Ieri sera un acuto mal di denti non mi faceva dormire. Sono quindi
stata a parlare con un nuovo amico per gran parte della notte. Mi piace
chiacchierare di notte, il rumore della ventola del pc è scandito dal russare
della mia compagna di letto, Kim, un bellissimo incrocio tra uno yorkshire e un
pechinese.
Beh, insomma, ci siamo messi a chiacchierare di musica. Io portavo il
mio solito vessillo di musica italiana. Sono stata battuta clamorosamente, dato
che il terreno di gioco era il punk, ma mi sono difesa con i denti e con le
unghie. Soprattutto, ho usato gli effetti speciali: Gli Smegma Riot
Avete mai sentito parlare degli Smegma?
Uno Smegma l’ho conosciuto di persona, e fidatevi, sono dei geni. Geni
estremamente incompresi, ma pur sempre geni. Ora magari dovrei approfondire il
mio particolarissimo significato del termine ‘geni’ che nelle altre persone,
spesso, coincide con ‘fancazzisti che riescono a cavarsela, bene o male’ ma si
cadrebbe in un discorso ben più lungo e tortuoso. Allora, arriviamo al punto:
gli Smegma Riot.
Il gruppo, fondamentalmente dovrebbe nascere verso il 2005, o giù di
lì, in Cina.
Sì, in Cina. Perché in Cina? Perché sono dei folli completi. Io però
non me la sento di farvi la biografia di un gruppo che trovate scritta
magistralmente qui, quindi arrivo dove possono arrivare le mie umili capacità: cerco di farvi
capire quanto siano geniali.
Il fatto è questo, gli Smegma, fondamentalmente, in Cina si sono
“spacciati” per il maggiore gruppo punk italiano, come dire i CCCP del buon
vecchio Zio Lindo. E hanno spaccato – nei limiti – ma hanno spaccato. In Cina
la scena punk è triste e i concerti sono pochi, ma loro con una buona dose di
facciacomeilculo, dote indispensabile, un cantante stonato e l’altro fuori
tempo, ma musicisti notevoli, hanno dimostrato che il punk non è qualcosa di
altro da te, non è qualcosa di alieno al soggetto, noi tutti, dentro, siamo
punk. Un sacco punk. Tutti. Per questo, a mio modesto avviso, tutti devono
essere fan sfegatati degli Smegma. Gli “Stalloni Italiani”. E io vi consiglio
vivamente di ascoltarli qui per capire di cosa sto parlando. Perché le parole non riescono a dire tutto.
O meglio, io non le so usare così bene.
Uno dei due cantanti, quello stonato per l’esattezza, ha scritto un
libro che ho avuto l’onore e l’onere di leggere. Scrive molto meglio di come
canta (che poi, non che ci volesse molto, potrebbe dire chiunque, ma questa è
un’altra storia) e lo consiglio a tutti voi. È un bignami di Cina e di punk, di
tuffi al cuore della gioventù CCCP (che, spero, tutti noi abbiamo avuto) e
sbronze clamorose, birre calde e robe da mangiare assurde, discoteche e pub,
concerti e vita, viaggi e abbordaggi improbabili. Racconta del difficile
compito di essere una star, sesso, alcool, cattive abitudini, sigarette e
musica. Ecco, non ricade mai nella banalità o nei luoghi comuni, o meglio, li
sviscera dall’interno. Entra nel pieno del problema, che sia un concetto, un concerto,
un’emorroide o una caccola gigante tra le dita che non ti permette di provarci
con una ragazza stupenda. Il libro si intitola “Punk road in Cina” e lo potete comodamente acquistare da qua.
A Lucio (il cantante stonato di cui sopra) una ragazza, alla
presentazione di questo libro al circolo Arci La CasaMatta di Massa, tempo fa, chiese:
“suonerete anche in Italia,o comunque, al di fuori della Cina?”
La risposta è stata: “Tu lo conosci Elvis? Elvis Presley, dico. Ecco,
lui non ha mai cantato fuori dall’America, ma tutti lo conoscono. Noi faremo la
stessa cosa. Però in Cina.”
Sì, ecco, gli Smegma Riot sono questi. Loro si definiscono un gruppo
di perditempo, invece no, sono dei geni maledetti. Geni senza se e senza ma.
Sono sfacciatamente orgogliosi dei loro progetti, autoreferenziali e si sentono
dei fighi clamorosi. Qualcuno potrebbe obiettare che non concludano un cazzo.
Ma, io dico, il punk non era morto, già da tempo? Ecco, finché c’è gente così,
beh ‘sticazzi, il punk rinasce, rivive di luce propria.
Lunga vita agli Smegma Riot.
Flavia |
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