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Luglio 2012, diluvio universale. Parto da Arconate alla ricerca di un
paese chiamato Gazzada Schianno (ebbene sì, esiste). Demoralizzata a
causa del maltempo ma elettrizzata all’idea di ascoltare due band che
hanno letteralmente monopolizzato il mio IPod: Lo Stato Sociale e gli
Ex-Otago, sul palco del GaSch Musical Festival.
Arrivata
al Parco di Villa De Strens la pioggia ha lasciato il posto a enormi
pozzanghere di fango che ho affrontato con audacia accompagnata dai miei
sandaletti estivi. La location è davvero splendida, e il pollo è da
provare!
Passano
i minuti, le ore, il pubblico sotto al palco è ancora poco ma
irrequieto, aspetta con ansia che salga sul palco Lo Stato Sociale che
si fa attendere.
Ma
finalmente arrivano, con tutta la loro energia e simpatia. Saltellano,
sorridono, bevono e il pubblico inizia a diversirsi da subito, me
compresa.
A
volte sento persone dire “Io odio Lo Stato Sociale, hanno dei suoni
orribili”... beh, dopo questo concerto sarò più comprensiva nei loro
confronti. In effetti i suoni non erano molto curati, ma penso che
faccia parte del loro stile, un po’ cazzone e anticonformista, sembra
che a loro non freghi niente della musica o di qualsiasi altra cosa, a
parte il divertirsi e far divertire chi li ascolta. E con me ci sono
riusciti.
Li
ho trovati spassosi, molto “free”, i testi delle loro canzoni
sembrano parlare di nulla, invece dentro ci puoi trovare la politica, il
capitalismo, il “mainstream”, (persino il pentapartito!) temi che riescono ad esaltare e dissacrare grazie alla
loro ironia e sfacciataggine.
Ma
torniamo al concerto: si inizia con i synth di Kekko ed Enrico che
iniziano a scaldarsi con i suoni elettrici e psichedelici di Ladro di Cuori col bruco.
Lodo, scatenato, salta sul palco e coinvolge il pubblico nelle maniere
più impensabili: mima le canzoni, duetta con sé stesso imitando la voce
di una ragazza in Amore ai tempi dell’Ikea che ripete costantemente “Non
ti amo, però forse ti cercherò quando avrò bisogno di una scatola”. Le
gag sul palco sono continue, e mi ricordano i teatrini dell’assurdo:
scambi di battute, coreografie e
monologhi, e tutto questo è completamente senza senso.
Sembra
che la musica per Lo Stato Sociale sia un pretesto per stare insieme,
un modo per esprimere pensieri, emozioni e situazioni, e soprattutto per
divertirsi, per questo non si prendono troppo sul serio. Sono amici, e l'amicizia forse è l’unica cosa seria, nella
vita come sul palco. Quando suonano sono loro stessi, questa è per
loro la regola numero.
Fanno
canzoni che parlano di pensieri e circostanze quotidiani: depressioni
esistenziali, voglia di scappare e risolvere i problemi, citano Montale e
altri grandi, parlano d’amore e di tristezza.
Altro momento di rilievo durante il live lo stage diving senza folla, direttamente on the floor di Albi, annunciato come gesto scaramantico!
Abbiamo vinto la guerra
parte quasi all’improvviso, con i suoi bassi profondi e gli
immancabili teatrini sul palco. Mi guardo un po’ attorno per vedere
come sta reagendo il pubblico e mi accorgo che le persone cantano a
memoria tutte le canzoni e le ragazze non smettevano di fissare Lodo
commentando a squarciagola la sua “figaggine” (alla quale, lo ammetto,
nemmeno io sono immune).
Le canzoni si susseguono: Pop, la splendida Cromosomi, e poi il singolo Sono così indie che ha fatto scatenare tutto il pubblico facendo partire un pogo improvviso in cui mi sono trovata immischiata.
Conclusione del concerto con un brano in playback Quello che le donne dicono
accompagnato da un ridicolo balletto stile villaggio vacanze eseguito
letteralmente in mezzo a noi e con noi. Questa canzone, che un po’ di
ricorda la Nord Sud Ovest Est
dei miei amati 883 con un pizzico di Lambada, ha fatto ballare tutto il
pubblico con coreografia che avrebbe potuto competere con quelle dei ballerini di
Amici di Maria de Filippi!
Insomma, il concerto è stato spassoso e coinvolgente. La serata continua con gli Ex-Otago, ma questa è un’altra storia.
Testo e foto di Marti in the sky
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