domenica 16 aprile 2023

PRODURRE L'IMPATTO - GABRIELE LAZZERINI RACCONTA IL MONDO DEL DEATH METAL IN UN LIBRO - INTERVISTA DI MAURIZIO CASTAGNA


Il mondo del death metal raccontato da chi ne ha fatto addirittura una tesi di laurea. Gabriele Lazzerini ci racconta "Produrre l'impatto", libro oggetto anche di una campagna di crowdfunding che potete sostenere cliccando qui. L'intervista è di Maurizio Castagna.


Ciao Gabriele e grazie della tua disponibilità. Parliamo di "Produrre l'impatto", il tuo libro oggetto di una campagna di crowdfunding. Raccontaci di questa tua avventura e di come hai impostato la narrazione.

Ciao, grazie a voi per lo spazio e la considerazione. “Produrre l’impatto” nasce come rielaborazione della mia tesi di laurea magistrale alla facoltà di Musicologia e Beni Culturali di Cremona. L’obiettivo del libro è guardare al death metal da una prospettiva più scientifica, fornendo resoconti complementari alle indagini storiografiche sul genere già positivamente diffuse in Italia. Ho pensato che sarebbe stato importante soffermarsi anche sulle ragioni per cui (al di là del gusto e delle predisposizioni all’ascolto personali) certe musiche dividano così tanto. L’approccio musicologico è stato in questo senso fondamentale perché mi ha dato la possibilità di spiegare più oggettivamente perché i fans risultino così visceralmente coinvolti nell’esperienza del death metal. Non solo: mi ha anche permesso di fornire motivazioni ragionevoli (e non discriminatorie) che giustificano coloro che il death metal lo considerano così repellente e invasivo. Non penso ci sia chi ha ragione o chi ha torto. C’è solo chi è consapevole e chi, invece, si chiude a riccio, sparando sentenze casuali che non sono altro che uno stupro ad ogni possibilità di confronto costruttivo.

Come ti sei avvicinato al death metal? Quale è stato il momento in cui è scoccata la scintilla verso questo genere estremo e con quale band?

Avevo all’incirca 15 anni ed ascoltavo un sacco di thrash, di progressive e i Children of Bodom. Qualcuno un giorno mi parlò di una band di nome Death e di un loro disco, “Human”, in cui tutto quello che mi piaceva in musica era portato all’estremo: ad oggi non ricordo chi fosse quel qualcuno ma aveva ragione! Da lì mi passarono anche “Domination” dei Morbid Angel e “In Their Darkened Shrines” dei Nile (che mi sbalordì perché non ci capivo davvero niente) e nacque l’amore.


Nel libro offri una guida non solo ai musicisti ma anche alla tecnica e alla composizione di brani che a un primo ascolto possono sembrare un ammasso di suoni e grida. Parli, tra le altre cose, di "Scale simmetriche" e "strutture formali". Anche il death ha le sue regole?

Più che una guida, come dicevo poco sopra, il mio libro è più un’analisi di come alcune ricorrenze stilistiche possano connotare ed evocare anche “qualcos’altro” che giustifica tanto i piaceri d’ascolto quanto chi decide di non volerne più sapere. La musica non si ascolta solo con le orecchie: la musica si immagina, si materializza davanti ai nostri occhi (anche senza acidi!) e ci suggerisce luoghi ed idee che non sono solamente costrutti soggettivi ma, talvolta, anche fortemente culturali. Non si viaggia però solo con la mente, lo si fa con tutto il corpo. La musica, prima di tutto, è suono… e certi suoni hanno un potere d’impatto molto singolare sul nostro corpo. Suoni distorti, strutture formali complesse, soluzioni armonico/melodiche inusuali e scelte di produzione musicali che favoriscono al massimo “la botta”: tutto fa!

Il death nasce in America e poi si "contamina" ovunque. Ci sono differenze particolari tra le varie scene in tutto il mondo?

Credo che ci siano differenze soprattutto nelle scelte melodico/armoniche – non direi che Hypocrisy e Cannibal Corpse facciano proprio la stessa cosa – e ovviamente moltissimi casi singolari. Ma direi che il genere è anche consolidato a tal punto che se ne può parlare a livello generale: a conti fatti, se si toglie il parametro delle altezze, sono più le parti in comune.


Nell'immaginario di chi non ascolta questo genere le tematiche dei brani sono legate principalmente all'horror, alla violenza, al satanismo. Ci sono gruppi legati a lotte politiche o che comunque si slegano da certi stereotipi?

Questa è una questione davvero delicata. Ovviamente ci sono casi particolari di impegno politico anche nel death metal ma anche lì, di quante band parliamo rispetto al totale? E quanti brani di questo tipo ci sono nelle loro discografie? 7 pezzi su 80 canzoni composte in totale non rendono una band “impegnata socialmente”. Un paio di volte sono andato a mangiare al ristorante vegetariano, ma questo non fa di me un vegetariano. La mia domanda è: ha davvero senso “recriminare” agli artisti del genere di non essere particolarmente attivi su certi fronti? Le persone dovrebbero chiedersi se si sognerebbero mai di andare da un regista di film splatter/horror per dirgli/le che nei suoi film c’è troppa gente aperta a metà e troppi pochi riferimenti al surriscaldamento globale. Tu lo faresti? Io no! Mettiamoci l’anima in pace. il death metal è un genere nato per rappresentare ARTISTICAMENTE l’abietto. Si dipinge la perversione omicida, gente che viene mangiata viva e il male in senso stretto. Per riuscirci al “meglio” ci si serve anche di una serie di simboli che fanno culturalmente presa sul pubblico, tra cui il diavolo e i demoni. Stratagemmi già in voga, per fare due esempi in croce, nell’arte figurativa profana, nei romanzi e, appunto, nei film. Nulla di nuovo o strano dunque: al massimo un riciclo o una rielaborazione ulteriore. Le band dovrebbero essere lasciate in pace così come sono lasciati in pace i cineasti, gli scrittori e i pittori, proprio perché non fanno nulla di più. Hanno solo scelto di dedicarsi a un certo tipo di tematiche a discapito di altre. “Hey Sergio Leone, troppi cowboy e rivoltelle nella tua filmografia! Quando si parla per bene anche delle falle del sistema?” … ma per favore! P.S: sono pienamente consapevole che gli approcci al testo nel death metal possano essere più variegati e che, talvolta, la morte abbia significati più “profondi” che necessitano di essere interpretati. Ma ciò non toglie che su 1000 casi di questo tipo ce ne siano 100000000000000 che confermano la mia tesi. Facciamocene una ragione, che non c’è nulla di male! E di certo, se proprio volessimo far cambiare idea a qualcuno sull’impegno che c’è dietro al death metal, partire da quellopolitico di una manciata di band sarebbe un autogoal bello e buono ;). Io, quanto meno, mi metterei a ridere!

Chi ascolta death metal di solito abbraccia anche un immaginario fatto di maschere e divise. C'è il rischio che certe proposte perdano la loro spontaneità per venire incontro alle esigenze, anche estetiche dell'appassionato?

Nella popular music in generale la componente visuale è parte integrante della performance: la rafforza e la consolida. Penso che ognuno abbia il diritto di scegliere le modalità che gli/le permettono di comunicare al meglio la propria arte. Maschere, uniformi total black o “mulinelli” di headbanging coordinati: si tratta pur sempre di attirare su di sé lo sguardo del pubblico.

In Italia com'è la scena death? Ci sono peculiarità particolari e quali sono le band di riferimento?

In Italia ci sono un sacco di band che mi piacciono e musicisti strepitosi. Sicuramente siamo ancora più famosi per la pizza, ma abbiamo anche gli Antropofagus, gli Hideous Divinity, i Fleshgod Apocalypse, gli Electrocution, gli Hour of Penance, Gabriele Gramaglia e tutti i suoi progetti, i Subhuman e tanti altri...


Per chi volesse tenersi aggiornato quali sono siti e riviste di riferimento?

Nel terzo capitolo della mia tesi ho lavorato statisticamente su un corpus di 90 recensioni per capire con quale tipo di terminologia i fans si riferiscono più frequentemente alla heavyness del death metal, andando poi a verificare il grado di coerenza con cui certi termini possano effettivamente rispecchiare certe proprietà e strutture puramente sonore/musicali. A tal proposito, mi è stato utile consultare metal-archives.com, rockandmetalinmyblood.com, metallized.it, metalitalia.com, metal.it, debaser.it, metallus.it, truemetal.it, hardsounds.it, chroniclesofchaos.com, rockline.it, sputnikmusic.com, angrymetalguy.com, suonidistortimagazine.com

Questo libro è stato anche una tesi di laurea. Com'è stato discuterla di fronte a una commissione che non credo composta da fan degli Slayer?

Credimi: i musicologi competenti hanno una curiosità e un’apertura mentale che raramente ho trovato in altri contesti dove la gente, tecnicamente, dovrebbe essere più “aperta” a parlare di certe tematiche.

Per chiudere diamo tutti i riferimenti per acquistare il libro e partecipare al crowdfunding.

Il libro può essere pre-ordinato a https://www.produzionidalbasso.com/project/produrre-l-impatto-
il-libro-ideale-per-una-comprensione-approfondita-del-death-metal/. C’è ancora una ventina di giorni di tempo e tanti ottimi bundle che spero possano essere interessanti. Ringrazio di cuore chiunque deciderà di supportare il progetto! Ovviamente lo/la ringrazio anche per aver letto l’intervista fino in fondo. Non sono molto bravo a chiudere chiacchierate di questo tipo, quindi passo la palla a voi!

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