lunedì 10 febbraio 2025

#DIAMANTINASCOSTI - IL GRAN BALLO IN MASCHERA DEI MALATI IMMAGINARI - RECENSIONE A CURA DI LUCA STRA



I Malati immaginari, duo abruzzese formato da Dario e Laura, sono uno di quei frutti buoni che sono riusciti a sopravvivere anche in quell’eterna notte degli anni del Covid. Infatti la spinta decisiva è nata, a fine 2019, proprio dalla pandemia e dal desiderio di trovare una terapia efficace per contrastare la propria ipocondria. Che poi, erroneamente, il sentire comune classifica come malattia, mentre è uno stato dell’essere umano molto diffuso. “In Italia si calcola che siamo in 9 milioni di ipocondriaci” ci ha fatto notare Dario nell’intervista che ci ha concesso. L’esorcismo della musica dei Malati immaginari nasce da un sentire comune che rende Dario e Laura due partner artistici perfettamente coesistenti. Anzi, a dire il vero, due metà di una persona sola. Ed è quanto traspare guardando le maschere degli inizi della loro carriera, due maschere bianche che coprono specularmente metà del viso dei musicisti. Convintamente indipendenti e autoprodotti anche grazie al crowdfounding, i due artisti sono riusciti, nell’arco di poco più di 6 anni a portare la loro musica fuori dai confini dell’Abruzzo arrivando anche alla Finale di Sanremo Rock 2022 al Teatro Ariston con “Non passa più”, pezzo di gran presa sia dal punto di vista melodico che di qualità dal punto di vista sonoro. La matrice non è una sola, la loro musica è stata etichettata a volte come darkwave, altre volte come electropop, ma in verità ad un ascolto più approfondito rivela una tavolozza di colori decisamente più ampia e con sfumature spesso imprevedibili. Avendo avuto l’occasione di vederli in azione live recentemente al Blah Blah di Torino come gruppo spalla dei Meganoidi, la foto più vivida che mi hanno lasciato è quella di un contrasto ben calibrato tra il calore di testi e musiche dominate dal synth, dal basso di Dario e dalle percussioni di Laura e la postura quasi immobile sul palco. Incuriosito ho chiesto il perché, l’intenzione dietro l'atteggiamento esteriore e Dario ha spiegato che, in realtà, l’immobilità è dovuta alla concentrazione nel produrre i suoni giusti. “Non usiamo mai basi preconfezionate nei concerti”. Ammirevolmente, direi, dato l’attuale stato comatoso della musica in Italia e non solo, con il pubblico ormai assuefatto a qualsiasi proposta dando pari dignità alla musica di sottofondo sugli ascensori degli alberghi di lusso e ai concerti dal vivo. Se pensiamo che nel 1990, 35 anni fa, il duo franco tedesco dei Milli Vanilli fu accusato di cantare in playback e per questo bandito da un pubblico indignato, ci rendiamo conto di quale basso livello abbia toccato oggi la musica e la sensibilità delle persone. 

Tornando all’aspetto strettamente musicale dei Malati Immaginari concentriamoci sull’ultimo nato, ovvero l’EP autoprodotto “Emostatico”. Il brano d’apertura “Ti prendo in braccio” ha il pregio di un crescendo graduale che, con l’ingresso delle percussioni, alza l’asticella di parecchio. Per quanto riguarda il testo il verso che sembra, a giudizio di chi scrive, condensare al meglio l’essenza del brano è “Tu, tu sei pazza perché, ti proteggi dal mondo che ti protegge da me”. Quante volte dovremmo dircelo quando restiamo invischiati in relazioni malate da cui non riusciamo, o forse non vogliamo, liberarci. Il secondo pezzo dell’EP, “I love you” è espressione di un’altra delle molte sfaccettature della band. Si tratta, in questo caso, di un pezzo di vera vita vissuta, quel qualcosa di personale che tutti i grandi gruppi hanno messo nei brani spesso più iconici del proprio repertorio. Il grido “I love you” di Dario sul ritornello è un urlo disperato, un tentativo estremo di tornare in contatto con qualcuno o qualcosa. L’uomo riconosce la vecchia Smart della propria ex compagna e la rincorre a piedi pur sapendo di non avere nessuna chance di raggiungerla. Nella successiva “Malata immaginaria”, canzone inevitabilmente feticcio della band, quel verso “Anche un diamante non è per sempre” dà il senso dell’eterno mutamento delle nostre esistenze, del nostro concepirci come persone. La qualità dei Malati Immaginari ha consentito loro, anche grazie al supporto di una buona agenzia di promoters, di esibirsi in tutta Italia con ben 180 concerti in pochi anni e, presto, li vedrà tornare con un nuovo EP e un tour che ci stupirà ancora una volta. Ma di questo si dirà quando sarà tempo. Per ora abbiamo nelle orecchie e nei cuori quello che I Malati immaginari hanno saputo trasmetterci e siamo convinti che la loro strada, pur non facile, li porterà lontano.


VOTO: 7 E MEZZO

CONSIGLIATO A CHI ASCOLTA: THE CURE, DEPECHE MODE, SIOUXIE AND THE BANSHEES.

 

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