Aggiornata su #spotify, nel player in questo post, la nuova #festiveten di #riservaindie con le novità della settimana, e non solo, selezionate dalla nostra redazione. Un flusso di musica costantemente rinnovato, senza barriere di alcun genere, sotto forma di playlist con gli artisti che sono passati fisicamente nella nostra trasmissione e quelli che vorremmo ospitare, ovviamente tutti rigorosamente del panorama indie italiano. In questa #festiveten ci sono le nuove entrate di #serpenti #needherliver #acidbrains #andrealaszlodesimone #dresda #auge #lauraagnusdei #bigmountaincounty #lepiumedimorris #saam #neoprimitivi . Seguiteci sui nostri social facebook, twitter, instagram, e piacete (e magari condividete sule vostre bacheche o dove vi pare) la nostra #festiveten su spotify. Nessuna tessera e nessun denaro è richiesto per partecipare ed ascoltare #festiveten. Buon ascolto.
Prossimi ospiti a Riserva Indie
sabato 11 gennaio 2025
#GLORYBOX - "NELLA NATURA VUOTA DEI SIMBOLI APPASSITI" DI CARLOTTA SILLANO - RECENSIONE DI IRIS CONTROLUCE
Quando la musica è capace di diventare un nascondiglio in cui rifugiarsi, lasciandosi trasportare dalle proprie fantasie, ci può trasmettere sensazioni di profondo conforto. In quanto a stimoli intellettuali e di immaginazione, il nuovo lavoro di Carlotta Sillano intitolato “Nella natura vuota dei simboli appassiti”, uscito su Incipit Records/Egea, non fa certo sconti. In primis, contrariamente ai tre lavori precedenti, il disco è stato scritto interamente in italiano (e non più in inglese), il che lo rende sicuramente più accessibile e intrigante. Le 10 tracce dell’album, registrate tra Italia ed Islanda, trasudano una marcata identità chamber pop oscuro, che sebbene fortemente modern classical, è il risultato di contaminazioni e arrangiamenti ricercati: ci si avvale tanto di Rodhes, Wurlizer e sintetizzatori in genere, quanto di arpe gotiche, marimbe e del quartetto d’archi Edodea (diretto e arrangiato da Stefano Nanni).
La produzione artistica, delicata ed estremamente raffinata, è affidata al talento di Taketo Gohara (Vinicio Capossela, Brunori Sas, Elisa, Verdena, Mauro Pagani, Motta, Vasco Brondi e moltissimi altri). La sensazione immediata è quella di sentirsi consolati, accompagnati per mano attraverso un viaggio che, in maniera del tutto spontanea, ci riporta nuovamente al sicuro, a casa.
Limpida ed eterea, la scrittura della cantautrice vercellese (classe 1990), è in grado di impreziosire con fili d’oro e d’argento scenari fiabeschi e decisamente fuori dal tempo. La produzione elettronica è di Corgiat (compositore/produttore specializzando in musica elettronica al Conservatorio G. Verdi di Torino) che si distingue per gusto minimalista e propensione alla sperimentazione (glich/rumori). Dato che ascoltare un certo tipo di musica che induce a fantasticare, può essere un’esperienza molto simile alla meditazione e alla perdita di coscienza, trovando nelle liriche descrizioni di “montagne sacre, laghi artificiali e giardini rinascimentali”, mi è venuta in mente quella frase di Pessoa in cui il dormire viene paragonato ad un momentaneo dimenticarsi del corpo, che diventato incosciente, trova rifugio in foreste lontane.
I testi, pregni di riferimenti colti, approfondiscono con sensibilità e spessore, diversi temi che spaziano dall’importanza della memoria e della labilità della nostra presenza nel mondo (Parlo di te, nella canzone dell’addio, l’aria di un giorno di pioggia, parla da sé, vorrei fosse qui per sempre - La canzone dell’oblio), ad un’esortazione a collezionare piccoli desideri per ritornare a sentirsi vivi e completi (ti porterà un desiderio nuovo, un idolo lo troverai sulla montagna sotto alla polvere – Un desiderio nuovo).
Utilizzando immagini, luoghi, miti e vocaboli inusuali, la songwriter ci racconta una sua personale visione della realtà attraverso quanto la circonda: una concezione suscitata da momenti realmente vissuti o anche semplicemente astratti.
Numerosi i riferimenti al genere pittorico settecentesco Vanitas che, per mezzo dell’utilizzo di una serie di simboli, rappresentava la precarietà dell’esistenza e la natura effimera delle cose. Questi concetti, vengono approfonditi ed elaborati: lo stato emotivo caratterizzato inizialmente da uno sguardo nichilista (la falce incandescente di estate periferica, nel frutto del peccato raccolto decadente la fine delle cose morendo, al niente) viene trasformato in energia vitale e speranza (la pioggia che disseta, la bocca del pluviale, il fiume che discende e poi risale). Giunta al quarto album, Carlotta Sillano può essere considerata un’outsider che propone brani, tematiche e sonorità sicuramente fuori dagli schemi. Con i suoi forti rimandi intellettuali e letterari, la sua proposta musicale non risente delle attrazioni dettate dal mero gioco dello showbiz e risulta del tutto originale. Non possiamo che consigliare l’ascolto.
Testo di Iris Controluce
sabato 4 gennaio 2025
DIAMANTI NASCOSTI - GIORGIENESS E I CUORI INFRANTI - RECENSIONE A CURA DI LUCA STRA
E così, con tenacia e voglia di credere nel suo sogno, Giorgia D’Eraclea, in arte Giorgieness, cantautrice di Sondrio classe 1991, è approdata al quarto album “Giorgieness e i cuori infranti”. Lei l’ha svelato il primo novembre 2024, ora sta al pubblico accorgersi del suo valore e, magari, in questo senso una recensione in più potrebbe farle comodo. Detto ciò, la nostra Giorgieness si è fatta anche intervistare e ci ha detto molte cose interessanti. Qui, però, valuteremo solamente il suo nuovo disco. La title track, che apre l’album, si presenta con un passo cadenzato, quasi marziale e poi, dalle tastiere emerge con dolce forza la voce di Giorgia D’Eraclea. “Se sono avessi più fiducia in me”. Discorso delicato, da donna che sa di avere dei lati fragili e, giustamente, pretende di essere trattata con amore e rispetto. Musicalmente il ritornello ha un hook da grande hit. C’è solo da sperare che l’industria discografica, quella grossa da “prima fila”, non si muova a passi troppo lenti e la lanci come merita.
Tra gli altri pezzi diciamo che c’è l’imbarazzo della scelta perché praticamente ogni brano dell’album trasuda verità e intelligenza emotiva. “Viziata”, pezzo che ha aperto il live torinese del 20 dicembre 2024 al Cap 10100, quasi stupisce per la nudità del testo “Non ci conosciamo, parlami di te/Tanto resto solo questa notte”. L’ascoltatore non può che essere incuriosito e chiedersi “Ma dove andrà Giorgieness?”. Il guaio è che, forse, non lo sa nemmeno lei.
“Eclissi”, terzo brano in scaletta, ricorda molto da vicino il cantato di Elisa e questa prodigiosa somiglianza vocale ci ha confidato Giorgia stessa che è stata anche riconosciuta in radio. Sul finire del disco ecco che spunta un singolo spaccatutto, ovvero “Cazzate”, che prepara al gran finale con “Non una di meno”, lento con un intro quasi lirico con l’accompagnamento della tastiera di Ramiro Levy a fare da sostegno a una Giorgieness in stato di grazia. “Sei un bambino cattivo”. E, forse, bambini e bambine cattivi lo siamo un po’ tutti.
VOTO: 8 E MEZZO
CONSIGLIATO A CHI ASCOLTA: GIORGIA, ELISA, BRITNEY SPEARS, LE HOLE DI COURTNEY LOVE, IL
PUNK ROCK
venerdì 27 dicembre 2024
10 PICCOLI INDIANI DEL 2024 - ECCO I DISCHI DELL'ANNO SELEZIONATI (E MOTIVATI) DA LJUBO UNGHERELLI
Come ogni anno abbiamo chiesto a Ljubo Ungherelli, semplicemente membro storico dello staff di Riserva Indie e "più grande scrittore vivente", di darci i propri "10 ascolti" dell'anno che sta per finire. Ecco a voi i suoi 10 piccoli indiani (e 10 tweet di motivazione..)
AMORE PSICHE “GINKGO BILOBA”
Il disco più amato dai correttori di bozze all’insegna di un folk piacevolmente puntellato di elettronica. #nondevosbagliareatrascrivereiltitolo
FRANCO BAGGIANI, ARLO BIGAZZI & MARZIO DEL TESTA “SEE YOU DOWN THE STREET”
Tre avventurosi esploratori musicali imprevedibili nel loro percorso ma assai prevedibili nella notevole qualità del lavoro. #togetherness
PAOLO BENVEGNÙ “È INUTILE PARLARE D’AMORE”
Al netto dei meritati riconoscimenti istituzionali, si parla pur sempre del miglior autore del belpaese. #monumentonazionale
CIRCUS PUNK “SOLUZIONI UTILI”
Si confermano infallibili nel loro mix di energia travolgente e talenti compositivi sopra la media. #piccoligrandigruppicrescono
THE DEVILS “LET THE WORLD BURN DOWN”
Con un respiro sempre più internazionale e senza perdere un briciolo di intensità né di credibilità. #profetiinpatriamasoprattuttoallestero
ESTRA “GLI ANNI VENTI”
Aspro, dissonante, per niente consolatorio. Il disco rock italiano ideale per questi tempi oscuri. #quandoceranoloro
PONTE DEL DIAVOLO “FIRE BLADES FROM THE TOMB”
La via italiana al metal occulto corre lungo il Ponte Del Diavolo. #lerbadellastregaèsemprepiùverde
PORNO CARPA “JUST A FREAKY FISH”
Irresistibili pornogroove di electro funk psichedelico a suggellare il prezioso lascito del compianto Steve Villanucci. #goodbyemyfriend
SPLEEN “DYSTOPIC SCHOOL”
Dalle aule dei licei fiorentini ai palchi dei locali inglesi a suon di rock. #makingplansforspleen
SMALLTOWN TIGERS “CRUSH ON YOU”
Catalogare alla voce: come raggiungere e superare di slancio il già ottimo disco d’esordio. #secondcoming
lunedì 16 dicembre 2024
#GLORYBOX - LO STRANIERO E IL NUOVO ALBUM "MAZAPE'" - RECENSIONE A CURA DI IRIS CONTROLUCE
Definite da Byron, “la poesia del cielo”, le stelle nel corso dei secoli, hanno incuriosito, attratto, guidato, fatto riflettere e sognare l’uomo. Con la fiducia come compagna di viaggio, il buio cede il passo al giorno e, con il ritorno della luce, la profonda sensazione di smarrimento e solitudine si trasforma in un lontano ricordo da lasciarsi alle spalle.
Ed è appunto di stelle, di notti al chiaro di luna, di speranza, di spostamenti che parla “Mazapé”, l’ultimo disco della band Lo Straniero, uscito il 6 novembre grazie ad una collaborazione tra La Tempesta Dischi e Pioggia Rossa Dischi (distr. ADA Music).
Reduci da un’intensa attività live di oltre 40 date (in Italia e all’estero) e dopo aver ricevuto numerosi riconoscimenti prestigiosi quali il Premio De Pascale (miglior testo al Rock Contest di Controradio), i nostri si sono guadagnati un posto tra i gruppi selezionati da MTV New Generation ed sono stati tra i vincitori della XXX edizione di Musicultura.
Versatili ed ammalianti, muovendosi tra chiaroscuri che oscillano tra certezze e instabilità, sconforto e speranza, i brani di Mazapé colpiscono per originalità, coerenza, sonorità elettroacustiche e soprattutto per l’approccio compositivo e la qualità dei testi.
Per l’intera durata del disco, lo sguardo è rivolto all’esterno e, nello specifico, al cielo stellato. Nel profondo, si avverte un senso di smarrimento che, paradossalmente, puo’ coincidere con un senso di appartenenza con il tutto.
Palesi i richiami al buon cantautorato contemporaneo così come i rimandi a quello più tradizionale. A tratti, le atmosfere sognanti hanno il sentore delle ballad dei Marlene Kuntz, ricordo richiamato in special modo, oltre che dalla poetica dei testi, dalla timbrica di Giovanni Facelli.
La luna, immancabile spettatrice dei viaggi notturni di intere famiglie, protegge e guida il cammino di madre e figlia (“Provavo a stare serena, aspettando una bandiera straniera. Tutto ciò che resta non è un canto disperato chiuso negli abissi ma il futuro della tua vita” – A Mare) o due amici di vecchia data (Ma non dirmi neanche dove stiamo andando, non è questo l’importante, C’è il coraggio dell’ennesimo viaggio di una partenza. Stiamo in giro stiamo in giro amico mio, adrenalina rabbia o energia o qualsiasi cosa sia – Via Ferrarese)
Grazie a degli ottimi refrain, ad una ricercata incisività testuale, all’orecchiabilità delle melodie, al riuscito alternarsi di voce maschile (Giovanni Facelli) e femminile (Federica Addari), la singolare proposta musicale de Lo Straniero riesce a convincere, trascinare e a fornire interessanti spunti di riflessione.
Metà della produzione artistica è affidata a Federico Dragogna (Le Luci Della Centrale Elettrica, Paola Turci, Iori’s eyes), mentre la restante parte a Mattia Cominotto (produttore di Tre allegri ragazzi morti, Meganoidi, Punkreas, Od Fulmine, Numero 6, En Roco).
Gli arrangiamenti sono in grado di destreggiarsi agevolmente tra sonorità ariose di matrice indie-folk o elettropop-rock e sono curati in modo da rispettare le singole peculiarità di ogni brano: l’album risulta così un insieme di canzoni coese e distinte al tempo stesso.
Di grande gusto le splendide programmazioni della riuscitissima “Lady Mina”, così come i sintetizzatori, le ambientazioni ipno-visionarie e le nenie alla C.S.I. nel brano “Fuochi per la festa del paese”. Sempre in termini di arrangiamento, la band sa inoltre impreziosire le proprie composizioni guardando all’oriente e alla musica più tipicamente popolare, concedendosi canti in dialetto napoletano.
Mazapé è un lavoro di grande qualità, capace di smuovere le anime e i corpi, fatto di vibrazioni ed intimità, per una band in ottima forma che, in continuo viaggio, attendiamo di riuscire a vedere presto anche dal vivo.
Recensione a cura di Iris Controluce
domenica 15 dicembre 2024
10 PICCOLI "INDIANI" - ECCO I DISCHI DEL 2024 DI MARCO VALENTI DI TOTEN SCHWAN RECORDS
La sfida, quella vera, anche quest anno è quella di riuscire a trovare una decina di nomi restringendo il campo alla sola realtà italiana. Dischi ne escono tantissimi, forse troppi. Ragion per cui è sempre più difficile andare a scoprire quelle piccole o grandi gemme in un sovraffollamento così marcato. C'è un eccesso di proposta, a cui, peraltro anch'io contribuisco con Toten Schwan. Segno che, comunque, al netto di tutto, la voglia di fare musica resta una priorità. Ultimo punto di questa premessa iniziale, è che, come ogni anno, i dischi di ''casa Toten'' non partecipano alla selezione. Puntualizzazione ovvia, ma doverosa. Come doverosi sono i ringraziamenti ai ragazzi di Riserva Indie per lo spazio che continuano a concedermi, e che custodisco gelosamente. Ecco i dieci indiani in rigoroso ordine alfabetico.
Ainu – Ainu [ Subsound Records ]
Bunuel – Mansuetude [ Skin Graft Records, Overdrive Records ]
Cemento Atlantico – Dromomania [ Bronson Recordings ]
Kariti – Dheghom [ Lay Bare Recordings ]
Kyoto – Limes Limen [ Garden of J Records ]
Moonoises – She - The Void [ These Hands Melt ]
Ottone Pesante - Scrolls of War [ Aural Music ]
Traum – Traum [ Subsound Records ]
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