Da sempre Riserva Indie si batte perchè la musica non perda quell'immaginario insostituibile dato dalla possibilità di ascoltare un disco e di "viverlo" nella sua fisicità. Con la graduale scomparsa dei negozi di dischi, e Dio salvi gli ultimi rimasti in tutto lo stivale, ben venga l'iniziativa de La Distro, costola della storica In Your Eyes Ezine, di creare una piattaforma, aperta a tutti, in cui distribuire tutto quello che ruota intorno alla musica, sia esso un disco, una fanzine o un gadget. Abbiamo parlato del progetto con il responsabile Fabio.
Ciao Fabio, e bentornato su Riserva Indie. Parliamo del progetto La Distro. Come nasce e soprattutto di cosa si tratta.
La Distro, nasce da un confronto a tre voci a margine della gestione di una netlabel e di una webzine e soprattutto partendo da un background articolato nella musica underground a partire dalla seconda parte degli anni 90. Siamo cresciuti con lo spirito e la pratica del do it yourself di scuola hardcore e per certi versi la stiamo portando avanti in altro, probabilmente anche nel modus operandi de La Distro. Il modello che abbiamo in testa per questo progetto sono un po’ le indies (etichette) nate in quel periodo, che curavano per quanto possibile ogni aspetto della produzione di un disco e dove si sentiva un po’ il senso di coesione con le band… E’ chiaro che sono passati 20 anni ed il mondo della musica è radicalmente cambiato, però sentiamo che regni principalmente la frammentazione. Il digitale ha aperto i mercati, ma in tema di sostentamento non è stata così benefica. La discografia tradizionale soffre da molti anni, è ora legata al concetto di feticcio ed oggetto, il numero di copie vendute corrisponde a quello che un tempo erano le edizioni limitate, ma vendute per 2 soldi… Crediamo ancora nella forza dell’underground come luogo in cui sperimentare, plasmare, delineare nuovi linguaggi… e noi lo identifichiamo con le etichette discografiche. La Distro vuole essere di supporto a tutto questo, aggregandole in unico catalogo online i dischi, le cassette, i cd: formati che nel contesto di una piccola etichetta hanno un valore economico ben delineato rispetto ai ritorni dai Digital Service Provider. Abbiamo inoltre una sfida un po’ più grande, cioè che la Distro possa diventare un luogo (virtuale, per ora) di incontro tra le etichette ed anche con il pubblico, in una prospettiva orizzontale di confronto e collaborazione. Gli strumenti tecnologici del digitale ci permettono di poter collaborare, sperimentare e sviluppare. Sarà una sfida perché le dinamiche della collaborazione vanno sviluppate all’interno di in terreno fertile e per vissuto posso dire che lo sono nel mondo della prototipazione e dell’open source (che ha delle assonanze con il modus operandi del do it yourself). Sul versante delle etichette discografiche, la fertilità la sperimenteremo nei prossimi mesi.
La Distro si pone come uno spazio virtuale che prende un po' il posto del caro vecchio e indimenticabile negozio di dischi. Vinili, cassette, cd. è una scelta di campo quella di lasciar fuori tutto il mondo di musica "liquida" che ci circonda?
E’ una scelta di campo, perché crediamo che il formato fisico sia ancora prevalente tra le etichette legate all’underground e la vendita dei dischi da un ritorno più sostanziale rispetto alle piattaforme di streaming. Il digitale ha un ecosistema che funziona, ci sono centinaia di piattaforme e molte di esse sono funzionali per le etichette, Bandcamp ne è il caso migliore, secondo me.
Oltre ai supporti musicali nella vostra vetrina vedo anche uno spazio dedicato alle vecchie e care fanzine che oggi, soprattutto in maniera virtuale, continuano a esistere. C'è ancora bisogno oggi di queste produzioni dal basso o la facilità di ascolto della musica sul web ha tolto la voglia di "leggere di musica"?
Le fanzine, sono per noi identificative dell’underground, inteso come una rete di appassionati: lettori e creatori. Inoltre, le nostre prime esperienze con la musica furono legate alla produzione di fanzine, con le quali ci siamo creati una rete di relazioni sociali e musicali, molto forte. Alcuni di noi, sono poi passati a fare webzine, ma come per molti altri aspetti della rete di oggi (Internet) c’è molta dispersione e spesso i contenuti sono più di marketing che reali… il mondo delle fanzine ci ha insegnato l’ingenua passione nello scrivere di un disco o nel delirio di farsi ore ed ore di treno per andare ad intervistare una band. Non so dirti se ci sia ancora necessità di leggere di musica… a guardare come funzioni oggi la fruizione delle informazioni in generale, ti direi di no. Penso che la lettura sia uno dei nutrimenti essenziali e trovo molto piacevole leggere pezzi ben scritti sul tale musicista o sulla genesi di un determinato disco.
C'è un pubblico preciso a cui vi rivolgete o la vostra "VETRINA" è aperta a qualsiasi genere musicale?
Ci rivolgiamo a chi ascolta la musica tramite il formato tradizionale, che include appassionati di determinati generi musicali, probabilmente in età adulta. Allo stesso tempo, vedo i più giovani come omnivori (grazie allo streaming) di generi e di epoche differenti della dicografia, molto più che in passato. Ed anche i generi attuali sono una commistione multiculturale di diverse forme musicali e tutto ciò ci fa pensare che oggi ci sia molta più apertura rispetto ad un tempo. Il lavoro che dovremmo fare, sarà quello di poter avere in catalogo etichette che propongono generi diversi tra loro perché vorremmo assecondare un’interscambio tra l’underground ed il resto dei piani musicali.
Oltre alla musica c'è anche tutto un mondo "sommerso" di cinematografia ed editoria indipendente a cui spesso manca una "vetrina" per essere conosciuto. Pensate di orientarvi anche verso il cinema e i libri oltre che la musica?
Si in linea di massima. Vorremmo iniziare dai territori confinanti con la musica: poster art, serigrafia, merchandising. Non ci poniamo particolari limiti, se non quelli dati dal fatto che siamo in tre, che abbiamo anche altri lavori e che vogliamo muoverci a piccoli passi, dal basso.
I costi per entrare sulla vostra piattaforma sono davvero minimi. In giro ci sono persone che non si fanno scrupoli di chiedere cifre rilevanti per una recensione o per uno spazio su un sito. Avete dei paletti di qualità o dei limiti riguardo l'accesso alla vostra piattaforma?
Il progetto parte dal basso, da una riflessione comune scaturita dal lockdown che ha bloccato la musica dal vivo che per buona parte dei musicisti è la prima fonte di sostentamento. La vendita dei dischi può essere d’aiuto? Noi, ci proviamo ad essere d’aiuto. Vogliamo ragionare assieme alle etichette, sperimentare e valutare quello che si sta facendo ed è questo il motivo della quota così bassa di adesione, almeno per ora. Ci proviamo, mettiamoci in gioco tutti, perché così non funziona… A tempo debito faremo le valutazioni sulla sostenibilità del progetto. Il tempo che stiamo vivendo ora è di sospensione, non di pausa e per quanto possibile c’è la libertà di provare a delineare dinamiche un po’ diverse dallo status quo. L’accesso alla piattaforma è vincolata alle etichette discografiche che producono dischi con la necessaria cura, è aperta anche ai collettivi musicali, intesi come aggregati di persone / musicisti che si muovono insieme. Cerchiamo di fare una ricerca nella qualità della proposta musicale, ma non è conditio sine qua non, perché non vogliamo interferire troppo in merito di gusti musicali.
Con il covid un "mondo di mezzo" musicale è in piena crisi. Promoter, locali, artisti indipendenti vivono sulla loro pelle il fatto di non potersi esibire e tutta la filiera musicale vive il dramma del non poter lavorare. Pensate che finito questo momento si tornerà a una normalità accettabile anche dal punto di vista economico?
Si ripartirà, ma non so quanti resisteranno nel frattempo. Quel che verrà dipenderà anche dalle azioni che si stanno facendo ora. Vedo molta attività in molti ambiti e su più tavoli, si è creata una riflessione interna sullo status quo de sistema musica e sono state poste una serie di legittime istanze verso le istituzioni. Il mondo della musica che ho vissuto sinora ha pochi spazi di sussistenza, se vogliamo andare oltre il concetto della passione. Non abbiamo certezza del futuro, ma credo sia utile per noi stessi, porci delle domande, mettere in discussione e cercare di essere pronti. Il mondo della musica in generale in termini economici non è diverso da altre attività produttive, delle quali è già chiaro che torneranno alla proprio normalità appena potranno...
Grazie per la vostra attenzione e prima di chiudere facciamo un riepilogo con tutti i contatti per interagire con voi e con la Distro.
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