Caro Billy Corgan,
stima e affetto nei tuoi confronti ,soprattutto per quello che ci hai dato come musicista con gli Smashing(un po' meno come scrittore ma non si puo' eccellere in tutto nella vita..)ma permettimi di criticare il tuo punto di vista sulla scena indie partendo dal fatto che la scena americana e quella italiana hanno sicuramente più differenze che punti di contatto.
Siamo negli anni zero,anni in cui internet ha mutato l'approccio alla musica e il modo in cui ci si confronta e si interagisce con essa.
Essendo coetanei (ok,tu primi del 67 io fine 66.. ma ho mantenuto qualche capello in più:)ricorderai le belle passeggiate nelle edicole per comprare NME o Rockstar e le prime pagine sfogliate che erano quelle delle recensioni per capire cosa ascoltare (all'epoca non c'era internet ma avevamo John Peel e Stereonotte e i dischi in vinile).
Riviste che sono scomparse(almeno dal punto di vista dell'influenza sulla scena musicale,se non proprio,in molti casi,fisicamente) ,schiacciate dalla rete,dai social network e incapaci(a parte il Mucchio,Blow Up e poche altre) di proporre qualcosa di nuovo e concorrenziale ai contenuti gratuiti e infiniti di internet.
Tu dici che siti come Pitchfork fanno il male della scena indie e dettano codici a cui si è costretti ad adeguarsi.
Forse è vero, e sicuramente un sito di grande successo puo' fare questo,così come la tv puo' rendere superstar una comparsa che fa cover in un programma di Carlo Conti e Luciana Littizetto una scrittrice che parla delle mutande sporche lasciate per terra in bagno.
Ma tu credi che ai tuoi (ai nostri..) vecchi tempi fosse davvero così diverso?
Davvero apparire su Nme o Melody Maker in prima pagina o,in Italia,su Rockstar e Ciao 2001, provocava reazioni così diverse rispetto ad apparire su Pitchfork oggi?
Forse gli Smashing Pumpkins avrebbero avuto la notorietà(che meritano)senza le apparizioni televisive ,le interviste,le foto che hanno creato il mito e l'icona Billy Corgan?
Ogni epoca ha i suoi riferimenti culturali e i propri siti di riferimento ma credo che oggi più di ieri ,almeno in campo indie,la qualità sia importante come una buona immagine: non basta una finestrella su rockit per fare di un depresso che suona la chiatarra in camera da letto una rockstar(anche se ha mille cliccate su youtube..).
Sulla non politicizzazione del movimento indie credo ci sia da fare una riflessione più approfondita.
L'ascoltatore/ice indie,secondo me, è una persona che tendenzialmente ha idee politiche ben chiare che la collocano in un limbo in cui non si identifica con la destra ma neppure con certi salotti di sinistra(dove i direttori artistici sono Serena Dandini e Fabio Fazio e un rutto di Capossela non è più un rutto ma un argomento di discussione a "che tempo che fa"..) e certi movimenti di ultra sinistra dove vige la regola del "meno siamo meglio stiamo"(Ricordi Orwell? "Tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali di altri..").
La retorica tanto cara a certi idoli che si presentano coi pugni chiusi su un palco e poi ripartono con le mani in tasca piene di soldi e sgommano col suv in faccia alle Panda dei loro fan fa ancora comodo a parecchi ma è rifiutata in pieno dalla scena indie(ti parlo di quella italiana).
Persone come gli Afterhours,Verdena,Vasco Brondi,solo per citarne alcuni,ma anche Caparezza(si ,proprio lui) e il Teatro,hanno chiarissimo da che parte stare(certamente non a destra)e potrebbero benissimo fare un po'più di retorica "di circostanza"(chiamiamola così...) per accattivarsi qualche fan politicizzato in più ma preferiscono raccontare le loro storie senza bandiere e senza il filtro della politica,finendo per essere più efficaci .
Qualcuno negli ultimi anni ha raccontato e cantato la Resistenza meglio di "Compagna Teresa"del Teatro?
Il dissenso c'è .
Certamente non è così manifesto ed esplicito come negli anni 70(altri tempi,altra gente,altro proletariato ma non è detto fosse migliore..) ma la musica oggi ha capito che non puo' cambiare il mondo ma,al massimo, fare da colonna sonora ai turbamenti di una generazione che non ha "più santi nè eroi".
C'è più politica che arriva al cuore in due dischi di Vasco Brondi che negli ultimi due anni di discorsi pubblici di Niki Vendola e Matteo Renzi messi insieme..Maurizio
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