E' nato come un piccolo "punto e a capo". Hai presente quando arrivi a un momento nella carriera artistica e nella vita, e rimanendo a galleggiare guardi avanti e tutto è nebuloso anche se si intravvedono lucine più o meno forti ma che non conosci, guardi indietro e vedi la strada lunghissima che hai percorso, ricca di paesaggi meravigliosi e scintillanti, e fai una sorta di "bilancio": perdonami anche questo è un giochino letterario. Volevo raccontare una storia incredibile e apocalittica che fondasse seriamente le fondamenta nella realtà con un linguaggio che mi diverto a definire "cockney"... Sicuramente il sommo poeta è stato la scintilla... insieme a tanti altri fatti che accadevano intorno a me senza dimenticare gli input infiniti tra libri, cinema, musica. Poi come direbbe uno dei protagonisti del romanzo, è stato Kospic a chiedermelo..
Leggendo il libro la mia impressione è che ci sia una sorta di urgenza narrativa che ti ha fatto scrivere i vari capitoli quasi di getto. Avevi tante cose da dire e l'hai fatto senza troppi peli sulla lingua?
La fine del mondo è nato quasi spontaneamente, ma non mi ha mosso l'urgenza, e, solo per "gossip" considera che ho rifiutato la pubblicazione di almeno un paio di case editrici prima di siglare l'accordo con l'attuale editore, perchè volevo lavorare sul testo ancora un pochino. E sai che il pochino per un autore può durare anni... Tutto è volutamente "cockney", nello stile del Tall Tale o mi verrebbe da dire di Rabelais: racconti talmente enormi ma raccontati al bar... non so se rendo l'idea. E in qualche modo mi piaceva l'idea di omaggiare alcuni testi di Vonnegut e di Tom Robbins... Poi davvero aderendo in toto il testo al post modernismo, ipercitazionista, proteiforme, ma essendo un'opera al passo coi tempi e ricca a dir poco di ironia, mi sono divertito tantissimo a scrivere alcune parti più "bizzarre", altre più liriche e poetiche, altre ancora drammatiche, eccetera eccetera giocando con gli stili e a metterli insieme in una specie di puzzle... di sicuro volevo accostare la distopia al comico per un thriller diverso e vedere cosa sarebbe successo. E mi pare abbia funzionato :)
Non dico mai le cose di getto e non ho mai peli sulla lingua, li sputo: i peli mi darebbero fastidio :) Chi mi conosce lo sa. E' un romanzo, pensato meticolosamente e scritto con altrettanta consapevolezza. Forse ciò che interpreti come "cose da dire senza peli sulla lingua" sono semplicemente cose che andavano dette e che partono da lunghe riflessioni negli anni, anche attraverso gruppi di lavoro, per alcuni mesi si parlò di stati generali dell'editoria, anni or sono. Io l'ho fatto con l'ironia e pure con un linguaggio a volte sopra le righe, ma davvero contemporaneo e mutuato dalla realtà per promuovere una riflessione, ma pure un'autoriflessione e soprattutto con il desiderio che questo racconto mi facesse ridere, perchè era ciò che volevo fare e che da quanto mi dicono i vari lettori sono riuscito a far fare anche a loro con tutto il cuore.
Nel libro le figure degli editori di provincia che promettono entrate milionarie ai giovani scrittori sono quelle di Monnie Markus e del pescatore Santino. Tu che di libri ne hai già scritti diversi quanti di questi personaggi hai incontrato sulla tua strada?
Ogni mondo è pieno zeppo di personaggi di varia natura. Io penso di aver incontrato ogni tipologia di individuo in ogni settore. I personaggi presenti nella Fine del mondo sono "caratteri", come nella Commedia dell'Arte... potremmo innalzarli a topoi per ciò che rappresentano e portano con loro, ma se ci spostiamo nel mondo della musica non è molto diverso... ricordi il brano di Bennato? In ogni caso nel romanzo mi serviva creare un'ambientazione credibile per una storia apocalittica e allo stesso tempo divertente, e calcare un po' la mano su uno dei mondi che abito e conosco meglio mi è parsa la cosa più concreta e ha finito per far ridere pure me. Un grande critico mi ha telefonato qualche giorno fa e mi ha detto: "Nuzzolo il suo romanzo sfiora il capolavoro della satira culturale, le perdoniamo la fantasia". Ma la fantasia e l'amore sono tutto in questo romanzo, così come l'ipercitazionismo e aggiungo anche il cinema di Germi.
Nel testo parli di "Fiera dell'editoria" e "Megafestival" che più che eventi aperti al pubblico sembrano essere "salottini radical chic" dove non si partecipa se non "presentati". In Italia escono ogni anno moltissimi, probabilmente troppi, libri ma sembra che entrare a far parte del "cerchio magico" che porta alla popolarità sia affare per pochi "eletti". Quanto la piccola editoria sconta questo "cartello" dei grossi editori non sempre basato sulla qualità?
Sì mi diverto molto a parlare del mio mondo dall'interno. Ci sono pure io dentro :). Ogni ambiente ha le sue disfunzionalità. E poi nella mia città ci sono festival di continuo, una cosa quasi violenta per mesi, stand e bancarelle ovunque... ma la città si spegne sempre alle 21.00 e pare bizzarro... perchè una reale vita culturale non ha bisogno di essere così invasiva e continua 24/7 (forse cogli meglio la critica sociale ora...).
Per quanto riguarda gli ambienti chiusi, siamo d'accordo, sempre stato così, sempre sarà. Siamo in Italia. E questa non è scienza, né fantascienza, è editoria :) perdona la citazione dal romanzo.
La qualità purtroppo non è una questione solo di grossi editori. Molto spesso la piccola editoria e chi la popola ha gli stessi problemi della grande a cui si aggiunge la presunzione, l'impreparazione e l'inconsistenza, anche di marketing (mi duole dirlo, ma sai che sono anche editore con la collana Tam Tam Tribu: libri che suonano e che si occupa di libri sulla musica e questo dopo 30 anni che bazzico il settore culturale...). Sicuramente moltissime pubblicazioni ogni anno, ma meglio di averne poche, non trovi? Meglio tante voci, magari non uniformate al sistema, libere. Cerchi magici ce ne sono davvero ovunque, dal lavoro normale a quello artistico, sarebbe da mettersi le mani nei capelli, ma fortunatamente i fruitori sono molto meno sciocchi di quanto si creda e si stanno accorgendo delle baggianate montate ad arte, soprattutto quando ai contenuti si sostituisce la mistificazione pubblicitaria. I cerchi poi, come le bolle esplodono da soli. Le cose cambiano. Ci vuole pazienza e preparazione. Bisogna essere consapevolmente indipendenti e non aderire ai diktat e alle mode... Non parlerei di qualità, o non solo di quella, però. Moltissimi scrittori e scrittrici mainstream hanno qualità da vendere e molte major hanno al loro interno persone eccellenti e preparate. Se invece intendiamo l'accessibilità al pubblico garantita dalla comunicazione dei grandi, quella è una guerra persa. Davvero potentissimi. Ti faccio un esempio personale: La fine del mondo, sebbene apprezzato da subito da critica e pubblico dalla sua uscita, fatica a entrare nelle librerie di catena perchè è pubblicato da un piccolo editore, mentre un altro mio libro che uscirà a breve per major è già prenotato da più un mese da almeno 200 librerie italiane... E l'autore sono sempre io...
Il libro è anche pieno di citazioni da artisti che, presumo, abbiano lasciato qualcosa in te con la loro arte. Si va dai Nirvana a Sylvia Plath fino a Zhang Jindong patron dell'Inter e Joyce. In coda al i testi di alcuni brani, Damned e Psychedelic Furs, in qualche modo legati ai temi del libro. Secondo te la cultura riesce ancora a influenzare i ragazzi di oggi?
Certamente, ma "lateralmente" e in misura meno impattante. Non ha più il peso di una volta, sempre che una volta l'avesse realmente. Diciamo che è cambiata la fruizione e l'approccio ma ci sono buoni margini di adesione. Spetta a noi essere rigorosi e propositivi.
"La fine del mondo" è un rifermimento a un famoso brano dei Cure. Oltre la mondo letterario spesso si parla della fine di molti altri mondi, quello musicale, quello politico, quello sociale. Quanto internet, che all'inizio sembrava una grande opportunità ha contribuito a questa deriva?
Sai, è un tema difficile. Perchè internet è davvero stato un mezzo "rivoluzionario" ma inevitabilmente la pluralizzazione (meravigliosa come idea) dei contenuti ha reso quasi impossibile decifrare i contenuti stessi, spesso appiattendo tutto. Considera poi che anche qui si ripropongono problematiche tra grandi e piccoli con potenzialità di investimento decisamente diverse. In realtà, anche su internet la differenza la fa la possibilità di investimento. I contenuti poi che una volta "galleggiavano" per sempre, stanno scomparendo a uso e consumo di agenzie di comunicazione pagate dai grandi... e chi ha orecchie per intendere... Esempio lampante la musica. Ma qui davvero rischiamo di inoltrarci in un campo minato...
Inevitabile una domanda sul tuo rapporto con Dante, che, come sottolinei nel testo, è più conosciuto che letto e il suo "brand" serve per dare spessore anche alle peggiori cose . Citandoti : Si puo' vivere senza leggere Dante?
Sì può vivere senza leggere punto, e te lo dico da scrittore. Ma suona come sconfitta. Io leggo moltissimo, dalla novità (per lavoro con i giornali) al classico, alla rilettura. Dante poi è un feticcio per me. Lo adoro e mi auspico venga letto da molti e per sempre. Ma considera che per una questione di impoverimento lessicale, a cui ci aggiungo la demenza legata al linguaggio fintamente inclusivo tanto auspicato di questi tempi, lo renderà ancora più inintellegibile. Già sui banchi di scuola era difficile analizzare i suoi versi, trovo ancora più difficile che oggi, in un'epoca di fruizione orizzontale, qualcuno si prenda del tempo per andare a fondo sulla sua opera. Ma sarebbe bellissimo leggerlo e rileggerlo. A scuola, in libreria, per strada, ovunque. Senza farne un uso strumentale. E' il padre della nostra lingua. Il più grande poeta occidentale e credo universale. E altrettanto bello sarebbe ci fosse un approccio alla lettura strutturato e non puramente propagandistico da parte delle istituzioni. Dobbiamo ringraziare molto gli insegnanti appassionati per il loro lavoro, ma pure quello delle biblioteche, e anche dei librai che spesso sono persone che amano davvero i libri. I ragazzi oggi non leggono (e non comprano nemmeno dischi, al massimo li scaricano) perchè 1) molti libri sono orribili 2) occorre trovare le parole giuste per incuriosirli e far loro impegnare del tempo in un'attività "anomala" come leggere 3) occorre trovare il tempo e le risorse...
Ho letto che fai corsi di scrittura. Questo è un paese dove si ha l'impressione che ci sia più gente che scrive rispetto a chi legge. Come si approccia oggi la gente alla scrittura e chi sono quelli che frequentano i tuoi corsi?
Questo è effettivamente un problema tangibile. Sicuramente c'è più gente che scrive di quanta legga. Io mi sono accostato all'insegnamento dopo molti anni e molte pubblicazioni, ritenendomi sempre non adeguato, ma nel momento in cui sono partito con i corsi, pur non essendo sotto i riflettori come altri autori più mainstream, il riscontro è stato immediato e continuo. Mi approccio all'insegnamento della scrittura creativa e della comunicazione, dopo anni e anni di studio, pubblicazioni, lavoro su giornali e con editori, aziende, a cui aggiungo quasi trent'anni di lavoro nel mondo della cultura, musica, produzioni, ecc. Ho davvero incontrato ogni tipologia di persona. C'è chi arriva con arroganza e non viene per ascoltare, ma per leggere il suo testo che vuole pubblicare e non c'è verso di insegnargli nulla. Chi arriva per conoscere, scoprire, raffinare il suo scrivere e qui si apre un mondo. Bellissimo. Alcuni dei miei allievi li ho portati fino alla pubblicazione, ma con un lavoro di anni, non istantaneo come credono in molti pensando alla scrittura. C'è anche chi viene per passare il tempo e spesso nascono piacevoli scambi. Quasi tutti vogliono pubblicare. Molte volte chi si iscrive ai corsi scambia le apparizioni in tv degli autori più noti con il lavoro vero dello scrittore... che è una cosa diversissima. A volte capita che alcuni abbandonino, pochissimi, non sentendosi all'altezza, pur essendo io uno degli insegnanti più miti e comprensivi al mondo (aggiungici anche un'attività di mental coach e spesso psicologo...). Pensa che ho insegnato anche ai bambini e la preside veniva a rimproverarmi perchè ero l'unico insegnante che non gridava mai... e la cosa le pareva impossibile, ma i genitori al pomeriggio mi chiamavano per dirmi che non avevano mai visto i loro figlioletti sfogliare e chiedere libri da leggere prima di avermi come insegnante... meraviglioso. Ecco, cerco di farlo anche con i grandi...
Grazie ancora Massimiliano e prima di salutarti ricordaci come e dove poter comprare "La fine del mondo".
Grazie a te, a Riserva Indie che resta sempre un punto di riferimento e anche ai tuoi lettori, sempre molto attenti e preparati.
Mi permetto anche di ricordare TAM TAM Tribu: libri che suonano, collana di libri che ho ideato e che dirigo e che amo. https://booktribu.com/categoria-prodotto/collana-tamtam/
A presto
massi