domenica 15 agosto 2021

I CONCERTI AL TEMPO DELLA PANDEMIA - CAPITOLO 3 #IWILLFOLLOW - IL DIARIO SEGRETO DELLA LEGGENDA - A CURA DI MARIALAURA CORREDI


Ecco a voi, lettori del blog di Riserva Indie, un nuovo estratto dal diario che un noto musicista attualmente in tour sta redigendo nel corso dei suoi spostamenti. Al solito, sono intervenuta sul testo inserendo gli omissis a tutela della privacy delle persone coinvolte e facendo editing sulla prosa traballante dell’autore.
Ps la .gif di copertina è tratta da Vinyl

Marialaura Corredi – Montecatini Terme – estate 2021


#3 – I will follow



Siamo ai piedi della rocca del castello omissis. Potrebbe essere un posto suggestivo, come si usa dire, se lo squallore non la facesse da padrone. Il mio concerto è inserito all’interno di una rassegna organizzata dal comune di omissis, paesotto nella campagna industrializzata appena fuori omissis. Il gusto dell’orrido di questi aristocratici che non si facevano problemi a edificare un castello, e magari pure a viverci, in una zona marcia e puzzolente di ciminiere e di sterco di animali, sfugge alla mia immaginazione. Tanto valeva venire a stare in periferia, magari vicino a un aeroporto, come nel mio caso. Solo che io non ho un castello né un titolo nobiliare. Sono solo una leggenda della musica, che per non vivere di stenti deve accettare ingaggi a cachet infimi in location altrettanto infime. Fatto sta che hanno tirato su questa specie d’accampamento, come se lo stessero assediando, il castello. Gran genialata, davvero. C’è l’area concerto, con qualche decina di sedie sparse nei pressi di una pedana alta due/tre centimetri che dovrò scalare quando inizierò a suonare. Tutt’intorno, stand di varia utilità, dai punti ristoro agli sponsor. Una delle responsabili dell’organizzazione mi sta accompagnando in lungo e in largo per il sito. Forse faceva la guida turistica prima che la pandemia la riducesse a questa penosa occupazione. “Ieri c’era omissis”, dico appallottolando un volantino che pubblicizza la manifestazione, che mi stava sventolando davanti alla faccia. “Quant’ha fatto?” Lei spara il numero degli ingressi, poi cincischia. Dice che molta gente viene sul tardi, appena uscita di pizzeria o dal cinema all’aperto, due attrazioni fenomenali che si trovano qui vicino, discorsi del genere. “A vedere me ci sarà molta più gente”, spergiuro, quindi mi accendo una sigaretta e mi allontano. In quest’angolo di morte non riescono nemmeno a riempire un concerto che già per sua natura si riempirebbe da sé, dato che le capienze per legge non sono quelle che puoi avere al centro commerciale. Eppure il festival istituzionale non ingrana. Poi si lamentano che non c’è nulla. Quasi quasi vado anch’io a vedermi un film all’arena estiva. Che disagio. In effetti, dopo il concerto c’è più movimento rispetto alla manica di disperati che si è seduta nella metà più lontana dei posti rispetto a dov’ero io a suonare. C’è addirittura un dj che mette musica a un volume bassissimo, come si fa di solito quando la serata sta per finire. Probabilmente è proprio così. Quindi non ho tanto tempo a disposizione. Mi infilo nello stand della libreria di quartiere. Non so di quale quartiere e nemmeno mi interessa approfondire. Ho adocchiato un libretto di poesie a me noto e prendo spunto da lì. “Sai, questo libro me lo regalò un mio fan dopo un concerto”, dico per rompere il ghiaccio con la donna che ho adocchiato ben prima del libretto di poesie, che pure adesso tengo in mano come un oggetto sacro. “Poveretto, lui poi si è suicidato, e da allora lo porto sempre con me questo libro…” Lei è scettica, per cui la convinco a seguirmi nel retropalco, dove da una borsa compare magicamente quello stesso volume che le avevo indicato poco prima.



Sul frontespizio c’è la dedica del tapino al suo idolo. Io in realtà non l’ho mai sopportato, aveva quel modo di fare invadente da effeminato che mi dava ai nervi, e lì per lì il libriccino stavo per tirarglielo dietro. Siccome più avanti anche lui a sua volta è diventato un poeta e un musicista (non certo al mio livello), ho sfruttato la cosa dopo che è morto, è una storia che fa abbastanza colpo sulle donne. Questa però è un osso duro, e mi porta via tutta la serata e parte della nottata prima di cedere al mio corteggiamento a suon di poesie e canzoni romantiche. D’altronde non ho di meglio da fare, fino al prossimo weekend non ho altri concerti programmati, se no avrei tagliato corto, ma che scherziamo? L’indomani mattina, ancora mezzo addormentato nel letto, inizia a entrarmi nelle orecchie una musichetta stucchevole. Mi rendo infine conto che proviene dal suo telefono. “Eravate forti in questo pezzo”, mi dice tutta euforica. “Se sapevo che suonavi ieri sera, venivo prima. Invece ho fatto la classica pizza con le colleghe e alla fine giusto per fare un giro siamo passate di lì praticamente per caso.” “Eh?”, biascico io. Ha messo su omissis, un successone di più di vent’anni fa degli omissis, il gruppo arcirivale di noi omissis, che commercializzando il proprio sound aveva sfondato nelle classifiche, mentre noialtri, duri e puri, siamo sempre rimasti una band di culto. “Stavi bene anche con questo taglio di capelli e questo look da cowboy”, rincara la dose. Credo di aver capito che è convinta d’essere andata a letto col chitarrista degli omissis. L’omonimia non ha aiutato a dissipare l’equivoco, ma dannazione, come ha fatto a scambiarmi per quel pallone gonfiato? Sono tutto intirizzito nonostante il sole mattutino stia entrando nella stanza. Ho voglia di alzarmi e ripartire a tutta velocità. Invece mi accendo una sigaretta.


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