domenica 8 febbraio 2015

Thegiornalisti live @ Veleno, Lucca 07/02/15 // Testo di Flavia



Ricordati di me di Venditti fa da apripista al concerto dei Thegiornalisti e mi fa ricordare gli ultimi anni del liceo, quando mi bombavo di Venditti (e Finardi, e altra gente così). Mentre mi abbandono a queste inutili considerazioni, l’atmosfera si fa intima e calda. 
Parte la base di Per lei e, ad uno ad uno, entrano sul palco i quattro Thegiornalisti.
Il concerto parte un po’ a rilento, con diversi problemi all'impianto che salta al secondo ballaballaballaballaballa.
Dall'inconveniente ne deriva una versione chitarra e voce di un paio di lune - delle sette - di Lucio Dalla. Quindi non è che ci si possa lamentare.
Una volta sistemati i problemi tecnici il concerto procede fluido, senza più intoppi. 
Si riparte da Balla e si continua in quel viaggio di immagini e richiami pop anni ’80 che si sono dimostrati il terreno più fertile per la band romana.
Io non esisto viene dedicata a tutti quelli che sono, erano e saranno innamorati. E non saranno mai cagati. È un inno alla necessità di solitudine mentale di chi è pungolato dal pensiero, che sia mera immaginazione o puro ricordo, di una persona che riesce a sminuire tutto dell’altro, perfino l’esistenza. Segue Autostrade umane ché “siamo uomini non tanto per il fatto che si muore / Ma perché usiamo le parole / Per comunicare”. Proteggi questo tuo ragazzo è cantata (verrebbe da dire recitata) come una vera supplica, in ginocchio, nel momento più struggente dell’intero concerto. Poi Aspetto che,  poi Mare Balotelli,  poi L’importanza del cielo e poi c'è anche lo spazio per la cover di Corso Trieste de I Cani, poi la canzone che davvero aspettavo: La fine dell’estate. Aspettavo di poter dire che “la mia malinconia è tutta colpa tua” prima in maniera distaccata, e immediatamente dopo poterlo ridire con tutta la rabbia che, invece, si porta dentro questa frase. Perché è inutile fare gli adulti, i disillusi, i duri, quando una persona riesce a renderti malinconico l’unica cosa che puoi fare è essere arrabbiato.
Il concerto si chiude con Promiscuità, Tommaso scende tra il pubblico e nonostante i tentativi di richiamare a sé almeno una rappresentanza del genere femminile (che pure si accalcava sotto il palco) si trova a cantare di un’orgia in mezzo a quattro uomini.


È stato tutto molto bello.

Testo di Flavia

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