lunedì 2 dicembre 2013

Gogol Bordello live all'Astra Kulturhaus di Berlino 22-11-2013 // Recensione e Video di Maurizio

Difficile immaginare di poter racchiudere la carica di una band come i Gogol Bordello nelle ristrettezze di un cd o in una più comoda e sfavillante edizione extra lusso in vinile con rifiniture dorate e copertina in pelle umana(per tacere del"liquame"in mp3..).Certa musica nasce e vive per essere suonata dal vivo possibilmente con un bel po' di gente sotto al palco che salta,beve,balla(non necessariamente in questo ordine) e probabilmente riconosce a malapena i pezzi l'uno dall'altro,non certo per essere"goduta"in tribuna come sottofondo tra l'aggiornamento di uno status su facebook e uno su twitter.Pochi gruppi al mondo hanno  un "firestarter" con due brani come "We Raise Again" e "Not a Crime"(e come accendino un violino come quello di Sergey Ryabtsev).
 
Impossibile star fermi con un inizio del genere,impossibile non farsi trascinare nella danza,nel pogo(misurato,siamo pur sempre a Berlino e non in certi club-porcile italioti..)della platea.Eugene Hutz è il gran cerimoniere di una festa che ha pochi,pochissimi cali di tensione nell'arco del live act e la piccola pausa acustica(breve ma intensa : chitarra,voce,vino e baffoni) che arriva a metà concerto è dovuta più ai problemi del basso dell'etiope Thomas Tommy T'Gobena(da Eugene ribatezzato Mike Tyson)che dall'esigenza di rifiatare per aver dato troppo."Break The Spell","Last One Goes The Hope"e "Malandrino"(splendida)tra i brani suonati e "sudati" in una scaletta improntata sull'ultimo "Pura Vida Conspirancy"che dal vivo ha un impatto ben diverso e devastante rispetto all'ascolto nel tinello di casa o(peggio) nelle cuffiette attaccate al telefono con l'applicazione di Spotify attiva..
 
Energia allo stato puro per un gruppo che oltre a Eugene e Sergey offre musicisti di altissimo livello e seconde e terze voci d'assalto(per tacere su certi completini ristretti delle seconde voci femminili..).Pubblico delle grandi occasioni(sold out)all'Astra Kulturhaus con tanta voglia di divertirsi e il sorriso sulle labbra(capita mai in italia di sentir dire scusa da uno che esagera un po' col pogo?).Menzione e lode per la band che ha aperto la serata.Si chiamano Man Man, vengono da Philadelphia e si presentano sul palco come fossero(solo a livello d'immagine s'intende,questi suonano davvero..) i fratelli minori dei Tre Allegri Ragazzi Morti: senza maschera ma con una divisa nera con uno scheletro disegnato sopra.Mi hanno ricordato molto i Devo per il loro approccio on stage ma le contaminazioni musicali sono davvero molto varie e rendono il loro suono difficilmente catalogabile ma piacevolissimo all'ascolto.Sentiremo sicuramente parlare di loro.

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