martedì 5 gennaio 2021

IL PRIVILEGIO DELL' ANALOGICO E LO SQUALLORE DEL DIGITALE // C'ERA UNA VOLTA IL NEGOZIO DI DISCHI - TESTO DI MAURIZIO CASTAGNA



Credo di far parte di quella più o meno ristretta cerchia di persone che devono a "rock e i suoi fratelli" il fatto di averle salvato la vita più o meno diverse volte nel corso della propria esistenza. Il "Negozio di dischi" è stato per anni il punto di riferimento soprattutto per chi viveva la musica dalla provincia, lontano dalle scene e dai locali "importanti". Avere un luogo fisico dove venire a contatto con quel gruppo che era "passato" in radio (quelle poche che non si limitavano a dediche su brani da classifica dalla mattina alla sera) o quel cantante di cui tanto parlavano "Ciao 2001", "Rockstar" o qualche fanzine allora reperibile solo in formato cartaceo, era un piccolo rifugio dallo squallore (allora pensavamo fosse squallore e non ci rendevamo conto del privilegio di vivere in analogico perché ignoravamo le conseguenze del digitale) di una provincia da cui tutti avrebbero voluto scappare. Si andava a letto dopo Carosello, la musica in tv andava la domenica pomeriggio ("Discoring") e le poche radio libere, ma libere veramente, dopo una certa ora iniziavano a diventare il paradiso dei sogni di ogni appassionato ("Stereonotte", Radio Rai, "Il popolo del Blues", Radio Pop, giusto per fare due esempi). Nel frattempo la società è diventata liquida, i rapporti umani liquidi e soprattutto la musica è diventata liquida. Sentire oggi il dj di turno citare gli streaming o le visualizzazioni su youtube per dare valore e "spessore" a un artista è un colpo al cuore per chi ha passato metà della propria esistenza con un vinile in mano. Ma i tempi cambiano e viviamo nell'era della globalizzazione, del populismo becero e ignorante per cui perchè scandalizzarsi del numero di visulizzazioni - followers - like come metro di giudizio per valutare un artista?. Nella musica mi sono sempre posto come ascoltatore, come "allievo" a cui piace imparare da quelli che ne sanno più di lui. Ernesto De Pascale, Carlo Massarini, Rupert, hanno "guidato all'ascolto ragionato" migliaia di persone come me, affamate di musica e emozioni. Ogni volta che apro Facebook penso sempre a quanti si permettono di scrivere, pontificare e dare giudizi su artisti o band ostentando una cultura musicale a base di quantità più che di qualità. E' un fiorire di critici musicali in ciabatte che quasi sempre non riescono a scrivere qualcosa che non sia la somma di due tweet per una platea che non riesce ad andare oltre la terza riga di un articolo. Credo che tornare a saper ascoltare, meno ma meglio, sia l'atteggiamento giusto per continuare a godere dell'arte in tutte le sue forme e per privare il web di quella mole di spazzatura sotto forma di tweet o post prodotta solo con l'intento di riempire la nostra testa di forma e privarla sempre più di sostanza.




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