lunedì 3 gennaio 2022

I DISCHI DEL 2021 - LE DIECI SCELTE DI MAURIZIO CASTAGNA E IL CLASSICO (INDIE)EDITORIALE DI FINE ANNO



Anche quest'anno non mi sottraggo dalla "responsabilità" di lasciare i 365 giorni appena trascorsi con i miei ascolti del 2021. Nonostante l'impossibilità di suonare, la trasformazione di un album sempre più in una raccolta di singoli ad uso e consumo delle piattaforme on line, e playlist sempre più relegate a sottofondo mentre si fa altro, i bei dischi continuano a uscire e a lasciare un segno in chi dalla musica non vuole solo note che combattano il silenzio che lo circonda. C'è ancora la voglia di suonare nonostante la certezza che gli spazi per farsi ascoltare siano sempre più ristretti e spesso limitati a un angolo di bar dove di solito "suona" un dj col pc.. Cosa resterà del club di media grandezza dove "circuitavano" le band che viaggiavano nel limbo tra "nuove promesse e artisti non ancora completamente affermati" è ancora una incognita. I costi per mantenere strutture del genere sono sempre più elevati e le chiusure senza ristori, una peculiarità tutta italiana in tempi di pandemia, fiaccano economicamente realtà che già prima del covid e derivati non navigavano certo nell'oro. Si va, come nella società, verso l' estinzione della "classe media" per lasciare spazio al baretto/circoletto sotto casa che fa suonare la band di liceali del paese (che porta gente..) e i grandi eventi, quelli che tengono i soldi in tasca per un anno o più prima di offrire l'evento dal vivo e che sono ormai più delle finanziarie che delle agenzie di spettacolo. Pensare al "mondo prima" fa un po' effetto e credere che si possa tornare a livelli di offerta accettabili in tema di strutture e pubblico un sogno, in questo momento per me lontanissimo. Resta la speranza che tutta questa bella musica che, nonostante tutto, continua a uscire prima o poi faccia rinascere dalle macerie qualcosa di concreto. Una scena? Un movimento? Forse basterebbe la passione e la voglia di ritrovarsi ancora una volta sotto un palco per il piacere e la voglia di ascoltare un artista, magari pure sconosciuto ma bravo, per riaccendere tutto. Perchè, parliamoci chiaro, più della pandemia è la mancanza di passione e soprattutto di curiosità ad aver spento una scena e i suoi luoghi. Abbiamo affidato le nostre vite a un algoritmo che ci coccola sul divano di casa e questi sono i risultati. E purtroppo questo discorso potrebbe tranquillamente essere esteso anche in ambito extramusicale.. Ma questa è tutta un'altra storia. Ecco le mie 10 scelte dell'anno e 10 tweet di motivazione. Buona vita.

Serena Altavilla "Morsa"


La regina della scena indipendente italiana aveva bisogno della sua consacrazione che puntualmente è arrivata col suo primo album solista.

The Devils "Beast must regret nothing"

Da Napoli alla conquista dei migliori, e peggiori, "garage" del mondo.

Nicola Manzan "La città del disordine"

Otto vite prese a prestito dal Manicomio San Lazzaro. Otto vite maledette che rinascono attraverso la musica.

Ryf "Everything burns"

La rabbia del punk declinata nell'elettronica e nelle sue contaminazioni.

Qlowski "Quale futuro"

Piccolo compendio di post punk tra la Via Emilia e Camden Town

Elli De Mon "Countin' the blues"

"Donne indomite" e indimenticabili nel "blues sporco"di Elisa.

Clustersun "Avalanche"

Space rock, shoegaze, psych..Scegliete voi la definizione giusta per il meraviglioso viaggio di "Avalanche".

A/lpaca "Make it better"

Disco immediato, fresco, "urgente".

Maroccolo/Aiazzi "Mephisto ballad"


Musica visionaria per due artisti a cui qualsiasi etichetta starebbe stretta.

Pavor Nocturnus "Bosch"

Meglio di qualsiasi audioguida per ammirare i capolavori esposti al Prado del pittore olandese Hieronymus Bosch





 

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